Culturificio
pubblicato 9 anni fa in Letteratura

Citeride, un’eleganza proibita

Citeride, un’eleganza proibita

Citeride, un’eleganza proibita

Danzatrice, attrice, seduttrice, donna piuttosto famosa nella Roma di fine repubblica: il personaggio di cui vorrei parlarvi non è oggi molto conosciuto, nonostante si incontri più volte nelle fonti antiche in situazioni e momenti diversi…con nomi diversi.

Citeride o Volumnia, dal nome gentilizio del suo padrone, era una schiava attrice di mimo, forma di spettacolo particolarmente in voga presso il popolo romano, che univa danza recitazione e canto dai contenuti licenziosi.
La donna è oggetto delle animate critiche di Cicerone nelle Filippiche, orazioni pronunciate contro Marco Antonio; amante del triumviro veniva infatti da lui mantenuta, lo seguiva nei suoi viaggi e, presentata in pubblico come una moglie (nonostante questi fosse sposato) , le venivano tributati onori degni di una matrona rispettabile; precedeva nei cortei la madre dell’uomo,
era trasportata in lettiga e addirittura scortata dai littori (funzionari pubblici).

Non sappiamo nulla della provenienza della giovane, e neanche della sua formazione.
Notata dal suo padrone, presumibilmente per la sua straordinaria bellezza, qualità all’origine del nome “Citeride” ( Citerea era uno degli appellativi di Afrodite, dea dell’amore) che verrà ricordata da molti autori classici tra i quali Marziale e Ovidio, sin da giovanissima era stata probabilmente sottratta alle attività servili per essere addestrata alla danza e alla musica.
Crescendo divenne maestra nell’arte della seduzione conquistando insieme alla fama la libertà, ma conservò un debito di riconoscenza nei confronti del suo vecchio padrone ,Publio Volumnio Eutrapelo, del quale aveva preso il nome gentilizio.
Intratteneva i suoi ospiti con fascino e capacità artistiche. Grazie alle sue doti si affermò non come semplice meretrice, ma come una cortigiana particolarmente richiesta che ben presto cominciò a concedere i suoi favori solo a uomini di particolare importanza.

Tra gli amanti di Citeride spiccano Marco Giunio Bruto, futuro cesaricida, e il già citato Marco Antonio, che le si affezionò particolarmente. Nonostante per quest’ultimo il mantenere la donna fosse solo uno dei molti modi per dimostrare la sua ricchezza e liberalità, la giovane danzatrice non doveva essere soltanto un costoso accessorio: molto probabilmente istruita (era la norma per le intrattenitrici di una tale levatura) aveva una certa influenza sul triumviro, uomo dotato, al contrario di quello che vorrebbero farci credere le fonti avverse, di grande accortezza e acume.
Ciò è dimostrato dal comportamento di Cicerone che, in un momento di grande difficoltà, tenuto lontano da Roma e sotto stretta sorveglianza, chiese alla moglie Terenzia di intercedere per lui presso la mima.
La separazione dei due amanti apparve agli occhi dei romani come un vero e proprio divorzio, in virtù della fama dei due personaggi, della lunga durata del loro rapporto e degli enormi doni concessi alla donna.
La presenza di Volumnia Citeride caratterizza anche la biografia di un altro uomo di spicco nella vita politica di quel tempo: Gaio Cornelio Gallo, alleato e amico di Ottaviano. Investito da Augusto rivestì la carica di primo prefetto d’Egitto, e fu il primo governatore di rango equestre alla guida di una provincia (il ruolo era stato fino ad allora riservato al ceto senatorio).
Gallo fu autore di numerose liriche d’amore. Nei suoi quattro libri di elegie, andati perduti, canta la sua passione per Licoride, pseudonimo sotto cui celava l’identità della celebre artista.
L’amore per la donna non doveva essere solo finzione poetica: è Virgilio a testimoniarci la tristezza del suo caro amico in seguito all’abbandono da parte di lei.

A rendere la figura di Citeride ancora più interessante contribuisce l’assoluta mancanza di notizie sul suo conto dopo l’ ultimo amante, un anonimo generale dell’esercito con il quale le fonti dicono partì per le zone più remote dell’impero o forse addirittura oltre il confine.

Se questa fu una fuga d’amore o un mezzo per sfuggire alle costrizioni sociali che avevano caratterizzato tutta la sua vita e ad un clima che le sarebbe stato ben presto ostile (dopo la morte dei primi due amanti, famosi nemici del princeps, anche Gallo cadrà in disgrazia presso Augusto che promuoverà in seguito una politica di restaurazione dei valori morali) non ci è dato saperlo.

Il fascino di questa figura è paragonabile a quello della più nota amante di Catullo: Lesbia, resa famosa dai carmi del poeta e dall’acceso risentimento dello stesso Cicerone che, motivato dalla parentela della donna col tribuno Clodio suo nemico, la attacca violentemente per la sua spudoratezza.
Clodia, questo il suo vero nome, era una donna romana, una matrona dell’aristocrazia.
Citeride parte invece da una condizione svantaggiata e non sappiamo se la sua fu una scelta o se fu costretta dai vincoli sociali ai quali comunque riuscì a sottrarsi.
Certo è che le fonti, scarse se confrontate a quelle che ritraggono l’altra, delineano l’immagine di una donna almeno altrettanto interessante.
Non meno di Lesbia, Licoride affascina e intriga.

 

Articolo di Giulia Basili