Storie assassine
di Bernard Quiriny
In questo trattato di assurdologia c’è di tutto: cose che prendono la parola, amanti che si azzurrano, critici che si fanno un punto d’onore ad ammazzare i loro scrittori, sconcertanti diari di bordo, rigorose relazioni antropologiche su tribù lontane, carcerieri ossessionati, casi clinici.
L’opera in questione, di uno dei più importanti scrittori contemporanei di letteratura fantastica francese, edita da L’orma Editore e tradotta da Marco Lapenna, è straordinariamente sui generis: Quiriny, autore di origine belga, ci presenta una serie di racconti autonomi che non seguono un preciso filo narrativo. I protagonisti di quest’ultimi sono singolari: oggetti d’uso quotidiano che parlano, che scherniscono l’essere umano, come se avessero libertà d’azione e intenzioni maligne; un critico letterario che decide di assassinare uno scrittore al giorno per un intero mese, così, per semplice divertimento; un corpo umano che diventa invertebrato e sparisce, trasformandosi in una macchia scura e grassa disciolta sul suolo.
Sicuramente la maestria di Quiriny sta nella sua scrittura, che definirei leggera: attraverso l’uso dell’elemento fantastico e di una prosa scorrevole ed incalzante riesce infatti a sollecitare curiosità nel lettore, che s’imbatte in scene macabre e talvolta surreali. L’elemento dominante di questi racconti, il leitmotiv si stabilisce all’interno dell’umorismo che l’autore utilizza: il black humour di Quiriny riesce infatti a contemplare e ad affrontare con leggerezza e nonchalance temi come la morte ed il sesso. Affascinante è come l’autore giochi con la realtà: la plasma, la trasforma, ci dona un approccio paradossale e surreale rispetto alla nostra visione banale e quotidiana delle cose. Attraverso personaggi bizzarri e misteriosi, le storie vengono raccontate utilizzando un punto di vista antitetico rispetto al nostro: i protagonisti di questi racconti si prendono gioco di noi esseri umani, delle nostre paure, delle nostre ossessioni. Sarcasmo, ironia, umorismo nero e messa in ridicoli di temi tabù: sono questi gli ingredienti che rendono Storie assassine un’opera leggera, divertente ed estremamente particolare. Lo stesso Quiriny in un’intervista affermerà
Non siamo né più ridicoli né meno ridicoli: lo scrittore fa ciò che deve fare