Attila e Leone I
il Papa che, forse, fermò la guerra
Durante il V secolo d.C. la popolazione degli Unni, proveniente dalle steppe dell’Asia e da lì allontanata per mano dei potenti Cinesi, si stanziò in Europa centrale, più precisamente in Pannonia.
L’impero di Roma si avvicina al tramonto, insidiato su tutti i fronti da pericolose invasioni barbariche, tra cui Vandali, Alamanni, Burgundi, Franchi, Svevi, Alani, Goti d’Oriente e d’Occidente ( rispettivamente, Ostrogoti e Visigoti), e proprio gli Unni, dal 445 d.C. guidati da Attila, un comandante temuto e violento.
Migrando nuovamente dalla Pannonia, gli Unni si diressero verso l’Impero romano d’Oriente ( dove costrinsero Teodosio II ad una pace umiliante), penetrando fino alla Grecia centrale, anche se, durante l’incursione, cambiarono rotta e andarono verso l’Occidente, più debole, dal governo fortemente instabile, scosso di continuo da congiure militari e lotte intestine.
Arrivato in Gallia, da tempo smembrata e conquistata dai barbari, Attila seminò morte e distruzione, senza alcun tipo di pietà per i vinti, fin quando non venne sconfitto dal generale Ezio, a capo di una coalizione formata da Visigoti, Franchi e Burgundi, ai Campi Catalaunici, nel 451 d.C.
L’anno successivo gli Unni assediarono Aquileia e Milano, dove si stanziarono.
Poco dopo, si verifica un evento stupefacente, dal forte valore simbolico, che la storiografia – soprattutto cristiana- ha strumentalizzato a fini propagandistici.
Leone I detto “Magno”, il papa allora in carica, accompagnato da una delegazione ( potere temporale e politico erano profondamente interconnessi – si pensi a Sant’Ambrogio) , si interpone tra lo spietato conquistatore e le terre della penisola italiana, sul fiume Mincio.
Attila, d’improvviso, probabilmente per ragioni più pratiche che spirituali, conduce il proprio popolo altrove, abbandonando l’Italia.
Gli Unni e le barbare avanzate si dissolveranno presto, insieme al loro comandante, Attila, che morirà l’anno seguente, soffocando. Il sepolcro che contiene le spoglie del re non venne mai rinvenuto. I seppellitori vennero uccisi proprio per non svelarne l’ubicazione.
Sono state molte le interpretazioni a proposito di questo incontro, immortalato da Raffaello in uno splendido dipinto nella Stanza di Eliodoro dei Musei Vaticani – fuori da un contesto storico, all’interno dell’immaginazione.
Per alcuni studiosi, Leone pagò in oro Attila per allontanarsi al più presto, altri, intraprendendo un’indagine storica, ipotizzano una pressione sulla frontiera danubiana ad opera di Marciano, imperatore d’Oriente, altri ancora suppongono che Attila abbia abbandonato l’Italia a causa di un’epidemia di colera e malaria, che avrebbe decimato l’esercito; infine, alcuni condiscono la storia e la pongono in una sfera spirituale, inquadrando l’episodio in una mitologia di matrice cristiana, supponendo che papa Leone sia stato aiutato dagli apostoli Pietro e Paolo di Tarso ( egli, recentemente convertito, sarà il grande simbolo della cristianità delle origini).