Antonio e Cleopatra, una passione mortifera
primo ed ultimo incontro
[Tiepolo, Banchetto di Antonio e Cleopatra, 1746-1747]
« Marco Antonio, grande uomo e di nobile natura, da quale altra cosa fu condotto alla rovina e trascinato verso costumi stranieri e vizi non romani, se non dall’ubriachezza e dall’amore per Cleopatra, non minore di quello per il vino? Questa condizione lo rese nemico dello stato, lo ridusse inferiore ai suoi nemici; lo fece diventare crudele, quando gli veniva portata la testa dei più ragguardevoli cittadini mentre stava cenando, quando, fra ricchissimi banchetti e lussi regali, passava in rassegna i volti e le mani dei proscritti, quando, appesantito dal vino, era tuttavia assetato di sangue. »
[Lucio Anneo Seneca, “Lettere a Lucilio”, X, 3 (83),25]
Perfino Shakespeare rimase affascinato dalla storia di passione e morte che vide protagonisti il triumviro Marco Antonio e la regina d’Egitto, Cleopatra VII.
Il padre della drammaturgia inglese scrisse:
« Non c’è a Roma uomo più nobile di Antonio »
Il primo incontro avvenne a Tarso, in Cilicia, nel 41 a.C.
Plutarco e la storiografia di matrice augustea descrivono Antonio come avvezzo allo sfarzo: egli prima dell’incontro frequentò una mima e ballerina dalla fama ambigua di nome Citeride (per approfondire, https://culturificio.org/citeride-uneleganza-proibita/) e sperperò molto denaro alla ricerca del piacere, soprattutto accompagnato da Curione, primo garante per i debiti accumulati.
Pare che Antonio rimase stupito dall’accoglienza ricevuta da Cleopatra e abbagliato dalla sua bellezza.
Leggiamo: « [Cleopatra] preparò molti doni, danaro e ornamenti, […[ ma si presentò ponendo le maggiori speranze in se stessa, negl’incanti, nel fascino e nelle attrattive che possedeva. […] Ella stava sdraiata sotto un padiglione ricamato d’oro, ornata come appare Afrodite nei dipinti. […] Molta folla accompagnava il battello seguendolo fin dalla partenza su entrambe le rive, mentre altri scendevano dalla città a vedere lo spettacolo. […] Nell’insieme l’aspetto, il fascino della conversazione, il suo modo di trattare con gli altri, lasciavano il segno. […] In tal modo dunque ella catturò Antonio. »
[Plutarco, “Demetrio e Antonio”, a cura di Andrei e Scuderi, Bur Rizzoli, cap. 25-27, pp. 355-361]
Le vite di entrambi continuano e si intrecciano progressivamente.
A Roma nel frattempo la guerra civile imperversa e i dissidi aumentano; si passa da una sorta di “guerra fredda” ad un’azione bellica.
Valerio Messalla, librettista e panegirista di Ottaviano, avversario di Antonio per il governo ed il potere della capitale, contribuì a delineare la personalità del triumviro d’Oriente, evidenziando il disinteresse per i valori repubblicani e la propensione per l’ebbrezza ed ogni sorta di lussureggiante abbandono: la propaganda augustea, la lontananza da Roma (perciò l’impossibilità di ottenere consensi e convertire individui) e la simpatia verso il mondo orientale saranno alcune delle cause della disfatta antoniana, anche se il colpo di grazia avvenne quando, illegalmente eppur efficacemente, Ottaviano rivelò il testamento di Antonio, in cui egli nominava eredi i figli avuti dalla regina d’Egitto, Alessandro “Helios” (Sole) e Cleopatra “Selene” (Luna), concepiti durante il primo incontro. Antonio è considerato uno straniero, compromesso e corrotto, e quando viene dichiarato “hostis publicus” (nemico pubblico, avverso al popolo romano) incomincia la fine della sua vita. La Repubblica romana sarebbe presto divenuta un Impero.
Sconfitti da Ottaviano ad Azio (2 settembre 31 a.C.), Antonio e Cleopatra, l’anno successivo, incontrano la morte, entrambi attraverso un suicidio.
Plutarco, per descrivere la fine di questa turbolenta passione, drammatizza il racconto.
« [Cleopatra] mandò ad annunciare ad Antonio che era morta. Egli ci credette e disse a se stesso: “ Che cosa aspetti ancora, Antonio? La sorte ti ha sottratto l’unico e ultimo pretesto per amare la vita” […] E, colpitosi al ventre, si lasciò cadere su un piccolo letto. Ma il colpo non provocò una morte istantanea […] giunse Diomede, il segretario di Cleopatra, incaricato di portarlo da lei, nel mausoleo. [ cap.77] Quando seppe che Cleopatra era viva, Antonio subito ordinò ai servi di sollevarlo e fu portato a braccia alle porte dell’edificio. Cleopatra non aprì le porte,ma affacciatasi a una finestra, calò funi e corde con le quali ella stessa lo tirò su […] Antonio, cosparso di sangue e agonizzante mentre veniva issato, tendeva le mani verso di lei. […] Dopo che l’ebbe accolto e l’ebbe fatto sdraiate, chinandosi su di lui si stracciò le vesti e battendosi il petto, graffiandoselo con le unghie e asciugandogli il sangue col suo viso, lo chiamava signore, marito e imperatore […] Antonio, interrompendo i suoi lamenti, chiese del vino, sia per la sete, sia sperando di morire più rapidamente […] »
[Plutarco, “Demetrio e Antonio”, a cura di Andrei e Scuderi, Bur Rizzoli, cap. 76-77, pp. 461-467]
Circa quindici giorni dopo la morte di Antonio, avvenuta il primo agosto del 30 a.C., Cleopatra si diede la morte, sopraggiunta per avvelenamento da un morso di una vipera o, secondo alcuni (per esempio Schaefer e il suo tossicologo Dietrich Mebs), attraverso un insieme di veleni, cicuta, aconito ed oppio, simile alla miscela che venne utilizzata per avvelenare Socrate.