Giulia Fracassi
pubblicato 6 anni fa in Cinema e serie tv

Monster di Patty Jenkins

Violenza genera violenza

Monster di Patty Jenkins

-Selby: Io voglio vivere Aileen, voglio una vita normale e felice. Non so perché hai fatto tutto questo.
-Aileen: Perché ti amo! Perché ti amo e non volevo perderti, tutto qui. Io ti amo con tutto il cuore, l’anima e la mente. Non ti abbandonerei mai, capito? Perché sono stata io. Sono stata solo io e glielo dirò, va bene? Ma adesso è finita. Non ti vedrò mai più. Vorrei che le persone potessero perdonare una cosa come questa, in qualche modo, ma non possono. Non possono, lo sai. E quindi io morirò. Selby. Ehy, Selby. Non ti dimenticherò mai. Addio amore. Addio.

Monster” è un film scritto e diretto nel 2003 da Patty Jenkins che vede una Charlize Theron nei panni di Aileen Wuornos, serial killer condannata per l’omicidio di sette uomini e giustiziata in Florida, nel 2002. La Theron, che produsse il film insieme alla sua casa di distribuzione, la “Denver and Delilah Films”, per interpretare al meglio la parte ingrassò di quindici chili, arrivando così a vincere l’Oscar come migliore attrice.

Aileen Wuornos incontrò Selby (Christina Ricci), una giovane donna ripudiata dai genitori perché omosessuale, in un locale gay in cui entrò per sbaglio. Il loro primo incontro non fu poi molto positivo ma la giovane propose ad Aileen, che il giorno stesso era stata sul punto di suicidarsi, di passare la notte da lei. La donna, che non aveva altro posto dove andare, accettò e da allora ebbe inizio la loro storia d’amore. Aileen, lasciando Selby all’oscuro di tutto, continuò a prostituirsi per sopravvivere finché non arrivò a uccidere un cliente che la stuprò. Decise così di dedicarsi alla ricerca di un vero e proprio lavoro, ricerca che però non andò mai a buon fine, tanto da costringere la donna a tornare a vendere il proprio corpo. Ancora scossa dallo stupro si ritrovò ad uccidere un altro uomo e fu solo dopo un incidente, vissuto insieme a Selby, che Aileen si trovò costretta a confessare tutto alla giovane dal momento che la macchina, abbandonata per strada, apparteneva proprio alla seconda vittima. Selby, dapprima furiosa, finì per capire ed accettare la scelta di Aileen, che intanto uccise la sua terza vittima, stavolta un poliziotto. Le due decisero di abbandonare la città ma dopo il quarto omicidio i telegiornali iniziarono a diffondere i loro identikit così Aileen decise di mettere Selby al sicuro, facendola tornare a casa e promettendole che sarebbero tornate presto insieme. Questo non avvenne mai perché la donna venne rintracciata, arrestata e incarcerata. Nella sua prima ed ultima telefonata a Selby dal carcere, la donna riuscì a salvarla da ogni accusa confessando tutto, consapevole del fatto che stavano intercettando la chiamata.

Un film profondo che affronta la vita di una prostituta. Una storia biografica, è quasi un documentario, perciò coinvolge poco (nicelady55, giugno 2018)

Come si fa a non apprezzare questo film dammaticissimo e realistico (gherrit, febbraio 2018)

Rimani a pensare mentre scorrono i titoli di coda. Bel film. Riuscito. (manfredi68, dicembre 2017)

Sarebbe un bel film se si fosse concentrato un po’ più sulla parte degli omicidi che nella vita privata (xander, gennaio 2010)

Forte, emotivo, tagliente, drammatico. Una delle vicende più controverse della storia degli Stati Uniti interpretata magistralmente (Bright Parker, luglio 2008)

Aileen Carol Pittman nacque a Rochester il 29 febbraio 1956. Figlia di una madre troppo giovane e di un padre schizofrenico, arrestato per violenze su minori e impiccatosi in carcere, venne affidata ai nonni, insieme al fratello. All’età di quattordici anni venne violentata da un amico di famiglia e rimase incinta. Dopo la nascita del bambino, dato in adozione, Aileen lasciò la scuola ed iniziò a prostituirsi per mantenersi, poiché il nonno l’aveva cacciata di casa in seguito alla morte della moglie. Nel 1974 venne arrestata per guida in stato di ebrezza, disturbo della quiete pubblica e per aver sparato con un’arma da fuoco, ma la donna non si presentò mai all’udienza in tribunale.

Nel 1976 sposò Lewis Gratz Fell, facoltoso settantanovenne, dal quale divorziò dopo appena nove settimane, in seguito all’ottenimento di diecimila dollari di assicurazione per la morte del fratello. Venne più volte arrestata: nel 1976 per aver assalito un cliente in un bar, colpendo anche l’allora marito Fell, e un barista; nel 1986 venne arrestata per furto d’auto, resistenza ad un pubblico ufficiale, per aver fornito false generalità e per aver minacciato un uomo con una pistola. Aileen incontrò e si innamorò di Tyria Moore, cameriera conosciuta in un bar per omosessuali, con cui andò a vivere. Continuò a prostituirsi per mantenere entrambe e, dopo il suo primo omicidio, rivelò alla compagna ciò che aveva fatto e le portò addirittura la macchina dell’uomo. Il corpo della prima vittima, Richard Mallory, venne ritrovato in un bosco nel 1989. Nel 1990 vennero ritrovati il corpo di un uomo (non identificato poiché in avanzato stato di decomposizione), quello del camionista David Spears e quello dell’allevatore di bestiame Charles Carskadonn.

L’investigatore Tom Muck, dopo il ritrovamento del quinto corpo, Eugene Burness, fu il primo ad ipotizzare che si trattasse di un serial killer, per le ormai evidenti analogie riscontrate fra i vari omicidi. Nel 1990, infine, vennero trovati i corpi delle sue ultime due vittime, Dick Humphreys e il poliziotto in pensione Walter Jeno Antonio. Tutte le vittime erano state uccise dai colpi di una calibro 22. La polizia riuscì ad elaborare un profilo e a ricostruire il modus operandi del serial killer: si ipotizzò che potesse trattarsi di una prostituta che, dopo aver adescato le vittime, le uccideva nel momento dell’amplesso. La polizia risalì ad Aileen Wuornos solo dopo che la donna depositò ad un banco dei pegni una videocamera appartenuta ad una delle vittime, Mallory, lasciando come prova le sue impronte digitali che vennero così confrontate con quelle ritrovate sulle varie scene del crimine.

Riuscirono ad arrestare la donna per porto d’armi abusivo e, poiché questo capo d’imputazione non sarebbe mai stato sufficiente per un vero e proprio processo, la polizia cercò di usare la sua compagna Tyria che messa alle strette aveva confessato tutti i crimini di Aileen. Le chiesero di parlarle al telefono cercando di spingerla a tradirsi ma la Wuornos, molto probabilmente consapevole di tale trappola, decise di confessare di sua spontanea volontà, scagionando così Tyria e prendendosi da sola la responsabilità di tutti i crimini. Il processo iniziò nel gennaio del 1992 e, nonostante la difesa avesse introdotto l’attenuante delle violenze fisiche, la corte le inflisse la condanna alla sedia elettrica. Le fu imputata la colpevolezza di tutti gli omicidi e le perizie psichiatriche la considerarono capace di intendere e di volere. Aileen Wuornos venne giustiziata tramite iniezione letale il 9 ottobre 2002, dopo dodici anni trascorsi nella prigione di stato di Rainford, in Florida. Venne cremata e le sue ceneri vennero sparse sotto un albero nella sua città natia, nel Michigan.

Tornerò più forte di una roccia come l’Independence Day, come Gesù Cristo (Aileen Carol Pittman, 9 ottobre 2002)

 

Fonti:

– Patty Jenkins, “Monster”, 2003
– “Dear Dawn: Aileen Wuornos in her own words”, 2011, Aileen Wuornos e Lisa Kester;
– “Monster: my true story, 2006, Aileen Wuornos e Christoper Berry-Dee;
– Commenti degli spettatori provenienti dal sito “www.filmtv.it”;
– Le ultime parole di Aileen Wuornos dal sito “www.lukescintu.org”.

 

L’immagine in evidenza proviene da: https://www.nowtv.it/watch/monster/R_45986