Marco Miglionico
pubblicato 6 anni fa in Letteratura \ Recensioni

Billy Argo: il ragazzo detective fallisce

Come imparare a convivere con il male senza pretese di soluzione

Billy Argo: il ragazzo detective fallisce

Immaginate – o sicuramente ne avrete già avuto esperienza nella vostra vita – di dover fronteggiare il peso insostenibile di una perdita, la quotidiana assenza di una persona prima fondamentale. Come reagireste? Quali paure prenderebbero vita immediatamente dopo?

 Da questo crepuscolo che divora l’orizzonte del futuro inizia la vera storia di Billy Argo, dell’autore americano Joe Meno, tradotto per Pidgin edizioni da Stefano Pirone. Billy abbandona – in un triste giorno della sua vita – la spensieratezza dell’infanzia e quella evocata dai ricordi d’infanzia per approdare senza filtro alcuno alla crudezza della vita, alla sua ferocia. Billy perde la sorella Caroline, che muore suicida apparentemente da un giorno all’altro. Il ragazzo, che era lontano di casa per ragioni di studio, non si capacita della scomparsa di una persona cui era legato visceralmente, non ne trova una spiegazione, perciò resta convinto per tutto il tempo che la morte della sorella sia in realtà un nuovo mistero da risolvere. Con una prosa distopica e che spesso volge al surreale, al nonsense, Joe Meno racconta di tutti i misteri che il ragazzo detective ha dovuto risolvere, quasi fosse mosso verso di essi da una malata scrupolosità. È schizofrenica, paranoide e morbosa la ricerca di Billy, la sua voglia di ricercare indizi pressoché ovunque nella sua città, il circondarsi di figure misteriose, che sembrano vivere nella sua testa prima che nel mondo reale. Quel mondo reale che il ragazzo detective è costretto a riaffrontare, dopo anni di internamento in un istituto di igiene mentale, e che deve vivere forzatamente come chiunque, piegandosi a un lavoro che non desidera davvero, fuori luogo dappertutto, restando ancora un po’ bambino.

 Joe Meno affida infatti all’ingenuità del bambino che è rimasto in Billy, il quale rivela se stesso soltanto ad altri bambini coi quali parla disinvoltamente e senza filtri, la narrazione e la riflessione sugli eventi, con uno stile scanzonato che ricorda la voce onnisciente nei film di Jaco Van Dormael. Il tutto viene poi arricchito da piccoli misteri che il lettore deve risolvere, su esplicito invito dello scrittore di Chicago, per poter aiutare Billy Argo nel raccogliere indizi: scritture in codice, segnali all’apparenza vuoti di senso, indizi distribuiti e sparsi nella realtà quotidiana. Infatti, la vera lezione appresa dalla lettura di un romanzo così bello quanto complesso (cifra delle scelte editoriali di Pidgin) è che la vita è di per sé un mistero, un insoluto groviglio e che bisogna partire perciò da piccoli indizi, quindi da piccoli misteri, per svolgerlo serenamente.

 Il più grande mistero per Billy resta uno, che domina la maggior parte delle riflessioni bambine del ragazzo detective: l’origine del male. Interrogarsi su di esso conduce Billy, e quelli come lui, a instabili nevrosi, ansie gigantesche, paure che trovano forma in tutto ciò che non sappiamo spiegarci. Tutti i personaggi di questo romanzo, infatti, sono dominati dalle loro fortissime paure e ognuno ha trovato una inadeguata strategia di coping: la ragazza cleptomane, il bullo muto (che parla attraverso biglietti di carta, ma comunica solo con le formiche che ha raccolto in un habitat/cittadella), evasori fiscali che si mimetizzano in una ditta che vende parrucche, la stessa in cui lavora Billy convinto di regalare felicità (in realtà una falsa identità) a gente già morta dentro, ormai sconfitta dalla vita.

L’unica cosa che tutti gli uomini hanno in comune è la loro capacità intrinseca di commettere errori. Ragiona, Ma c’è della meraviglia nel tentare, poiché, pur sapendo che siamo tutti destinati a non risultare all’altezza delle cose, rinunciamo ogni singola volta alla ragione e alla paura in maniera così deliberata (pp. 359-360)

 Se dunque volete leggere questo romanzo, dare praticamente una mano all’impresa di Billy Argo, il cui cognome rievoca le gesta degli eroi che dovevano recuperare il vello d’oro, anch’essi dominati dall’incapacità di agire con cognizione, vi invito ad addentrarvi col massimo di cautela e di disillusione, per affrontare, consapevoli della propria inadeguatezza, il male che informa l’anima umana.

Fonte dell’immagine in evidenza: https://www.pidgin.it/