L’amore ai tempi della cortina di ferro
Nel 1956, la Guerra Fredda stava diventando sempre più “calda”: i sovietici reprimevano con la forza il tentativo ungherese di affrancarsi dall’Unione Sovietica, in Israele infuriava la seconda guerra arabo-israeliana e la crisi di Suez tra inglesi ed egiziani stava per trasformarsi in occupazione.
In questo clima tutt’altro che pacifico, Melbourne stava per ospitare la XVI edizione dei Giochi Olimpici, edizione che, ovviamente, vedrà una durissima competizione tra gli atleti dei due blocchi anche al solo scopo propagandistico. I giochi ebbero inizio il 22 novembre e, se il clima iniziale fu esaltato da notizie come il ritorno della Germania in quanto nazione unita (gareggiò sotto un’unica bandiera, composta dal tricolore che conosciamo oggi, unito al logo delle olimpiadi), man mano che la competizione arrivava alle sue fasi finali, i rapporti tra gli atleti degenerarono, fino ad arrivare a vere e proprie risse o a partite sospese per la eccessiva foga e violenza (famosa fu la partita di pallanuoto tra URSS e Ungheria, nota come “bagno di sangue di Melbourne”, terminata con la vittoria a tavolino dell’Ungheria e con l’acqua della piscina tinta di rosso per le ferite riportate dagli atleti).
In questo contesto sempre più teso, si arrivò alle fasi finali delle gare di atletica dove americani e russi si giocavano la vittoria nel medagliere. Durante il riscaldamento, la discobola cecoslovacca Olga Fikotová perse l’equilibrio e finì letteralmente tra le braccia del martellista americano Harold Connolly che, afferrandola al volo, riuscì ad evitarle la caduta. I due rimasero fermi a guardarsi negli occhi per qualche istante, erano quasi emulatori perfetti di una statua speculare in cui al peso del martello veniva contrapposta la leggerezza del disco. Essendo stati notati dagli altri, colti dall’imbarazzo, si separarono, sorrisero e andarono a gareggiare. Il villaggio olimpico era una specie di unicum in quel mondo diviso a metà poiché tutti gli atleti, senza distinzione di sesso, vivevano e condividevano gli stessi spazi; fu così che, superato l’imbarazzo iniziale, l’americano e la cecoslovacca cominciarono a parlare, a conoscersi, a confidarsi. Il loro avvicinamento non sfuggì alle federazioni che chiesero formalmente ai due di evitare il protrarsi di questo atteggiamento. I due tuttavia rifiutarono e finirono per essere isolati anche dagli altri atleti del villaggio. Arrivarono le finali e i due atleti, forse spinti proprio da quell’energia che solo l’amore sa dare, ottennero risultati importantissimi: Olga, con una meravigliosa prestazione, vinse l’oro, l’unico del suo paese in quell’edizione, stabilendo anche un nuovo record del mondo, mentre Harold non solo vinse l’oro nello scontro diretto più atteso con il suo rivale sovietico Mikhail Krivonosov, ma stabilì anche il primo dei suoi sei diversi record del mondo.
I trionfi non facilitarono l’unione dei due atleti ma anzi la ostacolarono portando Olga e Harold sotto i riflettori del successo e sotto le pesantissime accuse della federazione cecoslovacca che non solo ridusse fortemente il premio per la Fikotová ma “erroneamente” le fece recapitare un orologio da uomo come ringraziamento. Le olimpiadi finirono e mentre Harold tornò in America, Olga fu imbarcata con l’inganno su una nave diretta a Vladivostok! Lei, coperta solo dai vestiti estivi adatti al clima australiano, dovette affrontare prima i -50° della Russia Orientale e poi un lunghissimo viaggio in treno fino a Praga. Arrivata in patria, l’accoglienza fu più fredda del clima sovietico: marchiata come una traditrice, spogliata di ogni riconoscimento, fu costretta a vivere ai margini della società. Ma in suo soccorso andò proprio Harold che, recatosi a Praga come ambasciatore americano per supervisionare e migliorare le strutture di allenamento della Capitale Cecoslovacca, la trovò e gli fece la fatidica proposta.
Non era così facile: per sposare uno straniero serviva un permesso scritto del Presidente Anthony Zatopoky che, ovviamente, non concesse tale facilitazione ma, in aiuto dei due fidanzati arrivò Emil Zàtopek, maratoneta amico della coppia, che riuscì ad ottenere il permesso per il matrimonio e Olga ottenne anche i documenti firmati per l’espatrio negli Stati Uniti, un vero e proprio biglietto di sola andata per l’Ovest. La dimostrazione che questa non sia una favola è l’assenza di un vero e proprio “lieto fine”: nel 1972 infatti il matrimonio tra Harold ed Olga finì e i due divorziarono, dopo aver messo al mondo ben quattro figli. Olga dirà a proposito della fine del loro matrimonio:
… Harold amava troppo l’atletica, era sposato più col suo martello che con me! … beh ecco credo che quando due esseri ne fanno uno solo, quando si è semplicemente uno in due, ecco quello è il vero amore!.
I due rimasero comunque uniti da un profondo affetto fino alla morte di Harold nel 2010.
Olga, ancora in vita, ha raccontato della sua storia d’amore con Harold e delle Olimpiadi di Melbourne del 1956 nel libro “The Rings of destiny”.
Bibliografia
Libri:
Olga Connolly-Fikotová, The Rings of destiny, D. McKay Co., 1968
Video:
La Storia siamo noi, I duellanti (pt. 1, Le olimpiadi di Melbourne 1956), a cura di Gianni Minoli, Rai
Il tempo e la storia, Olimpiadi e Guerra fredda, puntata del 29/07/2016, condotto da Massimo Bernardini con la partecipazione del Prof. Giovanni De Luna, Rai
Collegamenti esterni:
http://www.treccani.it/enciclopedia/olimpiadi-estive-melbourne-1956_%28Enciclopedia-dello-Sport%29/
http://www.storiedisport.it/?p=10693