La raffinata ironia di Daniel Sada
Una di due
Gloria e Constitución crebbero all’inverso: da bimbe graziose, e neanche più di tanto, a giovani bruttarelle.
Già nel presentare le due protagoniste, le gemelle Gamal, l’autore ricorre a un umorismo paradossale, stilisticamente forzato dal ricorso quasi ossessivo ai due punti, nell’intenzione non dissimulata d’imbastire attorno al lettore un racconto vorticoso che vira incessante, attraverso le antinomie del testo, fra le incongruità della vita.
Il romanzo Una di due, pubblicato in Italia da Alter Ego nella traduzione di Carlo Alberto Montalto, rientra appieno nel canone della letteratura sudamericana, di cui Daniel Sada rappresenta uno degli esponenti più significativi.
Messicano, prematuramente scomparso una decina di anni fa, Sada ha diretto vari laboratori di poesia e narrativa, ha pubblicato otto raccolte di racconti, nove romanzi e tre volumi di poesie, aggiudicandosi alcuni fra i più prestigiosi premi letterari, fra cui il Premio Herralde nel 2008 per il romanzo Casi Nunca (Quasi mai, in Italia pubblicato da Del Vecchio editore, sempre tradotto da Carlo Alberto Montalto).
Impegnato autore d’avanguardia, si è immediatamente distinto per lo sperimentalismo barocco e visionario che attraversa tutta la sua opera, contraddistinta da un afflato tragicomico sublime.
Le sorelle Gamal erano identiche… Vale a dire, come recita anche il detto: ”Erano due gocce d’acqua”, stessa età e altezza, stessa pettinatura e a bella posta. Magari pesavano pure una sessantina di chili entrambe.
Per trovare delle differenze occorre scendere nei dettagli.
Constitución Gamal ha un grosso neo sulla spalla destra mentre l’altra no: quest’ultima si chiama Gloria e delle due è la più taciturna, la più osservatrice, e dunque… Un dettaglio fisico facile da nascondere: è sufficiente indossare abiti che coprano quella zona. Quanto all’abbigliamento di tutti i giorni: una sceglie per entrambe, colore, modello, basta che decida per prima: e l’altra non fa che acconsentire…
Le due gemelle vivono in allegria e spensieratezza, facendosi beffe dei molti che le scambiano l’una con l’altra. Hanno un’avviata sartoria a Ocampo dove, fra l’altro, allenano le loro gambe coi pedali delle Singer.
L’autore ci rivela le loro vicissitudini quando rimangono orfane a tredici anni, a causa di un catastrofico incidente che coinvolge entrambi i genitori. Da quel momento è la zia Soledad Guadarrama a occuparsi di loro, con l’ossessione di vederle, un giorno, sposate. Per sfuggire dalle grinfie della parente troppo premurosa, si trasferiscono di nascosto da Nadadores a Ocampo. Ma la zia non demorde, e le invita al matrimonio di suo figlio Benigno, spronandole ad acconciarsi in modo diverso per aver più possibilità di accaparrarsi qualche partito interessante.
Esclusa per principio l’eventualità di presentarsi entrambe, con acconciature e vestiti differenti, le due gemelle si giocano la partecipazione con una moneta: testa o croce? A vincere è Constitución, e Gloria, rammaricata, sentenzia: «Spero te ne venga qualcosa di buono: un uomo come si deve; ma non farti troppe illusioni».
Al suo ritorno Constitución entusiasta informa la sorella che ha ballato tutta la sera con un uomo snello dall’età interessante. Come sottolinea con magistrale perfidia l’autore,
Tutto è di buon auspicio per l’inizio di una storia. Quell’uomo alto con le basette appuntite – ovviamente piovuto dal cielo – ha trentacinque anni. Poco più giovane di lei, malleabile: a maggior ragione: per la sgradevole ansia di chi patisce un lungo e mutevole zitellaggio. È un uomo piacente che porta cappello e stivali da mandriano, un santo di campagna che sorride alle signore lisciandosi i baffi per darsi un tono.
L’entrata in scena di Oscar provoca inizialmente la rottura fra le gemelle. Una scelta di breve durata perché, tra invidia, rabbia e sensi di colpa si rovescia nella decisione opposta di «condividersi l’uomo», nel nome dell’eterna sorellanza voluta dal signore. Decidono di presentarsi entrambe come Constitución e sempre a Constitución sarebbe spettato il primo incontro, cui avrebbe fatto seguito quello con Gloria e così via, un’alternanza che favorisce, nel piccolo paese, il fiorire di molti pettegolezzi.
Senza svelare il finale, mi pare significativa un’immagine geometrica riferita a questo rapporto a tre: «Un triangolo insomma: tre vertici smussati e congiunti: per dirla altrimenti: due vertici simili e il terzo ben distante», con un’intima contraddizione nel rapporto bivalente fra le due gemelle.
Volenti o nolenti divennero rivali, e malgrado l’ampiezza della loro gelosia e ingratitudine, il nodo che le univa non si era sciolto.
Il filo amoroso o demoniaco che lega le due gemelle tronca ogni possibilità di sviluppo della storia con Oscar, il primo e principale capro espiatorio; anche le gemelle sono però le incolpevoli vittime sacrificali di questo racconto mitologico che Daniel Sada ha confezionato con lucida e ludica drammaticità, come un sarto provetto.
Il testo, sapientemente costruito dall’autore con un linguaggio eccentrico, intessuto di una quantità inusitata di segni di interpunzione che gli conferiscono un piacevole dinamismo, oscilla fra il registro comico e surreale di numerose trovate ingegnose e improbabili menzogne e quello drammatico, tragico dei sentimenti e delle passioni delle protagoniste. Senza contare che, al di là del virtuosismo, Daniel Sada affronta in questo breve romanzo il tema cruciale dell’identità e dell’alterità che condiziona le sorti degli uomini, costretti perennemente a cercare l’altro per trovare sé stessi.