Buddenbrook, decadenza di una famiglia
letteratura come testimonianza storica
La storia di un popolo con le annesse vicende risulta non poi tanto diversa da una narrazione capace di stirare a suo piacimento la dimensione spazio temporale del lettore. Il fatto storico esiste di per sé ma la sua esistenza è tale a seconda di come viene percepito e quindi raccontato. La letteratura nella maggior parte dei casi rappresenta il luogo di critica di una società, il suo negativo fotografico, il divenire di una o più realtà sociali, un filtro attraverso il quale poter guardare la realtà stessa. In virtù di questo non è poi così sbagliato vedere la letteratura come documento storico, come elemento adiacente alla fonte storica, quella degli archivi, dei manoscritti e dei resti archeologici.
Senza affrontare la struttura narrativa con istanze critico-teoriche ma focalizzando l’attenzione in chiave storica, è possibile fare il nome di un’opera letteraria di grande spessore del Novecento, forse uno dei romanzi europei più riusciti, “I Buddenbrook. Decadenza di una Famiglia” in tedesco “Buddenbrook. Verfall einer Familie”. Il romanzo in questione, scritto da Thomas Mann (1875-1955) dal 1896 circa fino al 1900, pubblicato nel 1901 e ambientato nella piccola cittadina tedesca di Lubecca (città natale dello scrittore), narra in chiave storica, in un arco temporale di quarant’anni (1835-1877 circa), attraverso le quattro generazioni della famiglia alto borghese mercantile Buddenbrook , la sua decadenza economica. Mann, alla luce di quanto detto, non trascura le tre date chiave della storia tedesca in quest’epoca: il 1848, “la primavera dei popoli”, il 1866, l’anno della battaglia di Königratz con la conseguente formazione dell’impero austroungarico e il 1871 che vide la conquista da parte della Germania di due regioni francesi, l’Alsazia e la Lorena. I fatti narrati della famiglia Buddenbrook possono esser utili se si vuole avere un ‘idea di quello che accadeva in Germania e addirittura in Europa nella seconda metà dell’800. Dopo la caduta di Napoleone e il congresso di Vienna, tenutosi nel 1815, il ceto borghese europeo rivendicava la parità dei diritti in chiave sociale,politica e giudiziaria, voleva una forma politica che garantisse la meritocrazia e un’equa distribuzione delle ricchezza. I tedeschi prima della “primavera dei popoli” del 1848 hanno visto il fenomeno dei Vörmarz (“prima di marzo”, ossia prima della primavera dei popoli), associazioni clandestine di studenti borghesi universitari che rivendicavano le loro idee politiche. Tutto questo nel romanzo è interpretato da un personaggio secondario, Morten Schwartzkopf, studente universitario di medicina del ceto borghese che rivelerà a una dei tre protagonisti, Tony Buddenbrook, la sua appartenenza a un gruppo rivoluzionario di studenti borghesi universitari. Il periodo “post congresso di Vienna” se da una parte represse la borghesia dall’altra ha permesso l’unione doganale (zollveneir) della Germania, repubblica federale sin dalla pace di Westfalia del 1648. Tale evento era atteso da tutto il ceto alto borghese mercantile, quello dei Buddenbrook per intenderci e non è un caso se i personaggi all’interno del libro discutono di ciò anche con istanze critiche. Altro esempio riportato nel periodo narrativo del romanzo è la presenza della morte in età giovanile per cause Figura 1: Thomas Mann
futili dei personaggi e di conseguenza la loro forte religiosità. Solo dopo le rivoluzioni industriali la vita sarà più lunga e migliore grazie alla sviluppo in campo medico, tuttavia, a livello esistenziale, le ideologie avranno il sopravvento sulla religiosità. Infine Mann affronterà la militarizzazione della Germania sotto Otto Von Bismarck tale da renderla una delle potenze economiche mondiali di fine ‘800 con una frase pronunciata da uno dei protagonisti Hanno Buddenbrook « la scuola era diventata uno stato nello stato » (T.MANN, I Buddenbrook, Torino, Einaudi, 2014, XI, p.657).
Alla luce di ciò, può la letteratura rendere la storia nitida nelle sue atmosfere e nella sua essenza di causa-effetto? Sì, ed è proprio questo il bello dei libri, molto spesso trasmettono un sapere diverso da quello di un testo scolastico, a volte noioso e deviante.