Raffaella Seutiut
pubblicato 6 anni fa in Letteratura

Una donna: uno sguardo adolescente

di Sibilla Aleramo

Una donna: uno sguardo adolescente

Un titolo eloquente, la cui funzione risiede nell’universalizzazione del personaggio di una donna, che assume la funzione di modello sociale: così Sibilla Aleramo ha voluto impostare il suo romanzo più celebre, edito per la prima volta nel 1906. Si tratta di un romanzo fortemente autorappresentativo, in cui vita e scrittura coincidono: la scrittrice ci offre un profilo intellettuale e psicologico di sé attraverso la sua narrazione, restituendo alla memoria un periodo intenso della sua vita.
Un’ingente parte dell’opera si concentra soprattutto sulla «fanciullezza, libera e gagliarda», e la prosa chiara e concisa ci narra i momenti salienti del periodo giovanile: il lavoro come contabile nella fabbrica del padre, il momento in cui hanno inizio letture «libere e disordinate». L’ambiente lavorativo della fabbrica comincia a porla in contatto con alcune riflessioni, e la giovane scrittrice inizia a carpire e a scoprire il tipo di conflittualità insita nella società del suo tempo.
Alcuni episodi però sono significativi, fondamentali per la determinazione dell’avvenire: il suicidio della madre, il crollo del mito paterno e la violenza sessuale subita a 15 anni.

Sicuramente la linea interpretativa che percorre tutto il romanzo come un leitmotiv, è il cosiddetto sogno d’amore: questo desiderio è presente in ogni sillaba che la scrittrice pone bianco su nero, in ogni attitudine ed inclinazione. Sibilla, in seguito ai traumi subiti e agli eventi spiacevoli che hanno costellato la sua adolescenza, ricerca una ricomposizione, una coniugazione tra il maschile ed il femminile: il maschile rappresentato da suo padre ed il femminile dalla madre.

Queste due entità separate cercano una ricongiunzione, un ritrovato intarsio attraverso la maternità, che in qualche modo incarna questa brama amorosa agognata.
Il proposito della scrittrice e della sua opera, anche a seguito della nascita del figlio, è quello di trasmettere un principio di libertà identitaria, in modo tale che si costruisca progressivamente un percorso di conoscenza di sé e d’intimità. La stessa scrittura dell’Aleramo rappresenta il tentativo di rigenerazione di sé, di una rinascita attraverso le parole: sarà proprio lei che definirà il suo romanzo un “libro-verità”, dal quale viene tratta un’esperienza umana che trascende l’identità individuale e si espande fino ad ergersi ad assoluta. Questa rinascita della scrittrice converge con la nascita del figlio, come se fossero due percorsi paralleli: la sua scrittura ora ha un destinatario. Il suo obiettivo è quello di trasmettere la liberazione dal pregiudizio interiore, deleterio e corrosivo, e la ricerca di quella libertà e consapevolezza intima a cui Sibilla ha sempre anelato, ma che ha ottenuto solo dopo innumerevoli sofferenze e battaglie contro il suo essere interiore:

Avevo la rapida intuizione di significare qualcosa di raro nella storia del sentimento umano, d’essere tra i depositari d’una verità manifestatasi qua e là a dolorosi privilegiati. E, pensosa, mi chiedevo se sarei riuscita un giorno ad esprimere per la salvezza altrui una parola memorabile.

 

 

 

 

 

 

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