Culturificio
pubblicato 6 anni fa in Letteratura \ Recensioni

Ferlinghetti, il bardo centenario:

poesie di anarchia, di dissenso e di ultimi tramonti

Ferlinghetti, il bardo centenario:

E la nostra sera distesa nel cielo

Come un paziente privo di sensi su un tavolo

Ho conosciuto Lawrence Ferlinghetti come penso l’abbiano conosciuto la maggior parte dei lettori: da giovanissima, dopo aver letto Urlo di Allen Ginsberg, strabuzzando un po’ gli occhi e pensando “Ma cos’ho appena letto?”, e poi l’ho riletto , voracemente, bisognosa di saperne di più. Ed è proprio qui che entra in gioco Ferlinghetti.

Nato da padre bresciano, che morì appena sei mesi dopo la sua nascita, e da madre francese, che venne rinchiusa in manicomio nei suoi primi anni di vita, Lawrence vive con sua zia a Strasburgo e solo successivamente si trasferisce in America; qui si arruola nella Marina durante la Seconda Guerra Mondiale. I suoi studi continuano dopo il conflitto, alla Columbia University e alla Sorbona.

La svolta decisiva fu nel 1953: Ferlinghetti si trasferisce a San Francisco e inizia a venire a contatto con la febbricitante cultura che stava prendendo piede nella città. Apre la libreria e casa editrice ‘City Lights’ e nel 1956 viene arrestato per oscenità dopo la pubblicazione di Urlo di Ginsberg, il poema psichedelico che sarebbe poi diventato manifesto della Beat Generation.

Amico di Ginsberg, di Jack Kerouac, di Gregory Corso, poeta centenario e quasi del tutto cieco, ci fa ancora dono di una prolificità letteraria invidiabile: il suo libro più recente è Little Boy (2019), un romanzo autobiografico, che verrà edito da Edizioni Clichy solo questo settembre.

Di recente uscita in Italia è dunque Scoppi urla risate (Sur, 2019), in una splendida  traduzione di Damiano Abeni e con una nota dell’editore Marco Cassini da leggere con tanta attenzione: Cassini si espone personalmente e, per prepararci al grande dono che sono le sue poesie, ci racconta del suo Ferlinghetti, del loro primo incontro, dell’insormontabile dimenticanza dell’editoria italiana delle sue opere (dopo qualche anno di pubblicazioni sparse di Lei, Einaudi, Notte Messicana, Newton Compton, Tremila formiche rosse, Newton Compton, Smoking Grass Reverie, Edizioni East 128), e della coraggiosissima richiesta dell’editore di pubblicare le sue poesie come primo tascabile della collana “Sotterranei” di minimum fax.

Cassini ci racconta poi decisione, qualche anno dopo, di inaugurare nella sua casa editrice SUR, una collana esclusivamente americana dal titolo molto beat, BIG SUR, tratto dal nome della selvaggia costiera californiana dove fece un viaggio proprio con Ferlinghetti.

Il poeta non è solito fare giri di parole, e perciò non ne farò neanche io: Scoppi urla risate è una raccolta splendida. Chi conosce già alcune delle sue opere, potrà ritrovarsi nelle familiari immagini, così forti e dissacranti, nel tema sociale, in quello politico, nei richiami al linguaggio beat; chi d’altro canto non si è mai spinto, per un motivo o per l’altro, fino al selvaggio lido californiano, potrà iniziare a conoscere questo magnifico autore leggendo un lavoro solido e riuscito.

È l’impero invisibile

Del sorridente capitalismo rapace

E la democrazia è il capitalismo

Niente più poveri

Niente più gente che muore di fame

Niente più masse accalcate nel nostro impero

La marea montante tiene su tutte le barche

Sempre che ce l’abbiate, una barca

Il titolo nella sua edizione originale è Blasts Cries Laughter, certamente un omaggio a BLAST, la famosa rivista dei primi anni del Novecento di Wyndham Lewis e Ezra Pound, ma anche un riassunto dei toni utilizzati del poeta nella raccolta: vi sono urla di orrore, vi sono ironia e complicità con il lettore, ma vi sono anche gli scoppi violenti dell’invettiva.

Quarantasei poesie che ad un primo colpo d’occhio non sembrano essere legate tra loro: ma nel corso della lettura capiamo subito che Ferlinghetti non esce mai dallo spettro di colori scelto per questa raccolta; poesie differenti e con differenti toni, ma i quali colori non stonano mai l’uno con l’altro.

Ed ecco che nelle poesie scoviamo sentiti riferimenti all’amatissima cultura europea, talvolta chiari talvolta molto impliciti, la passione per il surrealismo, troviamo del citazionismo di altri scrittori (Pound, Beckett, Dante), tastiamo con mano il suo profondo antimilitarismo e il suo pacifismo, nato dall’esperienza diretta con il conflitto mondiale e con il ricordo dell’attentato dell’11 Settembre, ed infine anche la sua passione ecologista.

In un sogno dentro un sogno ho sognato un sogno

Di lotta quotidiana per l’esistenza

Nel modellino a molla dell’universo

Il tritacarne vorticante del mondo

Sul punto di divorare sé stesso

Una raccolta a mio parere è notevole per ben due ragioni. La prima, e forse ingenuamente la più importante, è che è bella da leggere: l’organizzazione del verso di Ferlinghetti è e rimarrà una delle migliori della poesia americana contemporanea; la seconda è che rende di nuovo presente e disponibile nelle librerie un maestro del Novecento così spesso dimenticato da noi lettori italiani.

Citando le belle parole di Cassini a chiusura della sua nota, «Buon compleanno, Lawrence, brindiamo ai tuoi primi, e ai prossimi, cento anni di beatitudine».

Articolo a cura di Giulia Marziali

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