“Lei” di Qiao Ye
Sarebbe stato impossibile ricominciare da zero, anche senza il marito tra i piedi. Lui aveva estirpato il suo appetito per gli uomini. Tirò un sospiro di sollievo, era serena e in pace con sé stessa. Si rese conto che in cuor suo era morto da tempo. Lei non aveva un piede nella fossa come lui, ma non le restava molto da vivere. A quel punto, il senso di colpa scomparve e tornò il sollievo.
Quell’uomo, un criminale dall’aria ostile, se la stava fottendo. E lei, la vittima dall’apparenza vulnerabile, si faceva fottere. Chi subisce fa pietà. Però, chissà perché, suscitava pena pure lui. Messi a confronto, era più patetico di lei.
Qiao Ye, al secolo Li Qiaoyan, è una scrittrice cinese nata nel 1972 nella provincia dello Henan, una delle aree più popolose e storicamente rilevanti del paese. Ha pubblicato numerosi romanzi e raccolte di racconti, vincendo premi prestigiosi tra cui il Premio letterario Lu Xun. Le sue opere sono state tradotte in varie lingue; Lei è il suo primo testo disponibile in italiano, edito da Orientalia e tradotta a quattro mani da Gloria Cella e Natalia F. Riva.
La raccolta include nove racconti, nove storie di donne senza nome che si misurano con la complessità dell’esistenza umana. Il contenuto varia ampiamente, e non ci sono veri collegamenti tematici o di ambientazione. Il filo conduttore è la riflessione sul tema dell’identità, in particolare quella femminile, di fronte a un’esistenza che spinge alla disumanizzazione e all’alienazione. Qiao Ye elabora questa riflessione in modo talvolta inaspettato, con un tocco di stranezza, talvolta introdotta attraverso l’elemento femminile.
Nel racconto Un respiro profondo, ambientato durante l’occupazione giapponese, una donna assetata di vendetta per la perdita dei propri affetti decide di infiltrarsi e mietere vittime tra gli occupanti. La sua incursione non va come previsto; una giapponese, la nemica che lei aveva desiderato uccidere, la nasconde e la salva da morte certa facendole indossare il proprio kimono e imbellettandole il viso. Dalla contrapposizione tra l’elemento spiccatamente femminile (il kimono e il qipao accuratamente descritti nei loro preziosi dettagli) e quello drammatico dell’occupazione (la morte dei cari e la distruzione esistenziale della protagonista) emerge uno sguardo sulla lacerazione della donna che fatica a preservare la propria umanità davanti ai drammi della vita. Personalmente, questo è il racconto che ho preferito.
In Smagliature, la riflessione si snoda a partire da una situazione più contemporanea: la noia di una protagonista che, da poco superati i trent’anni, si sente smarrita dopo aver già raggiunto i traguardi canonici di matrimonio e maternità. Per movimentare la propria esistenza, diventa l’amante di un uomo, anche lui sposato, con cui si scambia messaggi hot. La loro frequentazione viene però disturbata dai complessi della donna riguardo al proprio corpo, in particolare alle smagliature, che la fanno sentire talmente inadeguata da impedirle di cedere alle avances sessuali dell’amante.
L’immagine dell’imperfezione fisica è un elemento ricorrente in questi racconti, e compare sotto forma di analisi ipercritiche delle protagoniste nei confronti del proprio aspetto, nel confronto con altre donne e nella paura di invecchiare. Le donne di Qiao Ye, pur non essendo anziane, non sono più giovanissime. In una società che valorizza la bellezza femminile, esse vivono in uno stato di ansietà rispetto al trascorrere del tempo. Così la protagonista di Il sole sorge troppo presto, massaggiatrice abbandonata dal marito, scopre di stare massaggiando il corpo giovane e tonico della donna per cui lui l’aveva lasciata. In L’elefante, una donna che ha appena compiuto trent’anni si rende conto che non le sarà più possibile trovare un amore spontaneo come quello vissuto con l’ex fidanzato.
I racconti sono costruiti su esperienze femminili apparentemente diverse, che però nascondono alcuni punti di contatto importanti. Leggendoli, soprattutto nella seconda metà della raccolta, ho avuto l’impressione di essere finita in un susseguirsi di déjà-vu. Nella maggior parte di queste storie, gli uomini sono mariti monotoni, distaccati, infedeli o incuranti nei confronti della moglie. I pochissimi uomini interessanti restano presenze lontane, con cui le protagoniste non riescono a interagire, ad esempio Shi nel primo racconto In cammino per Kaifeng. Le donne sono insoddisfatte delle loro relazioni e di loro stesse, e pur non amando più i mariti non riescono a voltare pagina. L’autrice dipinge un’immagine del matrimonio a dir poco scoraggiante; questa visione, per quanto esemplificativa della rigidità di costumi della società cinese e delle limitazioni imposte dai ruoli di genere, appesantisce un po’ la narrazione e finisce per appiattire i personaggi nella loro somiglianza.
Colpisce anche il modo in cui Qiao Ye rappresenta la sessualità. È un desiderio recondito, onnipresente sotto forma di fantasie o sogni, ma difficile da attualizzare per le sue protagoniste. Quando è presente, è talvolta associata a immagini torbide, sporche, alla paura di contrarre malattie veneree, alla vergogna; è, insomma, sempre fonte di inquietudine. L’autrice sembra voler dire che in una società patriarcale non c’è spazio per relazioni sessuali gioiose, sane e soddisfacenti.
Il dispotismo rovinoso della sessualità nei confronti dell’esistenza femminile raggiunge il climax nell’ultimo racconto, in cui una donna è vittima di stupro e decide di non denunciare il suo aggressore perché sa che non verrà creduta. La sua colpa è quella di aver chiesto al violentatore di usare il preservativo, che potrebbe essere interpretato come un segnale di consenso. Sarà il marito di lei, ottuso e tradizionalista come gli altri personaggi maschili, a convincerla che una vera vittima non avrebbe dovuto agire così. È proprio in questo racconto drammatico, ma anche vagamente ironico, che si inserisce una timida apertura: la figlia, tornata a casa per il fine settimana, racconta ai genitori la possibilità di una sessualità più leggera, infrangendo i ruoli di genere e i tabù familiari per cui una ragazza non dovrebbe parlare di sesso ai genitori.
Lei rappresenta una scelta interessante, un testo diverso dai nomi più blasonati della letteratura cinese mainstream contemporanea. È difficile capire se sia “controverso” (come riporta la quarta di copertina) perché contiene molte parolacce e riferimenti sessuali, o per la visione pessimista che riporta. Di certo ogni donna troverà modo, al di là delle differenze culturali, di comprendere l’alienazione, la solitudine e la sensazione di oppressione sperimentate dalle protagoniste di Qiao Ye.