Valeria Lattanzio
pubblicato 5 anni fa in Recensioni

Comportati da uomo

di Giovanni Battista Menzani

Comportati da uomo

Comportati da uomo”: una delle frasi più umilianti, offensive e sessiste che, da uomo, può accadere di dover subire. Sentenza formulare che sottintende pregiudizi terribili, idee dolorose e radicate. Un’espressione che viene sovente rivolta a chi esprime i propri sentimenti, a chi non si piega all’idea stereotipata del bruto o del macho, che spesso ha a che fare con la sfera affettiva, con quella artistica. Asserzione, insomma, che colpisce chiunque non rientri nel preconcetto malsano di virilità.

Per questo è importante che esistano libri come quello di Giovanni Battista Menzani, edito da LiberAria – casa editrice dalle proposte sempre innovative e interessanti, in ambito estero e italiano, che porta proprio il titolo “Comportati da uomo”. Si tratta di una raccolta di racconti, tredici, nei quali l’autore cerca di analizzare il concetto di solidarietà umana e di empatia, cioè quei valori che possono davvero rendere un essere umano uomo. Sono storie coraggiose, come può essere coraggioso oggi dire che il vero eroe è colui che combatte l’individualismo, la persona che non perde l’umanità in una società che ci vorrebbe come nella distopia di Walter Tevis tutti sempre più votati all’egoismo e all’asocialità.

Quello di “Comportati da uomo” è un mondo grottesco, eppure estremamente realistico e credibile. Giovanni Battista Menzani è stato paragonato spesso, stilisticamente, a George Saunders. Non è errato, eppure verrebbe per certi versi da avvicinarlo più al modo di scrivere racconti che aveva Raymond Carver (l’ultimo, Quello che si dice un brav’uomo, avrebbe forse potuto scriverlo Chris Offutt): frasi asciutte, brevi, essenziali. Descrizioni esterne più che psicologiche e che, però, proprio per questo, riescono a suggerire (più che a mostrare) la psicologia, ciò che spinge a compiere quelle determinate azioni. Show, don’t tell, come insegnano nelle scuole di narrazione anglosassoni. Il fulcro sta del dialogo e nell’azione, più che nella descrizione del pensiero. Di certo appare una certa influenza statunitense, com’è quasi ovvio oggi per chi scrive racconti, un’arte fondamentale in America da nord a sud. Rischia talvolta di apparire eccessivamente “buonista” (nel senso più negativo del termine, che è al momento il più usato), melenso, e di risultare un po’ troppo “alla Osho” – citato, del resto, anche all’interno di uno dei racconti.

Tuttavia le storie di Menzani mantengono una certa originalità, proprio nel loro rifiutare ogni tipo di eccezionalità ed eroismo. Sono storie di uomini (e donne) comuni, ma che comuni non sono perché scelgono di fare il bene. Un tema che esisteva già in Dostoevskij, è vero, ma che ultimamente, dopo tanto narrare di imprese straordinarie, sta tornando prepotentemente (basti pensare a pellicole come “Lazzaro Felice). E allora si parla di sfruttamenti in fabbrica, di un impiegato bancario che si sente in colpa per la sofferenza altrui, di un pendolare che continua a comprare la merce di un uomo in difficoltà sul treno, di un barman che non riesce più a vedere le persone che si rovinano alle slot che lui stesso aveva montato. E persino, in Del tutto inadatto al volo, di un postino che aiuta lo zio a costruirsi un’astronave per fuggire nello spazio.

David Foster Wallace diceva che la letteratura dovrebbe parlare di che cosa significa essere “a fucking human being”. Menzani raccoglie l’invito e grida al lettore: Comportati da uomo. Cioè aiuta il tuo prossimo, fai del bene, tenta giorno dopo giorno di migliorare la porzione di mondo che abiti.

 

L’immagine in evidenza proviene da: http://www.liberaria.it/catalogo/comportati-da-uomo/