Ludovica Valentino
pubblicato 9 anni fa in Letteratura

Helvetica

la bellezza è dappertutto

Helvetica

Wim Crouwel, grafico e designer, disse:

Helvetica fu un grande salto dal XIX secolo… Ci impressionò molto per la sua neutralità, parola che amavamo molto. Perché in alcuni casi il carattere deve essere neutrale, non deve portare un significato intrinseco nel suo aspetto. Il significato deve uscire dal testo, non dal carattere tipografico.

Che cos’è Helvetica?
Camminando per strada, prendendo la metropolitana, guardando le vetrine dei negozi o leggendo i cartellini dei vestiti esposti all’interno, le probabilità che voi non abbiate mai visto di cosa si sta parlando sono praticamente nulle.
Anzi, sono nulle.

Ma entriamo nello specifico: Helvetica è una font, cioè un insieme di caratteri tipografici creati sulla base di un determinato stile grafico; quel che rende questa font eccezionale è che esso nasce sulla base di presupposti ben precisi.
L’invenzione risale ad un periodo storico certamente particolare, si tratta degli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il bisogno vitale, che si riversa inevitabilmente in quello che è il gusto del pubblico, è quello di chiarezza, di razionalità, di neutralità.
Se di neutralità si tratta, mi sembra necessario puntualizzare che Helvetica nasce in Svizzera.
Nel 1957, presso la fonderia Haas di Münchenstein, Max Alfons Miedinger, sotto direzione e idea di Eduard Hoffman, lavora alla creazione di un nuovo carattere sans serif (senza grazie), estremamente pulito, ricercando la massima espressione della leggibilità.
Inizialmente esso prende il nome di Neue Haas Grotesk, successivamente, alla ricerca di un nome più accattivante per il mercato d’oltreoceano viene proposto per il carattere l’antico nome latino della Svizzera, Helvetia, mutato infine nel nome da tutti conosciuto: Helvetica.
Fu accolto a braccia aperte nel mondo del design:
la parola d’ordine in tutti i paesi era “modernità”, e non vi era modo migliore di scriverlo che in Helvetica.
È razionale, equilibrato negli spazi, nello spessore, funziona.
Il carattere entra nella vita e nelle case di tutti attraverso decide di marche che lo adottano nel logo, una moltitudine di città che lo richiedono per indicazioni di ogni genere. La straordinarietà è quella: è perfettamente compatibile in ogni ambito, dal cartello della metropolitana, alle merendine, all’auto di lusso.

helvetica

Non posso, e non voglio, elencarvi le centinaia di marche che adottano questa font come stile grafico del logo, ma vi assicuro sono moltissimi e soprattutto di ogni genere.
Probabilmente l’acclamazione definitiva della font avvenne nel 1984, quando venne introdotto nel sistema Macintosh, con la sua diffusione, oltre alla nicchia di pubblicitari e grafici, più capillare e diretta al pubblico.

Non parlo da designer, da pubblicitaria o quant’altro, ma da estimatrice del bello in generale.
La mia intenzione, tramite queste righe, non era quella di redigere un trattato settoriale che non ho nè intenzione, nè le competenze per poter elaborare. Attraverso queste poche parole spero di avervi messo la cosiddetta “pulce nell’orecchio”, di avervi comunicato che là fuori, tra le strade della vostra città, forse tra le mura di casa, c’è qualcosa di veramente bello, qualcosa che sfiora i lembi di quella parola impronunciabile che è “perfezione”, nella speranza che anche voi, come me, la prossima volta che vi troverete davanti a una scritta pensiate :
“Ma… è Helvetica?”