“L’Anomalie” e il 2020
Tra una polemica e un’attesa legate alla chiusura delle librerie in Francia durante il lockdown, a fine novembre L’Académie Goncourt ha assegnato il suo storico premio a Hervé Le Tellier per L’Anomalie, edito da Gallimard.
L’anomalia di cui si parla è presto riassunta: nel giugno del 2021 un Boeing 787 Parigi-New York spunta dal nulla nei cieli internazionali. Si dà il caso, però, che sia lo stesso volato il 10 marzo dello stesso anno: stesso velivolo, stessa traiettoria, stesso pilota, stessi passeggeri. La differenza è che per i passeggeri di marzo la vita è andata avanti, contrariamente a quelli di giugno che sono invece rimasti a marzo. Si giunge a un bivio in cui una stessa esistenza intraprende strade differenti, contemporaneamente.
Facciamo un passo indietro. Hervé Le Tellier è membro e presidente dell’Oulipo (OUvroir de LIttérature POtentielle), gruppo di artisti di vario genere, perlopiù di scrittori e matematici, nato negli anni ’60 con l’intento di sperimentare sulla letteratura. L’idea di fondo è che sono le regole a liberare la creatività letteraria. Grazie a vincoli e restrizioni formali, si aprirebbero nuovi spazi e si realizzerebbero potenzialità.
Nel manuale di letteratura francese di Xavier Darcos, membro dell’Académie française, gli Oulipiani vengono introdotti in questi termini: «Au coeur de l’‘ère du soupçon’ il n’est plus question d’embrasser des idéologies mais de démonter les formules qui les constituent.» (p. 384), ovvero: «Nel cuore dell’‘era del sospetto’ non si tratta più di abbracciare delle ideologie ma di smontare le formule che le costituiscono.» Quando Darcos introduce l’Oulipo e tendenze affini, parla di «era del sospetto» citando il saggio-manifesto del Nouveau Roman di Nathalie Sarraute (1956). Così come il Nouveau Roman non si fidava più della struttura classica del romanzo e tentava di decostruirlo per cercare un’altra verità letteraria, allo stesso modo l’Oulipo non si fida più delle strutture linguistiche e letterarie e manipola, destruttura, ricostruisce il linguaggio nella creazione letteraria. Se ad esempio il Nouveau Roman non credeva più ai personaggi tipo ma indagava personaggi più vicini a persone che a maschere, ridestando il lettore, gli oulipiani vogliono ridestare la creazione, per mezzo di manipolazioni formali e giochi linguistici.
Per dare un assaggio della produzione di Le Tellier, spesso umoristica, si veda il suo Joconde jusqu’à cent (Le castor astral, 1998). Letteralmente sarebbe Gioconda fino a cento: il titolo gioca sull’omofonia tra ‘Joconde’ (Gioconda) e ‘je conte’ (io conto): si tratta di cento brevi testi che traducono cento punti di vista differenti sul celeberrimo dipinto di Da Vinci, sulla falsa riga degli Esercizi di stile di Raymond Queneau. Siamo quindi entrati nel campo della realizzazione di possibilità; d’altronde Le Tellier è un matematico di formazione, e la matematica è il regno dell’astrazione e delle possibilità.
Torniamo ora a L’Anomalie. L’apertura di un romanzo è spesso emblematica. Il primo personaggio che l’autore presenta è Blake, o Jo, o Lipowski, o Farsati, o Martin, o molti altri, a seconda della situazione. Blake è infatti un sicario di professione, e per questo passa da un’esistenza all’altra con nonchalance e prendendo di volta in volta identità differenti.
Volendo riprendere la terminologia propria della linguistica di ‘significante’ (la forma della parola) e ‘significato’ (il contenuto semantico) come entità interdipendenti, vorrei far coincidere il significante con la lingua usata nel romanzo e il significato con la fabula. La possibilità continuamente realizzata con espedienti narrativi e linguistici è anche una possibilità di esistenze parallele, che è ciò che si realizza a livello di fabula, di contenuto narrativo. Le Tellier inserisce spesso giochi di parole, doppi sensi, riferimenti culturali manipolati: le enunciazioni e le situazioni si aprono così su una pista potenziale e parallela. Tanto per citarne un paio, si pensi al romanzo che scrive Victor Miesel, uno dei personaggi, chiamato L’Anomalie, oppure a Betty, la rana della piccola Sophia che risusciterebbe dopo essere stata rimessa in un po’ d’acqua.
Vediamo qualche altro esempio più nello specifico.
Dans le vivarium il y a aussi une petite tour Eiffel, collée sur un caillou, parce que quatre mois plus tôt, pour leur anniversaire de mariage, les Kleffman sont allés à Paris, France. (p. 62)
Traduzione mia:
Nel terrario c’è anche una piccola torre Eiffel, incollata su un sasso, perché quattro mesi prima, per il loro anniversario di matrimonio, i Kleffman sono andati a Paris, Francia.
Si parla della finta torre Eiffel del terrario di Betty. Paris, France sembra richiamare Paris, Texas, mettendo a confronto il film di Wim Wenders, dove si fa riferimento non alla Parigi romantica dell’immaginario comune ma ad un posto sperduto nel Texas, con un viaggio che avrebbe potuto essere romantico, considerando che si tratta della Parigi francese e di un anniversario, ma che non sarà esattamente tale: humour e pulce nell’orecchio insieme.
Ci sono anche diversi scambi di battute che suscitano ilarità, per il semplice fatto di spostare l’attenzione su una possibilità linguistica e quindi anche di contenuto. Le traduzioni sono mie, e trattandosi di giochi di parole, sono solo delle possibilità, e molto libere. Qui si fa riferimento ai sottotitoli registrati e tradotti in automatico in inglese dai dialoghi ascoltati e ripresi da telecamere:
« Café américain ?» demande André June en grimaçant. « What did the American ? » disent sottement les sous-titres. « Qu’a fait » pour « café », le système n’est pas encore très au point, se rassure André March… (p. 227)
Traduzione mia:
«Ti porto un caffè americano?» chiede André June con una smorfia. «Are you a port of American coffee?» dicono stupidamente i sottotitoli. Il «porto» navale al posto di «portare», il sistema è ancora da perfezionare, si rassicura André March…
O ancora: Adrian Miller e Tina Wang sono i matematici che hanno progettato il protocollo utilizzato per trattare eventi straordinari, quale quello che si è verificato, e vengono convocati dai servizi segreti americani. In realtà le procedure da seguire erano state redatte a mo’ di scherzo, supponendo che comunque nessuno ne avrebbe mai avuto bisogno, riprendendo chiaramente le battute del film del ’77 Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg. Inoltre, quando a Adrian viene chiesto di cosa ha bisogno, i servizi mettono subito a disposizione un’ampia e attrezzatissima «sala delle ipotesi» (trad. mia), droghe contro il sonno per i premi Nobel che sono stati convocati e un caccia che parte immediatamente per recuperare una sua collega. Segue questo scambio di battute tra Adrian e il generale Silveria:
– Et une machine à café, une vraie, qui fasse des expressos, ajoute Adrian Miller.
– Ne demandez pas l’impossible, grimace le général. (p. 141)
Traduzione mia:
– E una macchinetta del caffè, una vera, che faccia caffè espresso, aggiunge Adrian Miller.
– Non chieda l’impossibile, fa con una smorfia il generale.
A livello di fabula, l’apertura a possibilità viene presentata come variazione sul tema delle singole personali esistenze che dà l’illusione, divertente e divertita seppure spesso attingendo a un certo black humour, di una speranza che qualcosa di meglio possa accadere nello spazio che si apre. Il doppio che si viene a creare a seguito dell’anomalia è scioccante. Ma lo è davvero? E poi è davvero una miglioria o è solo il peggiore dei mali a fare capolino, come ricorda il mito del vaso di Pandora ripreso nel testo, ovvero quello della speranza?
Nel romanzo vengono riportati diversi personaggi pubblici realmente esistenti, seppure in un contesto di finzione, quali quello che dovrebbe essere l’ormai ex presidente degli Stati Uniti e l’attuale presidente francese. Ad un certo punto Macron parla alla nazione, dovendo annunciare e spiegare il bizzarro fenomeno accaduto. Nel farlo, invita a comportarsi «comme durant le drame de l’année dernière, ce long confinement contre la pandémie» (p. 224) ovvero «come durante il dramma dell’anno scorso, quel lungo lockdown contro la pandemia». Ecco che l’evento già tanto anomalo non è più.
Veniamo quindi al 2020, senza dubbio un anno di anomalie. La pandemia di Covid 19 ha investito e destabilizzato tutto il globo. Solo un paio di anni fa, vivere un giorno in una città qualsiasi nel 2020 sarebbe sembrato fantascienza: i continui discorsi alla nazione di presidenti vari, le bare allineate, le strade desolate e i cartelli di chiusura sulle vetrine, le onnipresenti mascherine, le temperature misurate all’ingresso delle attività, i treni assaltati prima delle chiusure, gli ospedali straripanti, i supermercati presi d’assalto ecc. Ma non solo; qualche anno fa sarebbe anche sembrato quantomeno anomalo assistere a un presidente degli Stati Uniti uscente – negazionista sulla questione Covid – che reagisce alla sconfitta come un cane a cui viene tolto l’osso. Si tratta di realtà che mai avremmo immaginato, per questo anomale. Eppure chi non ha sentito infilarsi nei discorsi la speranza che l’evento per eccellenza di quest’anno non portasse magari a migliorare il genere umano, a renderlo più umano?
L’Anomalie, creando un’esistenza parallela per i 243 passeggeri del volo Parigi-New York di marzo o giugno del 2021 apre le possibilità ma con esse anche le speranze che, così come nella realtà, a volte si realizzano e a volte vengono solo profondamente deluse. Il racconto è corale, si focalizza su una decina di personaggi e sui relativi sviluppi delle loro vite legati all’anomalia del volo.
Il romanzo riesce a far percepire la ricchezza e la sconfinata libertà del concetto di possibilità e l’epilogo guida proprio verso questa interpretazione, utilizzando il linguaggio come forma prima di espressione. Un’altra caratteristica è poi lo humour sempre presente, che suscita un’ilarità come rimedio naturale a situazioni incomprensibili, assurde e forse troppo pesanti da affrontare. Che sia un caso che L’Anomalie abbia ricevuto un’accoglienza così favorevole proprio in un anno così anomalo?
In Italia La Nave di Teseo ha annunciato la pubblicazione della traduzione de L’Anomalie per febbraio del 2021.
di Manuela Serra