Il sacro in mutande: Yan Lianke e “Servire il popolo”
Non so se l’uomo è un essere sociale e la società il suo palcoscenico, oppure se, essendo la società un palcoscenico, l’uomo sia costretto a recitarvi un ruolo. Non so se è l’incanto dell’amore a suscitare la sfrenatezza del sesso, o se l’incanto del sesso generi necessariamente l’amore. Il fiume che scorre non ha bisogno di sapere dove sia la sua sorgente; l’acqua che scorre non ha bisogno di sapere che il fiume è nato per lei, perché il suo arrivo ha donato al fiume la sua forma.
L’atmosfera improvvisamente si fece rarefatta e tesa al tempo stesso; si guardarono negli occhi in un misto di odio e passione, come se, in un cielo assolato, una distesa di dense nuvole nere riscaldate dal sole potesse scaricare una tempesta e rovesciare su di loro una pioggia violenta e rovente travolgendoli insieme a tutto ciò che possedevano. Si fissarono inebetiti, assetati d’amore e pieni di odio, nei loro occhi ardevano le fiamme di un falò di legna secca, che resero loro difficile il respiro, come se una cortina di fumo li avesse avvolti prima che divampasse un incendio. Le fiamme si alzavano e si abbassavano, il fumo coprì il cielo, e in quel momento Liu Lan pronunciò l’unica frase adeguata.
– Servi il popolo, ora lo puoi servire!.
L’ultima (per ora) bacchetta corsara è dedicata a un testo tanto breve quanto ricco di spunti, e a un autore tra i più interessanti del panorama cinese contemporaneo. Yan Lianke 阎连科 (nato nel 1958) da noi è ancora poco conosciuto e noto per lo più a un pubblico di appassionati; probabilmente però avrete spesso incontrato il suo nome tra i papabili per il Premio Nobel. Oltre a questo, è stato insignito del Franz Kafka Prize nel 2014 e candidato per il Man Booker Prize nel 2016. In Cina gli è stato conferito il Lu Xun Prize, la più alta onorificenza letteraria nazionale. Tralasciando gli aspetti di facciata, addentriamoci alla scoperta di questa figura e delle sue opere, non tutte purtroppo tradotte in italiano.
Yan Lianke nacque nel 1958 nello Henan, da una famiglia contadina. I genitori erano analfabeti e il padre morì giovane per effetto del duro lavoro nei campi. Nel 1978 Yan Lianke entrò a far parte dell’Esercito Popolare di Liberazione (EPL), tra le cui fila intraprese gli studi letterari. Si laureò prima alla Università dello Henan e poi all’Istituto delle Arti dell’EPL, specializzandosi in letteratura.
Sebbene la sua prima pubblicazione risalga al 1979, è dalla fine degli anni Novanta che Yan si è affermato come uno degli autori più e caratteristici e meritevoli di attenzione sulla scena asiatica e mondiale. Oltre ad aver scritto racconti e romanzi, è anche un autorevole studioso e critico di teoria letteraria e letterature comparate.
Servire il popolo è un romanzo breve pubblicato nel 2005, tradotto in italiano da Patrizia Liberati per Einaudi l’anno successivo. Il testo si distingue per l’irriverenza già dal titolo, parodia dello slogan wei renmin fuwu 为人民服务, espressione tratta da un celeberrimo discorso di Mao Zedong che inneggiava allo zelo rivoluzionario. Come avviene con questo, Yan spoglia della loro sacralità anche altri slogan, formule e simboli del potere comunista, ironizzando coraggiosamente su aspetti dai più considerati intoccabili. Poco dopo la pubblicazione e l’immediato successo, il testo è stato ritirato dagli scaffali in Cina continentale, il che ha contribuito a renderlo ancora più popolare in rete.
La trama è piuttosto semplice: il soldato Wu Dawang viene mandato in servizio presso la casa del suo comandante di divisione. Mentre svolge i lavori nell’orto viene spiato da Liu Lian, la bella moglie di quest’ultimo. Liu Lian mette in atto alcuni tentativi di conquista, cui inizialmente Wu Dawang riesce a resistere, seppur con fatica, in nome della propria zelante fedeltà al comandante e alla causa rivoluzionaria. Con il passare del tempo e la perseveranza della signora Wu Dawang ne diventa l’amante. L’autore indugia sulla descrizione degli incontri sessuali tra i protagonisti, che culminano in un’estenuante tre-giorni non-stop. Stremato, Wu Dawang non riesce più a soddisfare i famelici appetiti carnali di Liu Lian; riesce a ritrovare l’eccitazione solo compiendo un gesto sacrilego, e cioè scaraventando a terra la statua del presidente Mao, provocandone la rottura.
Tralasciamo l’intrigo che ricorda L’amante di Lady Chatterley e soffermiamoci sul vero elemento distintivo del testo: la sua portata satirica e dissacrante. Giocando con gli elementi intoccabili del retaggio maoista, Yan Lianke riesce a puntare il dito sull’ipocrisia di un sistema che, pur riempiendosi la bocca di slogan e fregiandosi di decorazioni al merito rivoluzionario, non è esente da manifestazioni di egoismo e ricerca degli interessi individuali.
Approfitto per condividere il mio pensiero sulla presentazione di Servire il popolo da parte dell’editore italiano: se non fossi appassionata di letteratura cinese e non sapessi nulla di Yan Lianke, confesso che non lo avrei comprato. L’immagine di copertina potrebbe tranquillamente essere apposta a un qualsiasi blockbuster erotico. Su di essa spicca la frase “denunciato dal partito comunista cinese come pornografia”; ne deriva un’impressione da libretto porno di media qualità. Sulla quarta troviamo informazioni più puntuali, e iniziamo a capire che bisognerebbe parlare anche di parodia, satira politica, critica sociale. Insomma, è proprio il caso di dirlo: non giudicate Servire il popolo dalla copertina.
Trovo che categorizzare questo testo come una novella erotica sia sintomo di una scarsa comprensione del suo contenuto. L’obiettivo di Yan Lianke non è tanto quello di suscitare gli istinti sessuali del lettore (questo è più un effetto collaterale della modalità scelta), bensì quello di criticare con tono irriverente e caustico la corruzione e l’incoerenza dei quadri di partito. L’elemento erotico sembra essere più che altro un espediente per mettere in mutande coloro che si servono della politica e dell’ideologia per conseguire i propri obiettivi personali. È proprio la dissacrazione dell’elemento politico a gettare le basi per l’accusa di pornografia: il problema non sono le vicende sessuali in sé, ma la loro intersezione con i simulacri ideologici. L’impiego di slogan e simboli patriottici nella liaison dei protagonisti risulta inaccettabile per la censura statale. Mi viene in mente, per fare un paragone più comprensibile, l’eventuale giudizio della Chiesa su un simile impiego di rosari, madonnine e crocifissi. L’effetto disturbante è assicurato.
Al di là dell’irriverenza Servire il popolo è un libro splendido, in cui non mancano passaggi di innegabile valore stilistico. Yan Lianke è uno scrittore eccezionale, capace di portare alla luce le peculiarità e le contraddizioni della Cina senza minimamente intaccare la qualità della prosa. Tra i temi a lui cari emerge il rapporto tra l’uomo e la natura, talvolta evocato attraverso scene di vita rurale, come in Gli anni, i mesi, i giorni, in cui l’atmosfera fiabesca, a tratti onirica, sembra farsi custode di una relazione profonda e serena che la vita di città ha soffocato.
Nonostante la bellezza e il prestigio della sua prosa, Yan Lianke deve costantemente confrontarsi con le maglie sempre più stringenti del controllo statale. Mentre Servire il popolo fu autorizzato e poi ritirato, il romanzo successivo, Il sogno del villaggio dei Ding, fu bloccato preventivamente. Il testo è un racconto dell’epidemia di AIDS che colpì lo Henan negli anni Novanta in seguito alla scellerata compravendita di sangue tra i contadini. Gli anni, i mesi, i giorni, Il sogno del villaggio dei Ding e I quattro libri, altro capolavoro di satira politica, sono tutti editi da Nottetempo. Purtroppo, molti dei testi di Yan Lianke non sono ancora disponibili in traduzione italiana. Quello che c’è, ve lo assicuro, merita la vostra attenzione.
di F. Ceccarelli