Garrincha edizioni: intervista a Giovanni Salomone
In occasione di Più Libri Più liberi abbiamo avuto modo di conoscere Garrincha Edizioni, una casa editrice di Scampia che pubblica libri che attraverso il calcio e i suoi protagonisti affrontano grandi temi politici e sociali. Presentando ai lettori storie più o meno note del calcio di diverse latitudini, Garrincha utilizza il mondo del pallone come lente per osservare e analizzare momenti storici, disuguaglianze, lotte e trasformazioni della nostra società, perché in fondo lo sport più bello del mondo non è mai stato solo uno sport, ma anche un potente mezzo di riflessione sulle dinamiche politiche e culturali che fondano il nostro passato e plasmano il nostro presente.
Con questa conversazione con il direttore editoriale Giovanni Salomone, abbiamo deciso di entrare nel cuore di un progetto editoriale che non si limita a raccontare il calcio, ma lo vive.
Ammetto che mi sono avvicinata al vostro stand perché avevo visto una stampa di Maradona, un’icona calcistica che nella mia memoria è anche un potente simbolo di rivendicazione sociale e politica per la città di Napoli. Maradona infatti è stato un faro di speranza, un emblema di lotta contro le ingiustizie e un punto di riferimento e riscatto per un’intera comunità. Qual è il tuo rapporto con D10s?
Recentemente ho scritto un libro, per Marotta & Cafiero, dal titolo Maradona è un tango. Ho provato a dimostrare che Maradona è un tango, appunto, vale a dire uno scrigno di bellezza. L’ho messo in relazione ad Astor Piazzolla e confesso che mi sono divertito. Il mio rapporto con Maradona è il rapporto con qualcosa di bellissimo, complesso ma bellissimo. Il rapporto con l’irripetibile.
Garrincha Edizioni è nata più o meno un anno fa. Ma puoi spiegarci come è nato il progetto?
Garrincha è nata dall’incontro con Rosario Esposito La Rossa. Abbiamo messo insieme la nostra passione per il calcio, per la letteratura ma, soprattutto, abbiamo messo insieme i nostri sogni ed è venuta fuori l’idea di creare una casa editrice che provasse a raccontare il calcio fuori dai percorsi che ormai vanno per la maggiore. In sintesi: “non la cronaca ma l’atmosfera”.
Vi definite, in maniera forte e quasi provocatoria, “spacciatori di libri”. Questa definizione come si traduce nel vostro lavoro sul territorio di Scampia?
Non si tratta tanto di una provocazione quanto del sovvertimento di un ordine che sembrava consolidato, anzi, immodificabile. Quando Rosario, anni fa, s’inventò la “Scugnizzeria”, il senso era quello di dimostrare che in un territorio a rischio come Scampia, l’area nord di Napoli, si potessero appunto spacciare libri, quindi cultura, anziché droga. Oggi si può dire che quel tentativo audace è riuscito e la “Scugnizzeria” è diventata un punto di riferimento che ha superato lo spazio del quartiere. Nel suo ventre vivono tre case editrici, una scuola di canto, una di teatro e mille altre cose.
Avete pubblicato libri che raccontano storie di calciatori e allenatori che si sono schierati in prima linea contro le ingiustizie sociali, che hanno partecipato alla vita politica del loro paese, che hanno preso posizione. Qual è la storia o il libro che ritenete più rappresentativo della missione di Garrincha Edizioni in questo ambito?
Diciamo che ogni libro pubblicato fino ad ora “rappresenta” l’idea di Garrincha. Ovviamente ci sono libri più “politici”, altri più legati alle gesta sul campo. Alcuni hanno la forma del racconto o del romanzo, altri invece puntano su una narrazione differente, ma sempre puntando non alla cronaca ma all’atmosfera. Limitandoci alle storie d’impegno, due storie molto belle sono quelle raccontate da Raffaele Trito con Mekhloufi – Il Pallone dei sogni e Gianni Galleri con Pasic – Predrag difende Sarajevo.
Poi nella collana Le Rabone abbiamo ripubblicato Avenida del Sol di Darwin Pastorin e Il mio nome è Nedo Ludi di Pippo Russo. Ecco, in questi due libri stupendi c’è un po’ il manifesto della letteratura calcistica che esplora altri mondi, anche quelli dell’impegno e della politica.
Concentriamoci invece sulla struttura del vostro catalogo: avete tre collane, Le Figurine, Gli Scudetti e Le Rabone. Potete dirci qualcosa di più preciso su come sono nate e sulla loro traiettoria?
Sono le tre collane che hanno segnato la nascita di Garrincha. Le Figurine sono letteralmente esplose e, fino ad ora, sono trenta. Un viaggio lungo un anno che ci ha entusiasmato perché siamo riusciti a mettere insieme un prisma di storie eccezionali e a dare valore all’idea che il calcio possa essere raccontato partendo dai suoi protagonisti ma al di là delle vittorie, dei trofei, del valore economico. Il calcio è metafora della vita e dentro tiene storie che vanno oltre il rettangolo di gioco. Abbiamo un piano editoriale, per il 2025, molto ricco. Siamo veramente contenti.
Con gli Scudetti invece vogliamo raccontare quelle imprese in qualche modo “eretiche”, vale a dire quei trionfi che, in qualche modo, hanno segnato epoche e portato il calcio italiano, e non solo, fuori dalle traiettorie solite. Gli scudetti del Napoli, quelli di Verona e Fiorentina, a breve quello del Cagliari e poi quello storico della Roma di Di Bartolomei e Falcão. Più avanti allargheremo gli orizzonti e usciremo fuori dai confini nazionali.
Le Rabone infine sono letteratura allo stato puro, diciamo così. Abbiamo ripubblicato Darwin Pastorin e Pippo Russo come manifesto, dichiarazione d’intenti. Ad aprile uscirà la prima Rabona inedita: La Rivoluzione nel metro cuadrado.
C’è un libro o un progetto che avete in cantiere che esplora un aspetto del calcio legato alla politica o ai diritti civili che sentite come particolarmente urgente?
A metà marzo pubblicheremo due Figurine che raccontano la storia dei fratelli Jaber, uno palestinese l’altro israeliano. Le ha scritte Raffaele Trito provando a raccontare la speranza in una terra martoriata dove si sta compiendo un genocidio attraverso il calcio. Attraverso il potere del calcio.
Pensate di pubblicare in futuro approfondimenti o testi sul calcio femminile, fenomeno in crescita esponenziale e di fondamentale importanza per la nostra società?
In realtà abbiamo già iniziato. Proprio oggi esce in libreria e su tutte le piattaforme online il libro che Cinzia Sorvillo ha scritto su Megan Rapinoe, straordinaria calciatrice americana. La Figurina, che s’intitola La pasionaria d’America unisce il racconto della campionessa con quello della donna completamente calata nella sua epoca, cosciente della complessità di una società ingiusta rispetto alla quale bisogna prendere posizione e non restare indifferenti. Una storia forte, bellissima.
A inizio dicembre il campione tedesco Toni Kroos ha affermato: «Penso sia sbagliato che i giocatori debbano concentrarsi solo sullo sport e chiudere gli occhi davanti al resto del mondo». Kvaratskhelia più volte ha preso posizione sugli scontri in Georgia, Vinicius si batte partita dopo partita contro il razzismo. Diversi giocatori della Nazionale francese avevano lanciato appelli al voto per arginare il Rassemblement National. La partecipazione degli sportivi al discorso politico è questione più volte dibattuta – basti pensare allo scontro Ibrahimovic-Lebron James del 2021 – e oggi ancora più importante. Dal tuo punto di vista, quale ruolo e quale postura possono e devono avere oggi i grandi sportivi?
Credo che Kroos dica una cosa giusta. Oggi i calciatori e gli sportivi di alto livello vivono in un mondo ovattato, quasi separato dal mondo reale. È difficile che prendano posizione su quello che accade. Gli esempi che hai portato sono l’eccezione. Io credo che i calciatori, dalla loro posizione privilegiata, dovrebbero essere meno indifferenti.