Marco Miglionico
pubblicato 8 anni fa in Letteratura

Il mestiere di scrivere

Breve analisi della prosa di Leonardo Sinisgalli e Carlo Emilio Gadda

Il mestiere di scrivere

Dopo la laurea in Ingegneria Elettronica e Industriale e all’esame di Stato sostenuto a Padova nel 1932, parte alla volta di Milano, ma dovrà fare i conti, nei primi tempi, con molte difficoltà, nonostante qualche saltuaria collaborazione a “L’Italia Letteraria” e a “La Lettura”. La svolta fu sancita dall’incontro con Ungaretti, poeta già di fama, che, nel ’34 , non tacque l’entusiasmo per il talento del giovane Sinisgalli.

[Gadda] Tornato a Milano, nel 1920 ottenne la laurea in Ingegneria Elettrotecnica. Come ingegnere lavorò in Sardegna, in Lombardia, in Belgio ed in Argentina. Nel 1921 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista. Nel 1924 decise di iscriversi alla facoltà di Filosofia e dedicarsi alla passione a lungo rimandata: la letteratura. Superò tutti gli esami, ma non discusse mai la tesi. Nel 1926 iniziò la sua collaborazione alla rivista fiorentina Solaria, esordendo nel 1927 sulle pagine di critica con il saggio dal titolo Apologia manzoniana 1.

olycom - gadda - CARLO EMILIO GADDA

Carlo Emilio Gadda

Gli spunti biografici così disposti tentano di avvicinare due autori del nostro Novecento che, più o meno ricordati, hanno tuttavia collaborato a una nuova forma di letteratura. Carlo Emilio Gadda (nato a Milano nel 1893) e Leonardo Sinisgalli (nato a Montemurro, in provincia di Potenza, nel 1908) non si conobbero mai davvero; eppure entrambi calcano la medesima strada che li porta alla letteratura a partire da una formazione superiore certamente non umanistica. Entrambi guardavano con entusiasmo, infatti, alla figura molto vicina di Leonardo da Vinci. Gadda diceva del genio italiano «Avvicinare Leonardo! Ci troviamo, davanti a lui, come alla sorgente stessa del pensiero. Qui la nativa acuità della mente si dà liberissima dentro la selva di tutte le cose apparite, dentro la spera di tutti i “phaenòmena”: a percepire, a interpretare, a computare, a ritrarre: a profittare per “li òmini”: del profitto di ragione e verità»2. Sinisgalli ne ossequiava il genio nelle pagine di Furor mathematicus (Urbinati, Roma 1944) creando una prosa nuova, ricca di riferimenti tecnici e scientifici, «un periodare mosso, che segue la storia del pensiero in modo consapevole e rigoroso, ma con una attenzione al senso umano della ideazione»3. Tutti e due gli autori -possiamo chiosare con una certa sicurezza- ebbero nella figura di Leonardo la giustificazione intellettuale di una vita votata alla letteratura, partendo da una base tecnico-scientifica. In nome della letteratura, Sinisgalli declinò persino l’invito di Enrico Fermi a collaborare coi sua ragazzi di via Panisperna nel 1929.

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Leonardo Sinisgalli

Per entrambi gli autori si può parlare di una frazione tra le due attività, di una letteratura centaurica che sfrutta sempre un doppio registro espressivo, tecnico e letterario, estremamente polarizzato, che solo nell’opera appunto prende forma unica. Di entrambi inoltre si possono considerare le influenze che una vita eccessivamente difficile, le mancanze familiari per Gadda e i continui salti di latitudine lungo la Penisola per Sinisgalli, hanno determinato, creando una letteratura nervosa, in anticipo rispetto al cosiddetto realismo isterico, di cui sarà un esempio Foster Wallace, laureatosi nel 1985 in filosofia con una specializzazione in logica modale e matematica (appunto!). Il “caos incurabile” della prosa di Gadda e le non sanate ferite che emergono dagli scritti di Sinisgalli sono corroborate dagli studi tecnici che intrapresero. L’autore lucano conferma questo, se pensiamo alla sua idea di frazione geografica e biografica tra Milano, la città tecnica secondo Gadda,scientifica, razionale, indispensabile, e la sua Basilicata, vista come l’ancestrale archetipo cui risalire per trovare un attimo di tregua.
Per Contini la matematica in Sinisgalli è una «matrice d’invenzione, una enorme riserva euristica»4. La matematica è forma di divinazione. È un linguaggio che nasce dal dialogo col mondo, perché nel singolo gesto umano c’è la geometria che ad esempio l’autore lucano tratteggia in un articolo del 1953 per la sua rivista Civiltà delle Macchine:

Il falegname segue dei segmenti di retta, quasi sempre paralleli. E così il contadino, quando zappa o quando ara, segue il tragitto dell’acqua, le linee di massima pendenza, o le loro perpendicolari quando fa il rimboschimento. (Pare che anche il cuore conosca questa dinamica). Il muratore ha il filo a piombo come asse dei suoi moti, ed ha pure la livella, si muove davvero in un parallelepipedo.[…] ogni mestiere, e certamente ogni utensile, segue le sue linee-guida: la pialla le sue rette, il tornio i suoi circoli, la fresa le sue epicicloidi.

Certamente Sinisgalli ricorda l’importanza dell’«opera accurata, paziente, amorosa dello stagnino di un vecchio borgo italiota»5 e che «noi siamo gli ultimi figli di una civiltà di artigiani». È vivo in Sinisgalli l’amore «schietto per l’intelletto, per la dignità dell’uomo fabbro», che rappresenta la sua prassi operativa.

Sinisgalli ad Alberobello, 1964

Sinisgalli ad Alberobello, 1964

Sinisgalli dunque vive l’esprit de géométrie pascaliano nel senso di voler dare una spiegazione razionale della posizione delle cose e dell’uomo nel mondo, secondo una chiave cosmologica che non include Dio, perché Dio non ha bisogno d’esistere così come l’uomo ha invece bisogno di misurare. In questo egli segue Gadda. Per Gadda l’ingegneria è l’analisi delle strutture fondamentali, la riscoperta dei meccanismi primi che formano il linguaggio, tanto da divenire egli da ingegnere a “signore della prosa”, come recita l’epitaffio a Roma. Tuttavia la prosa scientifica dell’autore milanese non si limita a uno strutturalismo linguistico, che poi si diffonde nei manierismi scabrosi delle sue pagine, ma -grazie proprio ai contributi scientifici- delinea personaggi oggettivamente descritti, senza alcuno spazio alle affezioni singolari. Anche se esperiti di vicende, essi si stagliano con «una serietà umana, una sorta di purezza virile, sdegnosa di ogni morbida ambiguità»6. Forse è nelle pagine della Cognizione del dolore che Gadda tenta di acuire l’oggettività dell’esperienza umana inserendo la sua vicenda in un ritmo serrato, omogeneo e pittoresco7. tutto è perfetto; il ritmo, sebbene nervoso e serrato, riesce però a scandire le vicende umane e sembra alludere a un’ispirazione ancor più lirica, forse a quella divinazione, l’istanza prometeica di voler spiegare il mondo agli uomini. Un’intuizione lirica che si traduce nella prosa, per Gadda e anche per Sinisgalli, così tanto tecnica, involuta e fitta da essere anzitutto mestiere.


 

1 I cenni biografici sono citati dalla pagina Wikipedia per entrambi gli autori.

2 Con il soprattitolo Esposizioni, La «Mostra Leonardesca» a Milano appare in Nuova Antologia, a. 74, vol. CDIV, f. 1618, 16 agosto 1939, pp. 470-9.

3 P. ANTONELLO “La nuova civiltà delle macchine di Leonardo Sinisgalli, 2005, p.124.

4 G. CONTINI in Introduzione, p.19.

5 L. SINISGALLI, Una lucerna, una lanterna, un’oliera in “Cdm” 2 (1953), p.24.

6 W. BINNI, Svolgimento della prosa di Gadda, in The Edinburgh journal of Gadda studies, n.7, 6/2007. Precedentemente pubblicato in W. BINNI, Svolgimento della prosa di C.E. Gadda, in La ruota (1943); poi in Critici e poeti dal Cinquecento al Novecento (Firenze, La Nuova Italia, 1951, 1969), pp. 207-17.

7 Si veda sempre il saggio di W. BINNI.