Se la cicogna pensa di stare allo zoo
"Io non parto più. Le cicogne di Marrakech"
La famosa invasione degli orsi in Sicilia nacque come gioco tra Dino Buzzati e le sue nipotine. Per le piccole Pupa e Lalla ascoltare lo zio che aggiungeva un pezzo alla sua storia fantastica – e osservarlo mentre realizzava un nuovo disegno – era lo svago del mercoledì, giorno in cui Buzzati si intratteneva a casa della sorella. Il divertimento consisteva anche in un rovesciamento surreale e incantatorio: portare le Dolomiti, care allo scrittore bellunese, nell’isola dei pupi.
Io non parto più. Le cicogne di Marrakech di Carolina Germini (Momo Edizioni) è un libro che discende dagli orsi di Buzzati. È un intreccio romanzesco per lettori dai sei anni in su; ha gli animali – due cicogne, Sandy e Daisy – per protagonisti; è un divertissement che presto si è trasformato in work in progress avanzando tra parole e disegni, come nella miglior tradizione delle storie per ragazzi.
Le illustrazioni di questo libro sono – di Ginevra Vacalebre, disegnatrice romana classe ’96, dotata di uno stile riconoscibile, che l’ha già portata a collaborazioni artistiche di rilievo, come quella con Achille Lauro per il videoclip di 16 marzo.
Divertimento, animali, disegni: fin qui, tutto molto buzzatiano. Il profilo dell’autrice di Io non parto più non fa che avvalorare il parallelismo. Laureata in Filosofia, Germini si dedica da anni alla scrittura percorrendo un doppio binario: la narrativa e il giornalismo (che lei, con raffinato stoicismo, pratica alla maniera di Buzzati: fra inchiostro e redazioni).
C’è però una fondamentale discordanza tra le cicogne di Germini e gli orsi de La famosa invasione. A differenza della storia di Tonio e Re Leonzio, Io non parto più non nasce da un rovesciamento. Gli ambienti non si travasano in spazi fittizi, i luoghi che Germini racconta (la campagna di Delft, Alberobello, Marrakech) sono reali. Niente Dolomiti in Sicilia, dunque. Persino gli animali che la fanno da protagonisti in questa favola non sono inventati di sana pianta: sono le cicogne delle Tombe Saadiane, quelle che ormai da diversi anni – dapprima facendo notizia, poi diventando le mascotte della città – hanno preso a nidificare sopra alla porta di ingresso di uno dei luoghi più visitati di Marrakech.
Con gusto del fantastico Germini e Vacalebre raccontano una faccenda di cui tutti possono fare esperienza, a patto di prendere un biglietto aereo per il Marocco. La loro è una storia di migrazione, di traiettorie, di cieli stellati e di voli; ma anche di case, nidi, tetti e trulli.
Dalla decisione dell’anziana Sandy di non lasciare Delft in vista delle stagioni fredde scaturisce la tensione narrativa di Io non parto più. Decisione che inchioda Daisy (nome squisitamente fitzgeraldiano), la figlia adottiva di Sandy, a dover scegliere: partire con le altre cicogne, come richiederebbe la sua natura di uccello migratore, o restare in Olanda per fare compagnia alla madre? Il conflitto che anima il racconto è quello tra ali e radici.
Si diceva che questo libro non nasce da un capovolgimento spaziale; la narrazione, e con essa le illustrazioni, resta fedele in modo fiabesco ai luoghi rappresentati. Il rovesciamento, tuttavia, c’è eccome, ma viene riservato al finale della storia. Daisy infatti partirà. Lei e il suo gruppo voleranno dai Paesi Bassi alla Puglia, poi raggiungeranno il Marocco e qui si fermeranno a Marrakech. Perché? La risposta sta nei colori, nei rumori e negli odori della città imperiale. Alle cicogne, sorprendentemente, tutto questo piace (e a quanto pare è proprio così: lo confermano le ormai celebri bianche inquiline delle Tombe Saadiane). Resi entusiasti dal movimento e dalle forme di una grande tana degli uomini, gli uccelli migratori restano lì, vogliono diventare anche loro parte di Marrakech. Nidificano in quella giungla di architetture, strade e riad, e rimangono a fare da spettatori alla fauna urbana.
Io non parto più, come molte delle più felici storie per ragazzi, sembra dare corpo a un’ipotesi tra incantesimo e surrealtà: gli animali osservano gli umani come gli umani osservano gli animali. La gente e le luci di Marrakech, che Vacalebre restituisce alla pagina attraverso il sortilegio delle sue tavole, il minareto e la Kasbah.
Le cicogne contemplano tutto con il fare assorto e curioso di chi pensa che valeva la pena pagare il biglietto: gli uomini nella città, occulti coprotagonisti di questa favola, sono un vero spettacolo. Il voyeurismo appartiene agli uccelli migratori; mentre il bestiario – l’attrazione che fa gridare: «Venite a vedere!» – è costituito dai sapiens. Ecco il rovesciamento. Così a Daisy, quando sbircia le persone dalla sommità del portone delle Tombe Saadiane, sembra forse di stare allo zoo.
di Michele Castelli