Mordecai Richler, “Jacob Due-Due contro Zanna Incappucciata”
Cari bambini e cari genitori,
dato che l’estate si avvicina e si iniziano a contare i giorni che mancano alla fine della scuola, ho pensato di proporvi un libro che possa farvi ridere un po’.
Per conoscere il nostro autore dobbiamo cambiare continente: Mordecai Richler nasce infatti a Montreal, in Canada, nel 1931.
Già, proprio il Mordecai di La versione di Barney, libro che ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo e in Italia è stato un vero caso letterario: nel 2000, infatti, è stato pubblicato da Adelphi nella traduzione di Matteo Codignola, ma solo dopo una lunga campagna di Giuliano Ferrara, direttore de «Il Foglio» – che, si dice, fosse più interessato a scovare aneddoti sullo scrittore canadese che alle notizie di attualità – arrivò a vendere centomila copie in un anno.
Curioso pensare che Richler potesse riservare a Ferrara, suo fan sfegatato, la stessa antipatia che non ha mai nascosto per gli intellettuali impegnati.
Chiunque si sia imbattuto nel personaggio di Barney lo ha automaticamente considerato politicamente scorretto, un collezionista di rancori che non sa tenere a freno la lingua, pronto a deridere senza pietà, dopo un sorso del suo whiskey preferito, tutte quelle caratteristiche ebree, troppo ebree, che hanno plasmato la sua vita.
Barney, insomma, divenne un’icona, capace di offuscare Mordecai e di sfumare il confine tra l’autore e il suo protagonista fino a renderlo invisibile, nonostante Richler avesse sempre precisato di essere stato Barney solo durante la stesura del romanzo, né prima, né dopo.
Ma Richler non è solo Barney Panofsky: è stato infatti uno scrittore a tutto tondo e la sua opera è sicuramente caratterizzata dalla satira sociale, dalla denuncia del conformismo attraverso una prosa corrosiva e impertinente; emerge da ogni riga la voglia di polverizzare tutti i luoghi comuni, stupendo i lettori con battute improvvise ed esilaranti.
Va sottolineato che, leggendo oltre l’ironia, i suoi scritti esplorano i dilemmi e i valori umani con uno stile particolare: l’abbandono dell’organizzazione cronologica in favore di un libero spaziare nel tempo; la presenza di una miriade di personaggi colorati e l’evoluzione delle loro storie parallele a quella del protagonista, tutto questo raccontando sé stesso, la sua vita, le sue radici, il suo tempo.
Mordecai nasce in una famiglia ebrea ortodossa dalla quale eredita la cultura yiddish, così ossessivamente presente nei suoi romanzi. Fa quindi parte di una minoranza religiosa e di una minoranza linguistica: è infatti anglofono in una maggioranza francofona, una sorta di doppio ghetto che influenza e indirizza il suo pensiero.
A tredici anni prende le distanze dall’ortodossia e più in generale dalla fede, insegue il sogno di diventare scrittore e lo raggiunge senza risparmiarsi, lavorando duramente, viaggiando e collaborando con giornali, radio e televisione.
A soli diciannove anni abbandona il college e si trasferisce a Parigi per seguire le tracce dei suoi idoli, Sartre ed Hemingway; pubblica le sue prime storie su una rivista, e dopo due anni parte per la Spagna, appassionato delle vicende storiche che stanno cambiando il volto del paese, a cui si ispirerà per scrivere il suo primo romanzo The Acrobats (1954).
Torna in Canada ma solo per ripartire alla volta dell’Europa, a Londra, città dove costruisce la sua famiglia e consolida la sua carriera. Cinque figli plasmano il “papà Mordecai”: ce lo immaginiamo divertente, ironico, forse a volte cinico, ma anche comprensivo e presente.
Il successo letterario arriva con il romanzo L’apprendistato di Duddy Kravitz nel 1959, il libro è considerato il suo primo capolavoro, anche se Richler fu accusato dalle comunità ebraiche di aver creato uno stereotipo completamente negativo, sopra le righe ed eccessivamente grottesco. Probabilmente ne era consapevole, ma era disposto a sorvolare sulle critiche per consegnare al lettore spaccati di una vita che sarebbe potuta essere la sua, dalla quale era fuggito e che aveva sempre cercato di dissacrare con la forza delle parole. Duddy Kravitz divenne un film, candidato all’Oscar, per la regia dello stesso Richler.
All’ultimo dei suoi figli, Jacob, è dedicata invece la trilogia di Jacob Due–Due. Pubblicati in Italia sempre da Adelphi nella collana «i cavoli a merenda» e tradotti da Claudia Valeria Letizia, questi racconti ci svelano un Mordecai intenerito dal più piccolo di casa, l’unico a cui fosse permesso entrare nello studio paterno, un padre coinvolto emotivamente ed intellettualmente, capace di navigare tra i pensieri dei più piccoli, attento conoscitore delle dinamiche familiari, dei rapporti tra fratelli e tra genitori e figli.
Nel 1970 la famiglia Richler torna in Canada, Mordecai continua a scrivere romanzi, a collaborare con giornali e televisioni e nel 1997 pubblica il suo ultimo lavoro, l’unico scritto in prima persona, il suo Barney, destinato a prendere il suo posto rendendolo immortale.
di Mordecai Richler leggiamo: Jacob Due-Due contro Zanna Incappucciata
Jacob ha due più due più due anni, ha due occhi, due orecchie, due braccia, due piedi e due scarpe, ha anche due sorelle e due fratelli maggiori.
Il piccolo è completamente in balia dei più grandi; fa ancora un po’’ di confusione tra ieri che diventa oggi e che non è ancora domani; non sa tagliare una fetta di pane «che non sia alta un metro da una parte e sottile come un foglio dall’altra» e cerca il suo spazio e il suo tempo in una famiglia rumorosa.
Per essere preso in considerazione deve ripetere ogni cosa due volte. È ’escluso dagli impegni, dai giochi e dalle discussioni, perché non sono mai adatte a lui.
Ma Jacob vuole dimostrare a tutti di essere cresciuto e per questo chiede al papà di assegnargli una commissione.
All’inizio un po’ restio il padre (lo stesso Mordecai Richler, sicuramente intenerito dal piccolo scalpitante all’idea di essere iniziato al mondo dei grandi) manda Jacob a comprare «due sacchetti di pomodori rossi belli duri».
Mr. Cooper, il fruttivendolo, si sente preso in giro dalla richiesta che il piccolo cliente continua a ripetere due volte, e minaccia, scherzando, di chiamare la polizia.
Come spesso accade lo scherzo è chiaro per gli adulti, che si compiacciono del loro potere con strizzatine d’occhi, ma non per i bambini, e così Jacob scappa terrorizzato dal negozio.
A nulla valgono le scuse gridate di Mr. Cooper, Jacob arriva stremato al parco; qui si addormenta e sogna una rocambolesca avventura in cui è l’indiscusso protagonista, eroe impavido e capace delle più grandi imprese.
Jacob si ritrova in un Tribunale dei Bambini, dove, difeso dal pessimo avvocato Sam Scalogna, viene condannato con l’accusa di oltraggio a un grande.
Il giudice Sputasentenze lo spedisce alla Prigione dei Bambini, solo dopo avergli fatto notare che lo fa per il suo bene e che in fondo i bambini devono imparare che i grandi hanno sempre ragione.
È fantastico come Richler riesca a sottolineare i luoghi comuni del rapporto tra gli adulti e i bambini dal punto di vista dei più piccoli; sembra quasi che abbia studiato il minore dei suoi figli con estrema attenzione e serietà, ma anche con grande ironia e tenerezza.
Entrano in scena nuovi personaggi: la Famigerata Coppia, due coraggiosi piccoli eroi con una P stampata sul petto, terrificante simbolo di “Potere ai Bambini”, che sanno tenere testa ai grandi peggiori, e aiuteranno Jacob e i prigionieri dell’isola dei Viscidoni – sede della Prigione dei Bambini – a vincere la partita contro i cattivi; Mr. Volpe, codardo quanto basta per entrare di nascosto nei negozi di giocattoli e manometterli uno a uno ghignando soddisfatto; Zanna Incappucciata, ex lottatore con la carriera rovinata da un bimbo che rise di lui invece di temerlo, ora guardiano dell’Isola dei Viscidoni, dove non splende mai il sole.
Sull’isola ci sono bambini colpevoli di essere tali, incapaci di andare in bicicletta senza rotelle, fischiare, scrivere in corsivo, acchiappare una palla al volo; ostaggi di grandi che vogliono rovinare le loro vite e quelle dei coetanei. Sono proprio i Viscidoni che producono puzzle impossibili, trapani per dentisti, ketchup colloso che resta appiccicato alla bottiglia e tavoli da ping pong con la rete che cade ogni volta che viene colpita.
Mordecai Richler è sempre Mordecai Richler, anche quando scrive per bambini, un po’ addolcito ma abbastanza pungente da compiacere una sorta di infantile cattiveria, e strizzare l’occhio agli adulti che accompagneranno nella lettura di questo libro scorrevole e godibile fino all’ultima pagina.
Grazie al suo coraggio Jacob compirà un onirico rito di passaggio, diventerà grande, salverà tutti i suoi amici, sconfiggerà il più cattivo della storia – che poi tanto cattivo non è – mettendone a nudo il cuore di “fanciullino” – perché lui l’aveva visto attraversare il cortile stando attendo a non pestare le righe e sapeva che nelle sue tasche c’erano gelatine gommose e vetrini colorati.
Il personaggio di Zanna Incappucciata è un duro dal cuore tenero, terrorizzato all’idea di perdere il potere conquistato nei panni di terribile cattivo, che, appena può gettare la maschera, torna bambino innamorato di caramelle e cioccolato.
L’epica battaglia finale si svolgerà tra cannoni sparamoccio e coccodrilli avvelenati, fino al ritorno del sole sull’isola, perché la nebbia costante era solo un artificio e per farla scomparire bastava togliere la corrente.
Se vi state chiedendo perché l’Isola dei Viscidoni fosse avvolta nella nebbia, il nostro autore ha una risposta geniale e profonda dietro al primo sorriso: «i grandi che odiano i bambini, gli animali domestici, i fiori e le risate temono anche il sole, il sole li acceca».
Ogni bambino si ritroverà in sintonia con Jacob: in lui potrà trovare un amico capace di comprenderlo, un amico con cui condividere storie di ordinaria incomprensione del mondo adulto e speranze di farsi finalmente notare e considerare all’altezza.
Jacob Due-Due in Canada diventerà persino un cartone animato e altri due libri (Jacob Due-Due e il Dinosauro e Jacob Due-Due agente segreto) ci racconteranno nuove avventure seguendo la crescita del quinto figlio di Mordecai Richler, pronto a conquistarsi il suo posto nel mondo, pronto a conquistarsi il suo posto nel mondo!