L’intervista a Peeta
Innanzitutto ti ringraziamo per la disponibilità e l’apertura al dialogo, perché hai ascoltato le nostre parole nonostante tu abbia raggiunto una fama internazionale.
Sarebbe interessante porti alcune domande a proposito del tuo lavoro e della tua esperienza artistica.
La prima domanda è forse la più scontata: quando hai compreso che la passione si sarebbe trasformata in un mestiere?
Inizialmente volevo fare altro, studiavo per fare il programmatore, non mi interessavo minimamente all’arte e mi ci sono avvicinato solo attraverso i graffiti. Studiare l’arte mi serviva per migliorarmi nelle tecniche e nell’estetica per dipingere i muri cosí ho cambiato scuola e ho iniziato un nuovo percorso.
Da lí mi sono iscritto all’ Universitá e ho iniziato a studiare design credendo sarebbe stato il mio lavoro ma parallelamente sfruttando i corsi per imparare nuove tecniche di progettazione da sfruttare per la mia parallela attivitá artistica che ormai non era piú solo quella di writer ma anche di pittore e scultore. Il fatto di dedicare ogni mia attivitá parallela e ció che era iniziato come mio hobby ha fatto si che il mio hobby prendesse il sopravvento e diventasse l’attivitá principale che svolgevo nella mia vita fino a diventare il mio lavoro dopo aver visto che riuscivo effettivamente a guadagnarci da vivere.
Quali sono gli artisti che hanno influenzato il tuo percorso di formazione artistica?
La crew con cui sono cresciuto, l’EAD di Padova con la quale ho imparato molto sia dal punto di vista personale che artistico, essendo loro un gruppo che in tanti modi diversi si é sempre dedicato alla ricerca verso il 3D lettering. In parallelo sono stati di grande ispirazione alcuni tra i primi writers nord europei che, pioneristicamente, hanno portato il lettering tridimensionale ad un livello pazzesco di sperimentazione e ricerca, tra gli altri Daim, Delta, Seak. Infine e sempre piú mano a mano che i miei lavori si sono evoluti e ho cercato di realizzarli anche su supporti diversi e innovativi (come ad esempio le sculture) mi é stato d’ispirazione lo studio del design e dell’architettura, tra i tanti architetti che mi hanno ispirato potrei citare in maniera emblematica Zaha Hadid.
Sei un artista italiano, anche se lavori molto all’estero. Le opere d’arte realizzate fuori dallo stivale sono più gratificanti?
Non ha particolare importanza la nazione, sono piú legato alla resa delle opere in sé e alla piacevolezza del contesto in cui riesco a lavorare.
Hai mai avuto una “musa”? Si.
Nella maggior parte dei tuoi lavori l’utilizzo della geometria è brillante. Consente di inquadrare un’opera in una dimensione reale, a prescindere dal soggetto rappresentato. Da dove nasce questa preferenza per le forme geometriche?
Rappresentando lettere, parto da delle figure che di partenza sono geometriche, io le interpreto in maniera gestuale ma partono pur sempre da una geometria di base, come ogni font o calligrafia. Parallelamente credo che la geometria sia alla base di ogni rappresentazione che voglia ritenersi armonica e proporzionata, di sicuro sono influenzato dal mio retaggio scolastico in questo: dal disegno dal vero, la scultura ma soprattutto dalla progettazione.
A lavoro terminato, resti sempre soddisfatto? Oppure desideri superare dei limiti? Tali limiti esistono, oppure sono una sterile invenzione?
Non sono mai soddisfatto se non nell’istante in cui termino il lavoro, giá da poco dopo cerco di capire come migliorarmi e credo sia sempre possibile superare i propri limiti o comunque necessario provarci. In assoluto non credo esistano limiti ma credo esistano dei fattori che possano influenzare i limiti che l’individuo si pone nei confronti di sé stesso.
Approfittando – forse troppo- della tua cordialità poniamo una questione “off-topic”. Noi siamo un gruppo eterogeneo di studenti universitari e stiamo tentando di condividere, attraverso i social, il nostro mondo, sostenendo che la Cultura sia il miglior mezzo per ottenere un futuro più vivibile e sereno. Secondo te, è una strada sulla quale potremmo ottenere dei risultati?
Assolutamente sì, la cultura e l’arte sono estremamente sottovalutate nei nostri tempi nonostante arrichiscano l’uomo molto di più di quanto si creda. Una volta questo era un caposaldo della nostra societá ma col tempo gli si é sostituito un concetto di soddisfazione ed accrescimento personale legato ai beni materiali con la pretesa che potessero sostituire totalmente l’apporto che queste discipline davano alle persone. Questo é tuttavia molto fuorviante ed é importante che qualcuno fornisca degli strumenti alle persone per comprenderlo e per stimolare nuove ricerche e nuovi interessi che riportino ad una rinvigorita crescita personale.