Erica Gariboldi
pubblicato 4 anni fa in Letteratura

La biblioteca di Gould

una collezione molto particolare

La biblioteca di Gould

Dal genio letterario di Bernard Quiriny, un’opera ironica e paradossale, capace di giocare con la fantasia in modi nuovi e attraverso sentieri poco battuti. Con una prosa scorrevole e un’incalzante narrazione episodica, l’autore ci accompagna alla scoperta dell’incredibile collezione di Pierre Gould, svelandoci una serie di piccoli mondi dell’assurdo che si snodano tra le pagine degli pseudobiblia gelosamente raccolti e conservati dall’eccentrico protagonista.

Attenzione però a non cascare a piè pari nel tranello che l’autore ci tende fin dal titolo. Non solo libri compongono la collezione (indubbiamente molto particolare) che il misterioso Gould decide di illustrare all’anonimo ed esterrefatto narratore. Un ampio catalogo di vicende umane e sovrumane si coniuga ad un raffinatissimo gusto per il fantasioso più improbabile, articolandosi in tre nuclei tematici che si alternano senza uno schema fisso: Una collezione molto particolare, Dieci città e La nostra epoca, cui vanno aggiunte due sezioni a sé stanti dedicate rispettivamente al personaggio di Gould e all’incredibile storia del pittore Schnell e delle sue tele.

Esausto e dopo due mesi di notti insonni, morì lasciando degli appunti senza né capo né coda e un breve testo ironico dal titolo Consiglio ai giovani scrittori, formato da un’unica frase: – E soprattutto non vi dimenticate di scrivere.

La raccolta di mirabilia si apre con la drammatica e stupefacente vicenda dell’inconsapevole scrittore Robert Martelain, che Gould è solito raccontare nelle sue conferenze a tema: “La scrittura e l’oblio”. Il povero Martelain, a causa dei danni cerebrali riportati a seguito di un’incidente stradale, «era letteralmente incapace di serbare memoria delle proprie opere per più di una giornata. Il lunedì buttava giù alcune pagine; il martedì le rileggeva con aria perplessa, e gli riusciva impossibile ammettere che fossero sue». Nel giro di un anno Ferdier, il direttore del sanatorio che ospita Martelain, ha raccolto circa trecentocinquanta incipit di romanzo, tutti irrimediabilmente abbandonati. Se fin qui il caso Martelain ha dell’incredibile, ancor più paradossali saranno i suoi sviluppi, leggibili come una sorta di ironica anticipazione dell’intricato labirinto letterario in cui l’autore si accinge a intrappolarci.

L’elemento più affascinante che accomuna tutti i racconti contenuti in questo curiosissimo campionario è la loro dimensione sospesa tra realtà e finzione, fattuale e immaginativo. È evidente che i libri, le città, i protagonisti e le avventure che animano la collezione non sono che frutto della (sorprendente) fantasia dell’autore, eppure la forma della prosa e l’autorevolezza della voce di Gould spingono il lettore, non senza qualche imbarazzo, a domandarsi se non esista davvero, in qualche angolo sperduto della Russia orientale, la città di Kurmosk, in cui il quartiere di Gorad, abbandonato inspiegabilmente da tutti i suoi abitanti alla fine degli anni Quaranta, espande senza sosta i suoi confini, rischiando di trasformare l’intera Kurmosk in una città fantasma:

Per impedire alla città morta di espandersi ulteriormente costruiremo intorno a Gorad un enorme muro di cemento, simile al sarcofago della centrale di Cernobyl. Altrimenti il contagio non avrà mai fine […] Kurmosk entrerà in contatto con le città limitrofe e le invaderà; nel giro di qualche secolo coprirà l’intera Russia, poi tutta l’Europa. E i sopravvissuti, se mai ve ne saranno, dovranno per forza colonizzare un altro pianeta, augurandosi che il potere tentacolare di Kurmosk resti circoscritto alla Terra.

E che dire della città “sdoppiata” di Morno, in Cile, in cui il Quartiere nuovo (sorto alla fine del diciannovesimo secolo sulla riva destra del fiume) è risultato perfettamente simmetrico al Quartiere vecchio (sulla riva sinistra)? Uno specchio a due facce con al centro un fiume, dalla cui riva Gould potrebbe giurare di aver visto, guardando alla riva opposta, un uomo della sua stessa statura, vestito come lui e «con lo stesso panama Montecristi, un tipo di copricapo che a detta di Albert possedevo solo io in tutta la regione».

E ancora: Goran in Slesia, Volsan in America, Oromè in Bolivia, Port Lafar in Egitto, Albicia in Italia, Caori in Brasile, Livoni in Sicilia e Saint-Hermier in Francia. Queste le dieci bizzarre città che Gould ha avuto la fortuna di visitare e le cui stranezze lascio alla curiosità del lettore per approdare invece alla sezione tematica che più esplicitamente ci invita a una presa di coscienza su quanto di sconcertante accade nel (vero) mondo di oggi, nell’era dei nicknames e dell’isolamento sociale, del relativismo più assoluto e del terrore della debolezza: La nostra epoca.

Cosa accadrebbe se improvvisamente e in modo del tutto inspiegabile i morti cominciassero in massa a resuscitare? Quali problemi si porrebbero dal punto di vista giuridico? E se con l’arrivo del nuovo anno la pratica dell’amore carnale desse come risultato lo scambio dei corpi coinvolti? Riuscite a immaginare le conseguenze della scoperta di un elisir di giovinezza? Ecco tre dei profondi mutamenti che stanno stravolgendo il nostro mondo, cui vanno aggiunti la libertà di cambiare nome a proprio piacimento, il congiungimento di realtà parallele e l’inspiegabile espansione della superficie del globo.

Da un po’ di tempo a questa parte le distanze aumentano: gli edifici si allontanano ogni giorno di più gli uni dagli altri, le strade diventano più lunghe, le periferie più lontane dal centro. (…) All’inizio il fenomeno era abbastanza limitato. Al mattino ci si svegliava, si allungava il braccio per spegnere la sveglia e ci si ritrovava ad agitare la mano nel vuoto, giacché durante la notte il comodino era arretrato di dieci centimetri.

E poi ci sono i libri. E ci sono gli scrittori. Scrittori che involontariamente dimenticano le loro opere e scrittori che venderebbero l’anima al diavolo per cancellarne ogni ricordo, libri matrioska (che contengono letteralmente molto più di ciò che danno a vedere), libri rinnegati (sconsacrati dai loro autori al punto da dedicare la vita alla distruzione di ogni singola copia circolata), libri che si lasciano leggere solo in abito elegante e libri che si correggono da soli. Dagli evaporati ai sileni, dai libri pila ai superbamente noiosi, fino a giungere, confinati in una delle sezioni della biblioteca più care a Gould, ai libri salvatori e ai libri assassini, che hanno, rispettivamente, salvato vite e ucciso (alcuni sono solo sospettati di omicidio).

Ciò che ho riportato sopra non è che un piccolo assaggio del variegatissimo puzzle di pseudo-opere e pseudo-scrittori che l’autore, attraverso l’occhio irriverente di un collezionista dandy e bonariamente sadico, si diverte a illustrarci senza mai svelarne i segreti più profondi. Questa fatica spetta a noi lettori, solidali con l’inesperto allievo di Gould, spaesati, forse a tratti un po’ seccati e spazientiti, ma sicuramente totalmente assorbiti nell’impresa. In fin dei conti, come si dice in riferimento a Laspallières e ai suoi tredici romanzi combinabili:

È con questo spirito che l’autore ha concepito la propria opera: come una biblioteca aperta cui gli uomini di buona volontà possano attingere per scrivere, purché abbiano coraggio, carattere e un po’ di talento.