Amici per la “pelle”
Luz Long e Jesse Owens
Tutti conoscono la storia di Jesse Owens, l’afroamericano capace di vincere ben quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi naziste del 1936, ma in pochi conoscono la storia del suo più grande rivale e amico Luz Long.
Facciamo un passo indietro, al 13 maggio del 1931, quando Berlino viene designata come sede dei giochi olimpici di cinque anni dopo. Al tempo, la Germania era una repubblica democratica e quando Hitler prese il potere, nel 1933, pensò di rinunciare alla possibilità di organizzare il grande evento sportivo. Fu Joseph Goebbels, ministro della propaganda del neonato Reich, a convincere il Führer dell’immenso ritorno d’immagine che le Olimpiadi avrebbero portato alla Germania. I giochi dovevano essere l’esposizione universale della potenza di una rinata Germania, un’apertura al mondo, celebrata attraverso le monumentali strutture olimpiche progettate da Albert Speer e l’esaltazione della superiorità della razza ariana bianca, prestante, bionda e dagli occhi cerulei, messa in mostra dai documentari della serie Olympia di Leni Riefenstahl o dalle primissime dirette televisive.
Perfetto rappresentante del modello ariano era Carl Ludwig Hermann Long, detto Luz: studente ventitreenne di Lipsia, divenuto beniamino del popolo tedesco dopo la sua straordinaria prestazione da esordiente ai Campionati del Mondo di atletica leggera del 1934, ai quali arrivò terzo. Hitler era convinto che Long potesse vincere le gare di atletica leggera e fece di tutto per esaltarlo come massimo rappresentante del popolo tedesco, ma non aveva fatto i conti con due “nemici”: le straordinarie capacità atletiche di Jesse e lo spirito puro di Luz, che mal sopportava le camicie brune dei nazisti. Owens sembrava invincibile, aveva una potenza incredibile nelle gambe e riuscì a vincere il primo oro nei cento metri piani il 3 agosto ma il giorno dopo quell’uomo, che rappresentava il grande schiaffo morale alla logica nazionalsocialista, sbagliò per due volte, durante le qualificazioni al salto in lungo, collezionando due salti nulli su tre tentativi disponibili. Jesse sentiva dentro di sé tutta la frustrazione di un nero americano che per essere lì aveva dovuto superare i pregiudizi più dei suoi avversari, sentiva il calore del sole sulla schiena che lo riportava al duro lavoro cui era stato introdotto a soli 8 anni, in una società che considerava la sua razza alla stregua di animali … fu riportato al suo presente solo da una voce che, in un inglese improvvisato, gli disse: “ …Hey Amerikanisch… uno come te dovrebbe qualificarsi ad occhi chiusi!”. Jesse stentava a crederci: era proprio il suo più quotato rivale, Luz Long che, dopo aver parlato così, gli disse anche il punto esatto in cui avrebbe dovuto iniziare lo stacco e, pensando di non essere stato compreso, pose in terra un fazzoletto bianco nel punto che aveva indicato poco prima. I giudici tedeschi erano già pronti a sollevare la bandierina rossa e squalificarlo ma Jesse, fidandosi di quel suo insperato salvatore, staccò magistralmente nel punto indicatogli e fece un salto perfetto, qualificandosi come favorito per la finale che, poi, vinse. Long fu il primo a congratularsi con lui, gli propose un “giro d’onore” mano nella mano, davanti ai 110 mila spettatori dell’Olympiastadion; tutti applaudirono il vincitore ma, nel palco d’onore, i vertici del nazismo erano infuriati: Hitler si limitò a salutare il vincitore dalla distanza, Goebbels era allibito e Rudolf Hess volle addirittura incontrare Long dicendogli “Lei ci disonora…non si azzardi mai più ad abbracciare un negro!”. Le olimpiadi terminarono ma i due amici non smisero di essere tali e iniziarono un lungo rapporto epistolare. Il mondo stava per vivere il dramma della Seconda Guerra Mondiale e, se all’inizio Luz fu risparmiato dai compiti militari in quanto atleta, con il degenerare della situazione, i vertici nazisti non dimenticarono il suo comportamento del 1936 e lo spedirono sul fronte africano. Fu lì che Luz, appena saputo della nascita di suo figlio, decise di scrivere al suo amico quella che sarebbe stata l’ultima lettera:
Mio caro Jesse sono stanco e temo che presto la guerra vorrà anche la mia vita … qui muoiono tanti soldati e non sono preoccupato per me … sono preoccupato per mia moglie e mio figlio che mai conoscerà suo padre. Dopo la guerra va in Germania, ritrova mio figlio e parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci separava e digli che le cose possono essere diverse tra gli uomini su questa terra […] ti abbraccio, tuo fratello Luz.
Luz Long morì in Italia qualche mese dopo ed è sepolto nel cimitero militare germanico di Motta Sant’Anastasia, in Sicilia.
Jesse mantenne la promessa e dopo la guerra incontrò più volte Kai, il figlio del suo amico, portando avanti la loro amicizia fino alla morte del campione americano nel 1980.
Nel 2009 Julia e Marlene, nipoti dei due campioni, inaugurarono i mondiali di atletica leggera di Berlino, proprio all’ Olympiastadion, con un meraviglioso “giro d’onore” mano nella mano.
Le fonti
Libri:
Antonino Fugardi, Storia delle Olimpiadi, Universale Cappelli, 1972
Video:
Stephen Hopkins, Race – Il colore della vittoria, Eagle Pictures, 2016
Collegamenti esterni:
http://www.treccani.it/enciclopedia/olimpiadi-estive-berlino-1936_%28Enciclopedia-dello-Sport%29/
http://www.corriere.it/video-articoli/2016/04/30/salto-lungo-soldato-longbattuto-owens-ucciso-sicilia/dcebf6fa-0eb3-11e6-9a0b-44a139eda75b.shtml
http://www.storiedisport.it/?p=8910