“La strega ovvero degli inganni de’ demoni”
Pico della Mirandola esplora la "superstizione" che condannò centinaia di donne
Oggi è superficialmente ricordato per l’ottima memoria che possedeva, tale da poter recitare, una volta letto, un testo perfino al contrario, come fece, si dice, con la Commedia di Dante.
Pico della Mirandola (1469-1533), sebbene fosse un filosofo di tutto rispetto, è legato a pettegolezzi e bassezze di ogni genere, nate dove muore l’intelligibilità dei suoi scritti (capacità che forse non ha mezzi per essere raggiunta).
Si vocifera per esempio di un suo rapporto omosessuale con un umanista di nome Girolamo Benivieni che, nonostante il cognome ambiguo, probabilmente intratteneva con Pico un classico rapporto epistolare, culturale ed eterosessuale. Prima di questa diceria ne circolava un’altra in cui era coinvolta una concubina segreta non meglio identificata;
Parlando d’altro senza cambiare argomento, nella vita di Pico incontriamo di continuo riferimenti esoterici; egli stesso in più occasioni esaltò la magia a dispetto dell’astrologia ( i corpi celesti, secondo lui, non influenzano le azioni dell’uomo), si interessò alla Cabala ebraica, territorio fertile per speculazioni misteriche, e tentò di conciliare più dottrine in una sorta di filosofia universale.
È perciò interessante la sua visione dell’uomo, moderna, in cui l’individuo stesso “forgia il proprio destino”:
« […] Stabilì finalmente l’Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l’uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: -non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché […] tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. […] ».
Ad ogni modo la mia attenzione cade altrove, su “La strega ovvero degli inganni de’ demoni”, datato 1527, uno scritto in latino tradotto nella toscana favella da un certo Turino Turini abate di Pescia, che in una lettera ad una duchessa scrive: “ Questa poca fatica per due cagioni io ho preso a fare; prima per fuggire l’ozio ( radice e fondamento d’ogni male), poi per giovare generalmente a quegli che non hanno la lingua latina”.
In questo scritto sono rese note le manifestazioni del demonio per vaccinare i cristiani contro le sue influenze sull’essere umano. Si presenta in forma dialogica e lascia trapelare alcune considerazioni riguardo al male, e più specificamente circa le streghe. Anticamente sono uccelli mortiferi che ingannano le balie bevendo il sangue dei neonati per opera di “demoni maligni”.
Di conseguenza per l’azione esercitata sui fanciulli alcune madri sono etichettate come “streghe” e processate in quanto tali, soprattutto nel Medioevo.
Proprio dall’eredità dei volatili deriva la possibilità di volare, “sopra quel legno col quale si concia il lino e la canapa, sopra capre, sopra becchi, o sopra montoni”.
Solitamente la trasformazione avviene tramite unguenti, oli magici cosparsi su tutto il corpo.
L’autore cerca e individua collegamenti tra episodi avvenuti all’interno della corte fiorentina e la mitologia greca e latina, citando vari autori, trattando di ladri, maghi, demoni e morti orrende: il demonio si fece adorare travestito da sapienza, elevato dagli uomini al rango di divinità in nome di una religione falsa.
Pico attinge, oltre che dai classici, dal celebre Malleus Maleficarum, ovvero “Il mantello delle streghe”, testo redatto in Germania nel 1487 per reprimere la stregoneria e in senso pratico i movimenti eretici che tentarono di distruggere la fede ortodossa dalle fondamenta.
Quest’opera suscita una grande curiosità in quanto fu scritta da un dotto che, riprendendo temi e motivi popolari, analizza l’argomento usufruendo del suo vasto bagaglio culturale e della sua abilità di letterato; non si tratta di un’opera grezza, per quanto tratti di superstizioni, perché la mano che l’ha trasmessa lo ha fatto in piena coscienza, curiosando tra i supposti poteri magici delle streghe.