Persone normali di Sally Rooney
quante cose passano segretamente
Quanto ci vuole per rendersi conto che sotto la pelle, la carne, le ossa, c’è una persona? Quanto per accettare che ci sono anche altre interiorità, altri singoli individui che sono fatti proprio di quello che sono fatto io, più altre cose?
Dietro il viso molle della persona che ti sta davanti c’è un’intensa attività celebrale e non c’è nessuno in grado di spiegartelo come Sally Rooney. Lo sappiamo tutti, che le persone non sono buone, che hanno dei brutti pensieri. È una di quelle cose che si accettano senza doverci riflettere e invece con Persone normali sei costretto a farlo.
La Rooney è in grado di regalarci questi personaggi indimenticabili. Sono persone normali, eppure non ci sarà mai nessuno come loro, perché sono veri, scomodi e mentre leggi ti sembra di violare in qualche modo uno spazio che è loro, che non avrebbe dovuto essere messo per iscritto.
Quando ho letto Parlarne tra amici sono rimasta folgorata. La schiettezza delle frasi di Frances ti prende lo stomaco e sai che non ci sono altre parole adatte per parlare di quello di cui si sta parlando. Sally Rooney non ha vergogna di immergersi nel fango che sono le relazioni reali tra la gente reale. Non importa quanto una cosa possa fare ribrezzo, se succede qualcuno dovrebbe parlarne.
Quando sei giovane non riesci a dare un nome a quello che ti succede. Vivi sospeso e tutti non fanno che ripeterti di avere pazienza, che non c’è nulla di strano nella tua condizione. Riuscire a dare un nome a quello che ti capita è già un traguardo che Connell e Marianne, in questo libro, non toccano. Al liceo le persone sanno essere crudeli, ma non si è mai bianchi o neri nella realtà. Connell si vergogna di Marianne, Marianne lascia che Connell si vergogni di lei e non muove un dito. Vuole fare quello che gli altri si aspettano che lei faccia, lui gode di avere tra le mani una preda così malleabile. Dice che la ama, ma le fa male e in questo è solo uno dei tanti.
Di Persone normali hanno detto che è un “manuale” per i sentimenti. Non lo è. Non insegna nulla, se non che al di là dei confini protetti della propria pelle non c’è più niente di sicuro. Semmai Sally Rooney dice, fuori dai denti, quello che accade quotidianamente, senza che nessuno lo metta sotto i riflettori. Che ci sono quelle coppie che si amano, si lasciano, si capiscono male e di male se ne fanno tanto, troppo, lo sappiamo. Tutti prima o poi ne facciamo esperienza. Ma che, di quello che si prova a vivere così, si può scrivere con una lucidità e una spietatezza tale, ecco, forse no, forse questo prima di leggere Sally Rooney non lo sapevamo.
Di bello in questo libro c’è che è tutto sbagliato. Connell e Marianne vivono come due piante infilate in un vaso troppo stretto perché ci possano stare comodamente entrambe. Si nutrono degli stessi sentimenti, vivono le situazioni in maniera complementare ed è vero che si incastrano il più delle volte. Se questo non fosse il romanzo gigante che è, ci sarebbero delle motivazioni esterne a tenerli lontani, mentre combattono con tutte le forze per non perdersi. Ma loro no, non combattono. Si lasciano investire da quello che viene e allora, sì, come dice Connell, forse è proprio Dio ad avere creato Marianne per lui, perché non ci sono altre spiegazioni razionali nel loro perdersi e ritrovarsi.
Marianne è una ninfa, un angelo, incredibilmente intelligente, capace di azzerarsi, non essere nulla più che presenza fisica. Si nasconde dietro la convinzione di essere speciale, ma ha bisogno di sentirselo confermare. Sembra invulnerabile, ma non aspetta altro che essere costretta, costretta a fare una qualsiasi cosa, per potersi sentire proprietà di qualcuno. Ancora più di Frances, Marianne ti respinge e ti attira nella sua rete e “quante cose passano segretamente tra le persone, comunque”. Quante volte non riconosci la spietatezza della vita degli altri e quante volte non accetteresti di ammettere che può essere appagante anche sottomettersi completamente a una persona. Un romanzo non deve dire cosa sia giusto; deve creare un mondo possibile e renderlo probabile. Gli argomenti tabù, quando si tratta di indagare il rapporto di due ventenni nell’era dei social network, sono infiniti. Al di là dei libri che dovrebbero aver sdoganato il parlare di sesso (e che poi ne parlano male), è bello che ci sia ancora qualcuno che sappia fare di una situazione normale – un ghiacciolo mangiato sul letto, una caffè in un bar sulla strada – una scena straziante.
Già con Parlarne tra amici Sally Rooney è stata celebrata come la voce dei millennials. Con Persone normali fa un passo avanti nella rappresentazione di un universo che ha un senso soltanto nei suoi libri. Non c’è nessuno – al momento, chiaro – che sia in grado di dare forma alla vaporosa nube dei comportamenti autolesionisti e apparentemente insensati dei ragazzi ora, se non lei. Nessuno che abbia lo sguardo così affilato e l’intensità giusta per dire le cose senza peccare di pedanteria.
Grande tema dei romanzi della Rooney è il potere, il controllo, declinato in varie forme. I suoi personaggi vengono da differenti classi sociali (Frances e Connell sono figli di “proletari”, Marianne e Bobbi vivono nel lusso), ma quella che è più insistita è la ricerca sulle dinamiche di potere all’interno delle relazioni di coppia. Marianne da giovane si sente potente. Speciale. Durante una manifestazione contro la guerra a Gaza realizza che la sua vita non conta niente, anche se avrebbe voglia che fosse il contrario. Ha sempre pensato di essere un gradino sopra gli altri, ma è una persona normale come tutti, in questo. Connell è ugualmente impotente, ma non con lei. L’averla in pugno lo manda avanti, come fosse il suo motore.
Se in Parlarne tra amici Frances non faceva che cercare di darsi una posa, di presentarsi come se stessa, sì, ma con alcuni tratti accuratamente accentuati, e questo sembrava l’ostacolo principale per stringere con Nick un rapporto sano, in Persone normali viene smentito tutto. Il fatto che Marianne e Connell riescano a essere sinceri e se stessi soltanto quando sono da soli rende il tutto più impegnativo, non più comodo, tanto che la soluzione è scappare per tornare ad avere il controllo su di sé, per poter lavorare sulla propria immagine e la propria maschera. È più facile amare una persona che di te non sa tutto. È più facile anche farsi amare, quando sai che l’altro, di te, non conosce tutti i segreti.
Ma non c’è solo l’amore. Ci sono i soldi (pochi o tanti), la difficoltà di scrollarsi di dosso la provincia, che rimane sempre incollata alla pelle anche dopo mesi a Dublino, e poi l’università, che non è adatta a tutti, il conformarsi, il tacere di fronte alle ingiustizie, le cose che non si farebbero per la popolarità in un liceo di Carricklea, la politica. In duecentoquaranta pagine Sally Rooney riesce a raccontare la nostra generazione, senza patetismi o banalità. Persone normali non è, in fin dei conti, il romanzo di Connell e di Marianne, ma quello dei giovani negli anni Duemila. Non c’è niente di più interessante di trovare qualcuno in grado di descrivere senza fare sforzi quello a cui nessuno sa ancora dare un nome.