“Anna Magnani. La biografia” di Matilde Hochkofler
La gavetta, Roma e “La rosa tatuata”
Era la prima volta che recitavo con la Magnani e l’emozione fu grandissima. Mi dispiace per le mie colleghe, ma l’emozione che ho provato con Anna è unica, è inutile parlarne, non si può commentare la grandezza e l’intelligenza di Anna Magnani come attrice (Marcello Mastroianni).
Nasceva a Roma il 7 marzo 1908 l’iconica Anna Magnani. La prima attrice italiana a vincere l’Oscar, la Pina della disperata corsa in Roma città aperta (Roberto Rossellini, 1945), la premurosa Maddalena in Bellissima (Luchino Visconti, 1951) e la tenace Roma Garofolo in Mamma Roma (Pier Paolo Pasolini, 1962). Ma anche quella della rivista in teatro, delle appassionate storie d’amore finite sui rotocalchi e delle auto sportive. In Anna Magnani. La biografia (Bompiani, 2018) di Matilde Hochkofler (con la collaborazione di Luca Magnani) la storia della grande attrice, “Nannarella”, è narrata minuziosamente e arricchita dai ricordi del figlio Luca Magnani e dalle testimonianze delle figure che hanno accompagnato la sua carriera.
Ma quante volte ve lo devo spiegà che non sono stata raccattata per la strada, che ho fatto fino alla seconda liceo, che ho studiato pianoforte a otto anni, che ho frequentato l’Accademia di Santa Cecilia? […] Ma io so’ nata a Roma da madre romagnola e padre calabrese, come dice il certificato di nascita. In Egitto mia madre ci andò dopo che mi ebbe avuta. Aveva vent’anni, non era sposata e a quell’epoca era uno scandalo, così andò in Egitto e io restai con la nonna qui a Roma.
Anna Magnani non è stata solamente una strepitosa attrice. L’infanzia, la gavetta e la guerra hanno forgiato il carattere di una donna incredibile.
Magnani iniziò a studiare recitazione nell’autunno del 1926 e da quel giorno non smise mai di farlo; prima gli spettacoli in teatro della rivista, poi le apparizioni cinematografiche. Teresa Venerdì (1941) di Vittorio De Sica, Campo de’ fiori (1943) di Mario Bonnard e il trampolino di lancio che cambiò definitivamente la sua carriera, a trentasette anni, Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini:
Della scena della morte non ho fatto prove. Con Rossellini, che è stato quel grande regista che è stato, non si provava. Lui sapeva che, preparandomi l’ambiente, io poi funzionavo. Durante l’azione del rastrellamento, quando sono uscita dal portone, all’improvviso sono ripiombata al tempo in cui per Roma portavano via i giovani. I ragazzi. […] Di colpo non sono stata più io. Ero il personaggio, insomma.
Il fatto di aver vissuto la guerra a Roma sulla propria pelle ha permesso all’attrice di mostrare ancora una volta tutto il suo talento, da vera professionista, come ricordava anche Sergio Amidei, sceneggiatore dell’opera:
Anna la girò ripetendola più volte, cascando sull’asfalto e sbucciandosi gomiti e ginocchia, dalle undici alle quattro del pomeriggio. La stessa sera era a fare la rivista al Valle. Questa era Anna Magnani. Altro che attrice istintiva! Una professionista, ecco che cos’era.
La popolana dagli occhi magnetici, i capelli scompigliati e la plateale risata. Anna Magnani dopo il successo di Roma città aperta recitò in altre pellicole, sempre nel ruolo di umile protagonista: L’onorevole Angelina (Luigi Zampa, 1947), Molti sogni per le strade (Mario Camerini, 1948) e Bellissima (Luchino Visconti, 1951). Senza dimenticare Vulcano (William Dieterle, 1950) dove, durante le riprese, i pettegolezzi intorno al triangolo amoroso tra Magnani, Rossellini e Ingrid Bergman erano sulle pagine di tutti i più importanti rotocalchi. Il regista e l’attrice svedese stavano lavorando in Sicilia per il film Stromboli (1950) proprio nelle vicinanze della location di Vulcano. Magnani accettò con forza la proposta del film Vulcano, sapendo che questo sarebbe andato in contrasto con il film di Rossellini. Ma nel profondo era molto irritata, come dichiarava il collega Rossano Brazzi:
Non faceva mistero con nessuno della sua rabbia e ogni sera si metteva sulla punta dell’isola, da quella da cui si scorgono in lontananza le altre isole Eolie, e mandava colorite maledizioni in direzione di Stromboli, dove l’idillio tra Rossellini e la Bergman aveva il suo momento magico.
Le pagine del volume di Matilde Hochkofler contengono diverse interviste, conversazioni e lettere di Anna Magnani. Confessioni che avvicinano intimamente il lettore all’attrice romana, soprattutto riguardo al suo periodo statunitense, dove viene sottolineata la stima reciproca e l’amicizia con l’attrice Bette Davis e lo sceneggiatore Tennessee Williams.
A questo proposito l’avvicinamento dell’attrice alla pellicola che le avrebbe fatto vincere l’Oscar nel 1956, La rosa tatuata (The Rose Tattoo, 1955) di Daniel Mann, fu molto lungo e complicato. Tennessee Williams voleva Anna Magnani per l’omonima pièce teatrale di cui si parlava negli Stati Uniti già nel 1950, ma nonostante il ruolo le interessasse molto Nannarella declinò la proposta a causa della sua insicurezza sulla lingua inglese, specialmente per quanto riguarda la recitazione teatrale. Perciò l’incontro tra i due avverrà solo qualche anno dopo, nel 1953.
Anna è come un cavallo di razza. Bisogna tenerlo chiuso nel box fino all’ultimo momento, che non sappia nulla e non veda nulla, e intanto gli si deve preparare una pista perfetta. Al momento della corsa si può lasciarlo andare a briglia sciolta. Vincerà di sicuro (Luchino Visconti).
Prima dell’approdo negli Stati Uniti, rigorosamente in nave per la paura di viaggiare in aereo, Magnani girò con Luchino Visconti il film Bellissima (1951), grazie a cui vinse il Nastro d’Argento, i due dovevano lavorare insieme già per l’opera precedente del regista, Ossessione (1943), ma la gravidanza non le permise di prendere parte alle riprese. Tra gli altri film, ebbe anche un ruolo nella Carrozza d’oro (Le carrosse d’or, 1952), con un maestro del cinema francese, Jean Renoir:
Il lavoro con Anna Magnani è stato molto appassionante, soprattutto quando era stanca. Quando era stanca arrivava la mattina in uno stato spaventoso. […] Cominciavamo a provare con gli altri attori. La prima era penosa. La seconda andava un po’ meglio. Alla terza, le parole uscivano dalla sua bocca e cominciavano a farsi sentire. Le assorbiva, le faceva sue. Il suo viso si trasformava. Alla quarta o alla quinta prova assumeva l’aspetto di una ragazza.
In Anna Magnani. La biografia i racconti intorno alla vita dell’attrice romana seguono la linea temporale della carriera. Il lettore non troverà analisi cinematografiche, ma tutto ciò che ruota intorno alla scelta dei personaggi da interpretare, i rapporti d’amicizia e le opinioni sui colleghi. E anche cosa si nasconde dietro tutto ciò: le ansie e le paure, la felicità e la soddisfazione, la nascita del figlio, l’esperienza di madre e gli amori.
Una delle tappe più importanti della vita dell’attrice è sicuramente la prima partenza verso gli Stati Uniti, un viaggio seguito attentamente dai media dell’epoca. Per l’attrice non è stata una scelta semplice farsi scivolare i timori di lasciare l’Italia e Roma:
Ero partita male dall’Italia. Ero partita di malumore. Io non amo viaggiare, non amo i bagagli, non amo le preoccupazioni che un viaggio ti dà. Nello sesso tempo vorrei vedere tutto il mondo. Non ho trovato maniera di conciliare queste due cose. Non amo lasciare casa mia, non amo mai lasciare Roma.
Ma allo stesso tempo, al suo rientro, dopo aver tentato di comprende la cultura e la vita a stelle e strisce, mostrò la felicità dell’esperienza appena vissuta:
Non dimenticherò molto facilmente tutte le emozioni che ho provato a New York. Non dimenticherò mai quello che ho ricevuto da questa sconcertante città dura e nello stesso tempo così umana. Così, dopo esattamente un mese e dieci giorni, rientravo a Roma.
Inoltre, l’esperienza statunitense è stata arricchita anche dalla conoscenza dell’attrice Bette Davis, per cui provava una stima smisurata a livello professionale e soprattutto come donna. Infatti prima di partire per il rientro a Roma le scrisse una lettera:
Cara, cara Bette, prima di partire voglio scrivervi, senza aspettare il mio arrivo a Roma. […] Non dimenticherò mai il nostro incontro, non dimenticherò il vostro viso, lo porterò con me in Italia. Non so perché sono uscita da casa vostra emozionata e sbalordita, l’emozione di starvi davanti, voi viva davanti a me viva, dopo avervi tanto volte ammirata, divorata sullo schermo, sbalordita dalle vostre interpretazioni, sbalordita perché di colpo mi sono trovata nello stesso tempo in camera vostra, davanti a una bambina. […] Siete così umana, così tremendamente umana e io mi sento molto vicina a voi, mi sento molto simile a voi come donna. Come artista voi sapete cosa siete per me.
Nel 1954 Anna Magnani torna a New York prima di partire per la Florida e poi verso Los Angeles per le riprese della pellicola La rosa tatuata, in cui interpreterà l’intenso personaggio di Serafina Delle Rose, una donna siciliana immigrata negli Stati Uniti. L’attrice, partita dagli umili palcoscenici romani, conobbe la gloriosa macchina cinematografica hollywoodiana, lavorando sul testo scritto da Tennessee Williams e recitando a stretto contatto con Burt Lancaster.
La prima mondiale di The Rose Tattoo si svolse il 12 dicembre all’Astor Theatre di New York, in contemporanea con Los Angeles. Invece, nella sala del Pantages Theatre di Hollywood, il 21 marzo 1956, si svolse la ventottesima cerimonia della consegna degli Academy Awards. Anna Magnani non era presente alla cerimonia, ma l’Oscar alla migliore attrice fu meritatamente suo.
Se mi chiedete qualcosa di Roma, allora sì vi potrei dire un sacco di cose. Ma a Hollywood vado e vengo talmente in fretta! Io adoro Roma, la mia splendida città simile a un’affascinante donna addormentata.
Negli anni successivi, dopo la vittoria dell’ambito premio cinematografico, Anna Magnani gira negli Stati Uniti Selvaggio è il vento (Wild is the Wind, 1957) di George Cukor e Pelle di serpente (The fugitive kind, 1959) di Sydney Lumet, accanto a Marlon Brando. Ruoli ambiziosi eppure stereotipati, nei quali doveva incarnare il prototipo della donna mediterranea, gelosa e irascibile.
Al suo rientro in Italia lavora alla sardonica pellicola Risate di Gioia (1960) di Mario Monicelli e alla drammatica Mamma Roma (1962) di Pier Paolo Pasolini, dove ritrova la sua città e la romanità che l’ha resa celebre.
Il suo ritorno al passato, in teatro, avviene per via delle ultime delusioni cinematografiche e del rifiuto di alcuni ruoli poco intriganti. Franco Zeffirelli la convince a recitare nella pièce teatrale La lupa di Giovanni Verga, in Italia e anche in Russia: con un viaggio in treno, accompagnata per solidarietà da tutta la troupe. Con queste interpretazioni, acclamate da Eduardo De Filippo, Anna Magnani lascia un ricordo indelebile e maturo del proprio talento anche sul palcoscenico.
La sua ultima apparizione sul grande schermo è il saluto di una diva, così suggestiva e malinconica, nel film Roma (1972) di Federico Fellini, dove la voce del regista accompagna il rientro a casa dell’attrice Anna Magnani che, prima di chiudere la porta, con un ultimo sorriso e lo sguardo penetrante dei suoi occhi, saluta Fellini, Roma e il suo amato pubblico.
Un’attrice, un attore, un artista è una cosa difficile da definire. Non so, qualcuno prima di me l’ha detto: sono degli egoisti, degli egocentrici, un po’ esibizionisti. Però, guai se non ci fossero gli attori (Anna Magnani, intervista di Pietro Pintus, 1965).
Anna Magnani si spense all’età di sessantacinque anni nel 1973, e oggi viene considerata da molti come l’attrice italiana più grande di tutti i tempi. Il libro Anna Magnani. La biografia di Matilde Hochkofler permette di spalancare le porte della carriera di questa straordinaria donna e attrice, offre gli strumenti, storici e sentimentali, per provare a comprenderne il talento, la passione e l’amore: sia per la vita che per la recitazione.