Culturificio
pubblicato 3 anni fa in Letteratura

Ricordo di Samonà – Ernesto Ferrero

Ricordo di Samonà – Ernesto Ferrero

La redazione del culturificio ringrazia Ernesto Ferrero.

La pubblicazione di Fratelli è avvenuta in una situazione un po’ da sit-com. Siamo nell’autunno 1977, mi era stato conferita la responsabilità della redazione letteraria di Einaudi, e mi riproponevo di riportare alla casa editrice un’autrice profondamente radicata nella sua storia: Natalia Ginzburg. Una persona, prima ancora che una scrittrice, che noi einaudiani sentivamo famigliare, una sorta di zia. Natalia era passata in Mondadori all’inizio degli anni ’70 con Caro Michele, forse disturbata da certe inclinazioni un po’ troppo “sperimentali” e neo-avanguardistiche della casa editrice, ma non aveva senso che restasse lontana dalla sua vera patria, da Via Biancamano, che aveva avuto tra i suoi fondatori proprio suo marito Leone.

Segnali in questo senso erano arrivati da un comune amico, Cesare Garboli, che anche in quella occasione si divertiva a recitare una parte che lo divertiva e gli riusciva benissimo: il regista segreto, il burattinaio-ombra, il Richelieu letterario, il suggeritore (oggi si direbbe il coach) che distribuiva i suoi consigli editoriali tra Einaudi, Adelphi e Garzanti, e in particolare orientava le scelte di due grandi amiche sue e tra di loro, Natalia e Elsa Morante (anche se Natalia era un po’ succube di Elsa, che la tiranneggiava non poco).

Natalia aveva finito un libro composto da due romanzi brevi, che sarà poi pubblicato con il titolo di Famiglia. Un libro perfettamente ginzburghiano, che ancora una volta racconta con pietas accorata naufragi famigliari. “È la vita definita nella prospettiva della morte, che è l’unico modo di definire la vita”, scriverà Calvino a Natalia, manifestandole il proprio apprezzamento. Così in ottobre ero andato a Roma per incontrarla, accompagnato da mia moglie Carla Sacchi, neolaureata allieva di un grande filologo e critico, Dante Isella, che lavorava nella mia stessa redazione.

Ci troviamo a un caffè di Piazza del Popolo. Con Natalia c’è la sua amica Elsa Morante. Hanno tutte e due l’aspetto delle cospiratrici, l’aria complice e intenta, perfino un po’ nervosa, di chi vuol mettere in atto un piano concertato in ogni dettaglio. Quello che Natalia mette sul tavolino non è il manoscritto di Famiglia, ma quello di un romanzo bellissimo, dice, di un caro amico, Carmelo Samonà. Le due amiche lo ritengono perfetto per Einaudi e lo sottopongono alla nostra valutazione. Elsa fa grandi cenni di approvazione, ha parole d’entusiasmo. È anche sin troppo chiaro che il ritorno di Natalia è subordinato all’accoglimento del nuovo autore, peraltro stimatissimo e considerato unanimemente come il maggior ispanista italiano. Ringraziamo, salutiamo, e ci buttiamo a leggere nottetempo. Le due cospiratrici avevano ragione. Fratelli, così si intitola il romanzo, è proprio bellissimo. Piace anche a Giulio Bollati, n. 2 della casa editrice, a Guido Davico Bonino, segretario generale, a Calvino, che scrive a Natalia: “Lo trovo straordinario”.

Fratelli esce nella primavera 1978, con una copertina scelta da Bollati, e Natalia ne scrive su “La Stampa” il 16 marzo: “Escono ogni giorno sciami di libri, alcuni dei quali sul momento fanno rumore, ma non hanno alcun destino. Fratelli è diverso”. Il fratello travagliato dalla malattia mentale nella realtà è un figlio, ma Samonà aveva opportunamente operato un cambio di status.  In quella diversità Natalia poteva ritrovare la sua stessa condizione di madre di una figlia gravemente inferma. Scriveva: “La lotta contro la malattia non si propone però dei fini ben definiti; mai sembra affacciarsi l’eventualità che essa possa cessare di esistere; si tratta piuttosto di dominarla giorno per giorno, di renderla nota e docile, di segnarvi sentieri e impronte perché sia dato camminarvi affiancati, […] ma abbiamo tuttavia la sensazione di una fondamentale e costante pazienza reciproca: un pazienza dotata di tratti allegri, non già sereni ma allegri, una pazienza avventurosa e tumultuosa che manda giornaliere scintille…”.

Ricordo Samonà come una figura gentile e dolente. Un signore di origini siciliane – una famiglia antichissima e illustre, giunta mille anni prima dall’Iran, a quanto si racconta- tratto distinto e riservato, voce sommessa e gesti pacati, l’aspetto di un antico filosofo che porta le sue sofferenze e malinconie con molta dignità e discrezione. Questo me lo faceva sentire ancora più vicino. Era facile volergli bene. Con lui si poteva parlare anche con i silenzi.

Mi dispiace molto che Einaudi non abbia conservato Fratelli nel suo catalogo, ma sono felice che sia stato accolto nel 2008 in quello di un editore come Sellerio: grande non per dimensioni, ma per quello che veramente conta: sensibilità, intelligenza, signorilità, passioni culturali e civili. E senso del catalogo.

di Ernesto Ferrero