Chiara Masotti
pubblicato 2 anni fa in Letteratura

La trasparenza dello sguardo: la dinamica di scambio come ispirazione poetica in Paul Éluard

La trasparenza dello sguardo: la dinamica di scambio come ispirazione poetica in Paul Éluard

L’alba ti amo, ho tutta la notte nelle vene / Tutta la notte ti ho osservato / Ho tutto da capire ma sono sicuro delle tenebre / Esse mi danno il potere / Di avvolgerti / Di agitarti, desiderio di vivere / Nella mia immobilità / Il potere di rivelarti / Di liberarti di perderti / Fiamma invisibile nel giorno. / Se te ne vai, la porta si apre sul giorno / Se te ne vai, la porta si apre su me stesso.

Da questi versi di Paul Éluard affiora il senso della sua poesia, e si delinea immediatamente il profilo di un autrui, la presenza di un altro.

Come scrive Jean-Pierre Richard nella sua opera Onze études sur la poésie moderne, «senza l’intuizione di un avec, l’universo per Éluard si spegnerebbe, decomponendosi». Al contrario, «sostenuto da tale relazione, il mondo trova il suo rilievo e orientamento, diventando campo e struttura»: animato da un gioco di sguardi e dall’ardente presenza dell’altro, l’universo è allora pronto a farsi atto poetico ed evidenza creatrice.

L’aube je t’aime è un chiaro esempio di come lo sguardo del poeta, diventi, nello sguardo dell’amata, ispirazione poetica, dando vita a un rapporto osmotico tra i sensi e la scrittura. Questo scambio privilegiato tra i due amanti si esprime attraverso la metafora della notte e del giorno: come il crepuscolo precede l’alba, riempiendo l’atmosfera di sogni e di fervide aspettative, così la donna insegna al poeta la sua vera essenza e accende in lui quella fiamma altrimenti invisibile, perduta.

Questo ritratto d’amore, immagine di pura allégeance, è messo in luce dalla figura dell’antitesi, che esprime con estrema sincerità lo stato d’animo di chi avvolge l’altro, trattenendolo a sé, e al contempo lo lascia andare, permettendogli di rivelare tutta la sua bellezza nella libertà.

Ecco che, costretto nella propria stasi, il poeta non può far altro che osservare e lasciarsi sedurre da ciò che vede: un susseguirsi di sogni avvince la sua mente, mette a nudo il confine talvolta così sottile tra realtà e immaginazione e tra istante ed eternità. 

Lo sguardo genera pertanto un movimento ciclico: specchio in cui ciascuno può ritrovare sé stesso negli occhi dell’altro, non è solo punto di contatto ideale tra due amanti, ma anche centro riflessivo, in grado di rendere visibile all’uomo il proprio io sensibile. Questa dinamica infinita di ricerca interiore e scambio reciproco si manifesta nella forma stessa degli occhi, il cerchio. Quest’ultimo domina uno dei poemi più conosciuti di Éluard, La Courbe de tes yeux:

La curva dei tuoi occhi fa il giro del mio cuore / Girotondo di danza e di dolcezza / Aureola del tempo, culla notturna e sicura, / E se non so più tutto ciò che ho vissuto / È perché i tuoi occhi non mi hanno sempre veduto. […] Profumi schiusi da una cova di aurore / Che giace ancora sulla paglia degli astri, / Come il giorno dipende all’innocenza / Il mondo intero dipende dai tuoi occhi puri / E tutto il mio sangue fluisce in quegli sguardi.

Il mondo esterno sembra non esistere più, inglobato dalla presenza femminile, unico paesaggio che dà forma all’universo del poeta: quest’ultimo viene catturato da ali di luce, cullato da una notte profumata, guidato dalla stella più luminosa.

Come scrive Éluard, «vedere è capire, giudicare, deformare, dimenticare o dimenticarsi, essere o scomparire». Quando gli occhi sono aperti, essi occupano tutto lo spazio del mondo: è in essi che il poeta coglie la meraviglia infinita dei giorni. Chiusi, questi vedono ogni cosa, rivelando il pensiero più segreto a colui che si ricerca attraverso di essi. Così accade nel meraviglioso istante raccontato in Corps idéal:

Ai fianchi del tuo sorriso un cammino parte da me / Sognatrice carnale luce infuocata / Acuisci il mio piacere annulla l’estensione / Distruggi presto il mio sogno e il mio sguardo.

La visione della donna dona al poeta appagamento e ispirazione, lo rende completo e lo spinge alla ricerca: nell’incontro e nella reciprocità, quello che conta è la presenza dell’altro. Lei, sognatrice, è luce e fuoco, percorso infinito verso il desiderio. Di fronte a ciò, Éluard dimentica sé stesso e il mondo esterno: il poeta non deve più sognare ma cogliere questo attimo di eternità, chiudere gli occhi e vedere ogni cosa chiara.

La vera essenza dello sguardo risiede nella volontà di trasparenza e non nella pretesa di cogliere ciò che sfugge (come l’amore si fonda sulla libertà e non sulla possessione): il temperamento poetico, nella sua stessa ricerca della meraviglia, ammette il mistero irriducibile, nutrendosi dell’incomprensione.

Nella trasparenza / Il ritorno dei pensieri / Cancella le sorde parole / Lei cancella tutte le immagini / Abbaglia l’amore e le sue ombre restie / Lei ama, ama dimenticare se stessa.

In questo stato di trasparenza e di oblio, miroir d’un moment, si riflette un’esplorazione poetica sublime, dove, come scrive la studiosa Corinne Bayle, «l’iniziazione alla vita e al linguaggio, alla creazione letteraria, è guidata dalla figura femminile». Attraverso il suo corps perdu, innervato dei sogni e delle parole del poeta, l’amata diventa movimento e sostanza irraggiungibile, enigma e soluzione, abolizione folgorante del visibile. Non resta che la fusione tra un io e un tu intimamente posti l’uno di fronte all’altro:

Si china su di me / Il suo cuore ignora / Per vedere se l’amo / Si fida e dimentica / Sotto le nuvole delle sue palpebre / Il suo viso si addormenta tra le mie mani / Dove siamo / Insieme inseparabili / Vivi vivi / Vivo viva / E la mia testa viaggia nei suoi sogni.

Il cuore senza i sensi non vede, ignora: è sotto le palpebre chiuse e nella carezza di una mano che il sentimento trova fiducia e permette ai due amanti di vivere inseparabili nell’«eterna giovinezza della fiamma esatta». Il saggista e critico d’arte Gaëtan Picon lo scrisse in L’Usage de la lecture: «la poesia di Éluard è l’esempio più puro fra noi di una trasfigurazione lirica del mondo in cui la ragione del cuore e la ragione sensibile non sono mai separate».

Punto in comune tra amore e poema, tra interiorità ed esteriorità e tra pensiero e sentimento, lo sguardo mostra la bellezza dell’altro senza svelarne i segreti: gli occhi colgono, nella loro ciclicità, la rapidità di un istante, rendendolo eterno. È solo allora che due corpi diventano senza limiti, parlandosi all’unisono, e che il loro incontro terrestre si riflette negli spazi più vasti, lasciando dietro di sé la scia del più luminoso degli astri.