Fantastic Mr. Fellini – Intervista con Wes Anderson
uno sguardo cinematografico
Una camicia chiara a quadretti, un cardigan beige, senza scarpe e seduto su di una poltrona vintage di tessuto a righe. Viene presentato così Wes Anderson in Fantastic Mr. Fellini – Intervista a Wes Anderson (2020) di Francesco Zippel, ex collaboratore proprio del regista statunitense. Un documentario che vuole essere un omaggio per il centenario del maestro del cinema, Federico Fellini, nato infatti il 20 gennaio del 1920.
Un’intervista formata da un percorso a tappe, parole chiave, dove Wes Anderson riesce ad esprime delle suggestioni sulle magnifiche opere cinematografiche di Fellini, ma soprattutto una panoramica sull’influenza artistica che queste gli hanno trasmesso sin dall’infanzia, con pellicole come La strada (1954) e Amarcord (1973) oppure, successivamente, con le opere della maturità, tra cui un capolavoro come 8½ (1963). La narrazione documentaristica passa armoniosamente dalle parole di Anderson alle frasi, lette da Stefano Accorsi, da fotografie e soprattutto da disegni di Fellini, rafforzando l’empatia con lo spettatore.
Fellini viene definito da Anderson come un regista musicale, ritmico, che nella sua formidabile carriera cinematografica può essere scisso in due fasi: una influenzata dal periodo neorealista e l’altra, partendo da Amarcord, più originale. I disegni (tratti dal volume illustrato Il libro dei sogni di Federico Fellini), la metodologia e le comparse sono solo alcuni dei capitoli che vengono affrontanti dal regista statunitense in questa intervista, dove cerca di trasmettere una sua idea di quello che rappresenta l’immaginario felliniano; soffermandosi anche sulla musica e sul rapporto artistico che aveva con Nino Rota, paragonandolo a quello che egli possiede con Alexandre Desplat.
L’artista è sempre un medium. Ogni volta che mi è capitato per caso di vedere la scena di un mio film, magari nel televisore di un bar, mi sono sempre chiesto: ma chi l’ha fatta? Ma come è possibile che sia stato io?
Federico Fellini In questo viaggio fatto di pellicole, disegni e citazioni merita un approfondimento il cortometraggio Castello Cavalcanti (2013) scritto e diretto da Wes Anderson, perché rappresenta visivamente, e concretamente, un omaggio a Fellini. Nato da una collaborazione con la celebre casa di moda Prada, la breve opera filmica appartiene, tipicamente, all’estetica del regista nato ad Houston. Ambientato in un piccolo paesino dell’Italia nel settembre del 1955, racconta di una gara automobilistica dove uno sfortunato pilota, interpretato dall’immancabile Jason Schwartzman, va a sbattere contro una statua di Gesù. Le immagini in movimento restituiscono una narrazione popolare, e stereotipata, degli italiani attraverso un’estetica andersoniana influenzata dal tocco di felliniana filmografia. Infatti, nella scena della corsa automobilistica, intravediamo un reporter con indosso un abito interamente bianco e una camicia nera, scattare delle foto prima di salire a bordo di una motocicletta. Questa comparsa simboleggia un chiaro riferimento a Marcello Rubini (Marcello Mastroianni), protagonista di La dolce vita (1960), ricordando l’abito che indossava nell’ultima sequenza della celebre pellicola. Girato proprio nella “casa artistica” di Federico Fellini, Cinecittà, Castello Cavalcanti racconta di un paese rurale, e folcloristico, distinto da comparse ed elementi scenografici dettagliati che riescono a dipingere un quadro – per mezzo di una pennellata ancestrale e suggestiva – che raffigura una tipica piazzetta italiana. Un prete, un piatto di spaghetti o un’insegna luminosa, elementi e figure che vengono inquadrati dalla macchina da presa in maniera melodiosa ed efficace, palesando una sorta di malinconia, ricordo, di casa.
Creativo e immaginario, Fantastic Mr. Fellini non è un documentario esclusivamente per gli amanti di Federico Fellini o di Wes Anderson, ma semplicemente per tutti gli amanti del Cinema.