“Perdutamente”: un’intervista a Fosca Navarra
Fosca Navarra nasce nel 2000 a Napoli, dove vive e studia lettere classiche all’Università Federico II. Ha pubblicato racconti su diverse riviste online tra cui Minima&Moralia, Micorrize, Narrandom e Altri Animali. Suoi testi poetici sono apparsi su Suite Italiana e Interno Poesia.
Nel 2023 pubblica la sua raccolta poetica d’esordio Perdutamente (edizioni Ensemble) sulla quale ha risposto ad alcune mie domande.
Andrea Carloni: La tua raccolta si apre con un proemio di due amori perduti, Arianna e Creusa. Geograficamente e storicamente si parte da lontana antica Grecia. Ma quanto in realtà ti sono vicini questi miti e come ci introducono al corpo del tuo libro?
Fosca Navarra: I miti ci sono in qualche modo sempre vicini perché sono intramontabili. Volevo che la raccolta cominciasse con questa breve sezione a carattere epico e mitologico, che potremmo definire come una parabola: Arianna e Creusa ci insegnano l’abbandono e il dolore, la follia e la paura dell’oblio prima ancora che se ne parli a proposito del quotidiano. Era anche un modo di ribadire l’universalità di certi sentimenti, al di là di Fosca e del suo vissuto personale.
Così non ti amavo,
ma limpida, pura,
dell’unico amore che vale
perché non si ostina.
È quel che io faccio:
mi toglie alla vita un più alto volere.
La sezione Amaramente è quella che ci conduce densamente nel vivo e nella contemporaneità della tua poesia. Puoi parlarci di come essa si genera e si muove dalle pulsioni più riposte agli sguardi più estesi, dal ventre al cielo?
Amaramente è in effetti la sezione più densa della raccolta; potremmo considerarla uno scrigno di Pandora, un contenitore di mali. Ogni poesia che mi pareva forgiata innanzitutto da sensazioni negative, e che aveva un sapore amaro, è finita lì. Il dolore è in generale la più grande fonte di ispirazione che abbiamo: molte volte mi è accaduto di consolarmi di un insuccesso, di una delusione o di un litigio pensando al momento in cui ne avrei scritto. Potremmo parlare quasi di un’operazione di riciclo. Sì, la scrittura poetica è decisamente ecologica.
Ho visto il gelo con il ventre,
lì per i sentieri uguali
e per le cime aguzze, bianche
di quel bianco ignaro al cielo.
In Follemente i protagonisti sono i meandri della psiche, le dimensioni della follia dove il congedo dalla ragione cede il testimone alla creatività e al rischio. Per te quanto è determinante il rischio nell’atto creativo?
La poesia è sempre un rischio, poiché si tratta di un atto molto legato alla mancanza di razionalità. O meglio, io la vivo così. Sono del parere che anche le performance più sublimi della natura – i temporali, per esempio – consistano nell’abbandono delle redini da parte di Dio. La poesia ormai può abbracciare l’assenza di una struttura rigida, al punto che poco o niente dipende nella scrittura di un componimento dalle nostre intenzioni: possiamo soltanto rovesciare su carta i versi a mo’ di fiotti, così come ci salgono su.
Chiamalo ammattire
specialmente quando piove
su balconi e federe
ma l’onomatopea sta dentro
dove gli ego impazzano
e impazzisce solo lei
Nella sezione Sessualmente i tuoi versi confessano il rituale della carnalità subita e della bellezza sacrificata. La poesia può rappresentare una forma di rituale di ricostruzione?
La poesia può rappresentare una forma di attestazione. Scrivo di un dolore, di un abuso: nulla è cambiato, adesso, ma ho la certezza che esista. Forse è indispensabile l’atto creativo più incorporeo mai concepito dall’uomo per conferire realtà agli orrori concreti del quotidiano.
amo il mio rituale dei magari
quando penso a farmi bella
e fingo vanità che invece è dono
dono mai tenuto
Nella sezione conclusiva Amorevolmente le poesie trovano riferimento alle varie manifestazioni d’amore e, fra tutte, quella dell’amor proprio. Quanto conta ripartire dal ricordo di sé, per tornare ad amare se stessi?
Faccio ancora fatica a parlare di amor proprio; non sono ancora del tutto convinta che esista davvero. Però si può tentare un abbozzo di quest’utopia prendendosi cura di chi si è stati, ricordando le molteplici vite attraversate nel corso dell’esistenza. Sembra addirittura più facile amarsi a ritroso, probabilmente perché subentrano anche sentimenti di compassione verso sé stessi, di tenerezza, anche. Abbiamo bisogno di diventare qualcun altro prima di riuscire ad amarci. Io infatti amo questa ragazzina tremenda e disperata che ha scritto Perdutamente; la amo perché non mi ci riconosco già più, non sono io.
brucerà, la mia memoria
eppure non la smetto
di piegare tutti gli angoli che posso
di appuntare
di copiare
di tenere il segno
– non mi scriverò
senza aver letto.
a cura di Andrea Carloni