Il piacere del silenzio
H.Böll narra del dottor Murke
Premio Nobel nel 1972, umorista pungente, Heinrich Böll scrive una quarantina di pagine dal contenuto delizioso.
Al protagonista di questo breve racconto, Murke, chiamato “dottor” nonostante sia un giornalista radiofonico, viene affidato il compito di ascoltare e correggere (suo malgrado) alcune conferenze sull’essenza dell’arte del celebre Bur-Malottke.
Costui è un uomo di cultura che recentemente si è convertito alla religione cattolica ed ha maturato la preoccupazione di apparire sacrilego, manifestando il timore di pronunciare la parola “Dio” e la coerente volontà di sostituirla, all’intero di alcuni discorsi radiofonici registrati e destinati alla riproduzione, mediante l’espressione “quell’essere superiore che veneriamo”.
Tuttavia, quando l’intellettuale altezzoso e pieno di sé si reca in redazione per incidere sul nastro di registrazione ed acquietare i suoi scrupoli religiosi, nasce un problema:
[…] Murke prese il foglietto dal tavolo, si mise la sigaretta in bocca e disse a Bur-Malottke, leggendo dal foglietto: “Nelle due conferenze la parola Dio compare esattamente ventisette volte, dovrei quindi pregarla di ripetere ventisette volte quello che possiamo inserire. Le saremmo grati se Lei potesse ripetere le frasi trentacinque volte perché potremmo aver bisogno di una certa riserva”.
“Approvato”, disse Bur-Malottke, sorridendo e si sedette.
“C’è però una difficoltà”, disse Murke, “ nella parola Dio, a prescindere dal genitivo, non è chiaro il rapporto dei casi, per lo meno nella sua conferenza; invece nel caso di ‘a quell’essere superiore che veneriamo’ il caso deve risultare evidente. Abbiamo bisogno in tutto,” sorrise amabilmente verso Bur-Malottke, “ di dieci nominativi e cinque accusativi, quindi quindici volte: ‘quell’essere superiore che veneriamo’, poi sette genitivi, cioè: ‘ di quell’essere superiore che veneriamo’, cinque dativi, ‘a quell’essere superiore che veneriamo’.
Resta ancora un vocativo, al punto in cui Lei dice – o Dio- : mi permetto di proporle di lasciare il vocativo e di pronunciare: ‘O tu essere superiore che veneriamo’. […]
Il piacere del silenzio
H.Böll narra del dottor Murke
( H.Boll, “La raccolta dei silenzi del dottor Murke”)
PS: La radio nasce come strumento militare; resa civile dapprima negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso, utilizzata in seguito anche dall’Europa ( ricordiamo l’URI, progettata da Marconi, assorbita dall’EIAR fascista), costituisce una novità comunicativa anche nel secondo dopoguerra, tempo in cui Böll scrive.
L’arte è dovuta scendere a compromessi con i progressi della tecnica: alcune manifestazioni artistiche divengono più fruibili. Aumenta la quantità di opere disponibili ( infiniti lavori senza meriti) e, contrariamente, appunto, si perde la qualità. Uno degli aspetti della critica di Böll è proprio questa incapacità di distinguere un’opera d’arte ( dramma radiofonico, poesie, reportage, ecc) da un prodotto commerciale.