Ahnenerbe: le spedizioni naziste fra natura, scienza e magia
Fin dagli albori del Terzo Reich, i nazisti impegnarono notevoli risorse per colmare i vuoti storici che testimoniassero una presunta superiorità della “razza ariana”. Per rendere possibili queste ricerche, Hitler incaricò uno dei suoi più fidati collaboratori: Heinrich Himmler, un nazista della prima ora, il comandante delle SS, corpo d’élite della nuova Germania, un uomo che non lo avrebbe deluso. È così che, nel 1935, nacque l’Ahnenerbe, letteralmente ‘eredità ancestrale’, un’associazione che dalla sua nascita alla caduta del Reich nel 1945 lavorò alacremente per dare una base al culto della razza ariana, attraverso spedizioni di ricerca in tutto il mondo, creazione di centri culturali in Germania e una ricca bibliografia antropologica (grazie anche alla rivista mensile Germanien che ne diverrà l’organo di divulgazione ufficiale fino all’estate del 1943).
La prima spedizione della neonata Ahnenerbe venne organizzata già nel 1935, quando Himmler in persona si interessò al Kalevala, un poema epico composto da Elias Lönnrot nella metà dell’Ottocento sulla base di canti popolari della Finlandia. Finanziò dunque una spedizione in Carelia (regione divisa fra Finlandia e Russia), per documentare le attività di maghi e streghe della zona, con l’intento di trovare le origini del popolo nordico. Fu considerato un successo l’aver fotografato e ripreso Miron-Aku, una donna che i locali credevano essere una strega e indovina, mentre praticava un rituale per evocare gli spiriti degli antenati che le mostravano il futuro.
Il 9 febbraio 1936 partì invece la spedizione in Bohuslän, la prima ufficialmente finanziata dall’Ahnenerbe. Questa regione della Svezia è nota per la grande quantità di incisioni rupestri, che si credeva facessero parte del più antico sistema di scrittura mai creato dall’uomo. La spedizione partì dall’isola tedesca di Rügen per poi raggiungere Backa, il più antico sito di arte rupestre registrato in Svezia, che presentava scene molto elaborate raffiguranti guerrieri, animali e persino navi. Fra le scoperte ritenute significative fu evidenziato un cerchio, diviso in due da una linea verticale, come a rappresentare il tempo e un uomo in piedi con le braccia alzate – ritenuto simbolo del “Figlio di Dio” ariano.
Dopo una serie di contrasti con le più alte cariche dell’associazione, Himmler procedette, nell’estate del 1937, a ristrutturare l’Ahnenerbe, fissando il nuovo quartier generale a Berlino-Dahlem. Il Reichsführer-SS mantenne il controllo totale, con il titolo di Curatore generale, mentre la gestione pratica venne affidata al dottor Walther Wüst, che dirigeva fin dal principio le attività di studi linguistici e culturali ario-indogermanici, con l’aggiunta di un tesoriere e di un segretario amministrativo.
Attraverso questa riorganizzazione, Himmler stabilì anche i nuovi compiti dell’associazione: anzitutto, svolgere ricerche nel campo della storia antica, studiando i fatti da un punto di vista scientifico, in maniera oggettiva e senza falsificazioni; quindi istituire in ciascuna regione del Reich centri di educazione culturale dedicati alla grandezza della Germania del passato. Il primo venne fondato a Sachsenhain, presso Verden, con la ricostruzione di un villaggio sassone che doveva dimostrare ai tedeschi la ricchezza della loro cultura.
Dal 1937 in poi si susseguirono numerosi viaggi in tutto il mondo.
L’Italia fu protagonista di diversi viaggi fra Bolzano, alla ricerca delle origini germaniche e la cultura tedesca, e la Calabria, a Cosenza, per rintracciare la tomba nascosta del condottiero visigoto Alarico che, nella città calabrese, morì e venne sepolto. La leggenda narra che la tomba si trovi alla confluenza dei fiumi Basento e Crati, insieme a tutti gli averi del re barbaro, frutto del saccheggio di Roma del 410 d.C.
Altra spedizione “italiana” avvenne in Val Camonica, dove l’archeologo Franz Altheim e sua moglie, la fotografa Erika Trautmann, studiarono le incisioni rupestri della valle e, tornando in Germania, sostennero di aver trovato tracce di rune nordiche incise sulla roccia, a conferma che gli originali fondatori dell’antica Roma fossero di razza ariana. Questa scoperta generò grande entusiasmo nelle alte cariche del Reich e fu Hermann Göring, capo della Luftwaffe, a caldeggiare una nuova spedizione della coppia di ricercatori fra i Balcani e il Medio Oriente, alla ricerca dei resti di una guerra intestina all’Impero Romano, combattuta tra i popoli nordici e quelli semiti (per estensione, gli avi dei nemici della Germania nazista, al centro del temibile programma della soluzione finale), per confermare le teorie della genesi tedesca dell’Impero Romano.
Questa spedizione era decisamente ambiziosa: dopo aver attraversato la Romania, l’antico regno dei Daci, la coppia si diresse a Istanbul, ad Atene e a Beirut, ma alle porte di Damasco fu fermata dalle forze francesi – la Siria era infatti una colonia francese. I due stavano per rinunciare quando, con tempismo perfetto, emissari dell’allora neonato Regno dell’Iraq, che da tempo progettava un’alleanza con la Germania, li invitarono a Baghdad, organizzando per i ricercatori incontri con vari esperti di antichità locali e visite a siti archeologici persiani e partici, nonché alla stessa Babilonia.
Seguirono viaggi in Cordigliera Bianca (in Perù), Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito, Germania e Francia.
Grazie alle spedizioni in Cordigliera Bianca, fu possibile ampliare le conoscenze scientifico-naturalistiche con reportage fotografici, prelievi e studio del suolo e, sfruttando le nuove tecniche di fotogrammetria terrestre, divenne possibile tracciare nuove carte geografiche, minuziose nei dettagli. Le spedizioni in Nord Europa, invece, vennero realizzate quasi esclusivamente per effettuare degli scavi (Ausgrabungen) archeologici e paleontologici alla ricerca di antichi testi, incisioni rupestri, testi sacri, antichi luoghi di culto e abitazioni degli antenati ariani del popolo tedesco. Particolarmente interessante è il sito francese di Les Trois-Frères, un luogo che era stato visitato solo da personale selezionato poiché si credeva, a causa di antiche leggende folkloristiche locali, che ci fosse un portale per il regno degli antichi morti, dove risiedevano gli antenati.
Le spedizioni più importanti e rilevanti dal punto di vista esoterico, però, furono quelle in Tibet. Durante i dieci anni di esistenza dell’associazione, furono organizzate cinque spedizioni per scopi alpinistici (scalare alcune tra le vette più alte del mondo, per assicurarsi il primato), per ragioni etnologiche, naturalistiche e anche politiche (fomentare rivolte in India, dai suoi confini, con lo scopo di destabilizzare il governo britannico), nonché cercare il fantomatico regno sotterraneo di Agarthi, governato da saggi rappresentanti della razza ariana. Secondo le teorie dell’antropologo Hans Friedrich Karl Günther, fra i massimi esponenti dell’eugenetica e delle teorie sulla razza, gli antichi ariani provenivano dall’Himalaya per poi conquistare l’India, la Cina ed il Giappone. Secondo Günther, anche Gautama Buddha sarebbe stato un ariano tra i più illuminati. Walter Wust era uno dei sostenitori di tale teoria e aveva persino trovato analogie tra le dottrine di Buddha e quelle di Adolf Hitler.
La prima spedizione fu effettuata dal maggio 1938 all’agosto 1939, sotto la guida di Ernst Schäfer, un ufficiale delle SS, nonché ornitologo e zoologo; si componeva di molti esploratori e studiosi e costò 65.000 Reichsmark. Al centro di questo viaggio c’era la ricerca del fantomatico regno di Shamballa, identificato come la dimora di esseri spirituali particolarmente evoluti, membri della cosiddetta Fratellanza Bianca, provenienti da Venere, e qui residenti in forme invisibili in una dimensione eterica inaccessibile a chi non fosse dotato di chiaroveggenza. Secondo questa visione il Re del mondo, Sanat Kumara, dirigerebbe i destini degli uomini dal rifugio chiamato anche Isola Bianca; da allora, il mito di Shamballa si fuse in Occidente con quello di Agarthi. Shamballa divenne quindi un tema ricorrente nell’esoterismo, che andò ad alimentare anche il misticismo nazista. Schäfer s’impegno a studiare la mitologia e i costumi locali, per trovare indizi che indicassero una parentela tra l’antico popolo tedesco e gli abitanti di Shamballa.
Nel 1939 vi fu una seconda spedizione, stavolta nel territorio del Kashmir, guidata dagli alpinisti austriaci Peter Aufschnaiter e Heinrich Harrer, quest’ultimo noto per aver conquistato la parete Nord dell’Eiger con una cordata tedesca, impresa che gli valse riconoscimenti internazionali. La spedizione aveva lo scopo di esplorare il territorio e pianificare una successiva spedizione alla montagna Nanga Parbat nel 1940. Pare che la presenza di Harrer (già ufficiale SS) fosse stata suggerita da Heinrich Himmler a scopi propagandistici. A causa delle mutate condizioni politiche per lo scoppio della Seconda guerra mondiale, però, i membri della spedizione furono arrestati (il Kashmir era allora sotto controllo britannico) e internati in un campo di prigionia ai piedi dell’Himalaya. Nel 1944, Harrer e Aufschnaiter riuscirono a fuggire e vagarono per quasi venti mesi attraversando tutto il Tibet, finché il 15 gennaio del 1946 raggiunsero la capitale Lhasa, città proibita e chiusa agli stranieri. Gli abitanti li accolsero però benevolmente e i due riuscirono a integrarsi a tal punto da essere introdotti all’allora adolescente Dalai Lama. Successivamente, nel 1948, Harrer divenne addirittura il tutore del Dalai Lama, al quale insegnò l’inglese, la geografia e alcuni rudimenti di scienza; lasciò il paese nel marzo del 1951, in seguito all’invasione cinese e, rientrato in patria, pubblicò le sue memorie in un libro, Sette anni nel Tibet, uscito nel 1953, da cui è tratto il film del 1997, con Brad Pitt nel ruolo di Harrer.
La fine dell’Ahnenerbe coincide con la caduta del Terzo Reich nel 1945. Gli obiettivi che i capi delle SS si erano preposti con la sua istituzione non erano stati raggiunti e si erano rivelati più un tentativo di propaganda che una reale ricerca storica inconfutabile sulla “nobiltà” del nazismo. D’altra parte, però, le ricerche naturalistiche e le scoperte geografiche delle tante spedizioni hanno lasciato un segno tangibile nello sviluppo della cultura generale.
Sono numerose le opere appartenenti alla cosiddetta cultura popolare ispirate a “fatti realmente accaduti” nelle ricerche esplorative dell’Ahnenerbe.
Oltre al già citato Sette anni in Tibet, è possibile annoverare Il monaco, film del 2003 in cui un anziano nazista dà la caccia a un monaco da più di sessant’anni per carpire i segreti di una formula magica, dopo aver attaccato il suo monastero in Tibet proprio durante una di queste spedizioni. Altro esempio cinematografico sono le spedizioni naziste presenti nella saga di Indiana Jones: nel primo capitolo, I predatori dell’arca perduta, i tedeschi sono alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza, contenente i frammenti delle tavole dei Comandamenti consegnate da Dio a Mosè, mentre nel terzo, L’ultima crociata, le SS sono alla ricerca del Sacro Graal. Un dettaglio forse sfuggito a Steven Spielberg (o inserito per l’impatto immediato che poteva avere) di quest’ultima pellicola, ambientata nel 1938, è che appare un camion con il simbolo della svastica sotto ad una palma da dattero, riconducibile al Deutsches Afrikakorps (DAK), il corpo di spedizione tedesco in Africa, nato solo a guerra in corso, nel 1941. Sarebbe stato più corretto inserire proprio il simbolo dell’Ahnenerbe (una spada al centro di un ovale sui cui estremi appare il nome dell’associazione).
Infine, l’esempio più recente è rappresentato da un videogame: nella campagna di Uncharted 2: il covo dei ladri, il vecchio Karl Schäfer (nome volutamente riferito al capo della spedizione del 1938, Ernst), un tedesco che abita da più di sessant’anni in Tibet, si rivela essere un membro di una spedizione nazista partita alla ricerca di Shamballa.
Fonti
Libri
Gabriele Zaffiri, Ahnenerbe: l’Accademia delle scienze delle SS, Nicola Calabria Editore, Patti (ME), 2004.
Gianfranco Drioli, Ahnenerbe. Appunti su scienza e magia del Nazionalsocialismo, Editore Ritter, Milano, 2011
Giorgio Galli, Hitler e il nazismo magico, Rizzoli, Milano, 1989.
Heinrich Harrer, Sette anni nel Tibet, Garzanti, Milano, 1953
Video
Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta di Steven Spielberg, prodotto da Paramount Pictures e Lucasfilm, Stati Uniti d’America, 1981.
Indiana Jones e l’ultima crociata di Steven Spielberg, prodotto da Paramount Pictures e Lucasfilm, Stati Uniti d’America, 1989.
Sette anni in Tibet di Jean-Jacques Annaud, prodotto da Mandalay Entertainment, Stati Uniti d’America, 1997.