Riscoperta dello scetticismo
il dubbio di Pirrone contro l’homo deus
Lo scetticismo è un atteggiamento filosofico sviluppatosi in più momenti nel corso dell’antichità e ripreso, in virtù del grande fascino che esercita il cosiddetto “dubbio”, anche in epoca moderna. Tuttavia, sarebbe sbagliato riconoscere come scetticismo ogni tendenza dubitativa verso qualcosa. Per parlare di scetticismo radicale, infatti, si devono riscontrare due fattori essenziali. Chiediamoci quali sono e se la loro riscoperta possa rivelarsi utile oppure dannosa, oggi, 2300 anni più tardi.
Per prima cosa dobbiamo porci il problema della conoscenza: capire se la realtà, così come viene percepita e pensata, possa fornire delle conoscenze davvero certe. Si tratta di affrontare la dicotomia soggetto-oggetto, interrogandosi intorno al rapporto che l’individuo ha con il mondo circostante. Il dubbio entra nella dimensione che diremmo “gnoseologica”, ovvero quel piano che risponde a questioni del tipo: che cosa conosciamo? Come lo conosciamo? E ancora, lo conosciamo davvero?
Ma la sola dimensione gnoseologico-teoretica non basta. Abbiamo anche bisogno di regole e convenzioni stabili per agire nella pratica, nella vita di tutti i giorni. La dimensione della conoscenza è dunque direttamente legata a quella dell’azione, ossia della morale. È l’ambito morale che detta le norme di come si deve, o non si deve, agire.
La conoscenza teoretica e la morale pratica sono i due cardini indispensabili per poter parlare dello scetticismo. Proprio queste due dimensioni erano già esplicitate nel pensiero scettico risalente al IV secolo a.C., a quel momento dell’antichità greca quando si venne a delineare uno scetticismo sempre più concreto. Al fine di comprenderne il significato è opportuno tornare a quel dubbio radicale, è opportuno, cioè, riscoprire Pirrone di Elide, considerato il primo dei filosofi scettici.
Pirrone non scrisse mai nulla e il suo pensiero è stato oggetto di grandi speculazioni successive. Tuttavia, prendendo come bussola le due dimensioni sopracitate, possiamo ricavarne una buona interpretazione. La sua dottrina fa proprie alcune parole tipiche del linguaggio greco, il cui significato apre a uno sterminato mondo filosofico. Nell’ambito della dimensione gnoseologico-teoretica nasce l’Epochè (ἐποχή), traducibile come “sospensione del giudizio”. È impossibile, sostiene lo scettico, riuscire a conoscere la vera natura delle cose. La realtà non è conoscibile dagli uomini, questi colgono solo un aspetto superficiale del mondo. La comprensione umana si ferma dunque a una costellazione di rappresentazioni sensibili e di fenomeni, i quali sono sempre confutabili da qualcos’altro. Ciò non significa, come invece avviene spesso in filosofia, che i sensi abbiano uno statuto inferiore rispetto alla mente e che si possa rimediare alle loro lacune mediante l’uso dell’intelletto. Il dubbio sospende ogni forma di conoscenza: anche il pensiero, al modo dei sensi, è ugualmente impotente nel condurci a una certezza. È impossibile assurgere alla verità, essa non esiste, perciò qualsiasi mezzo è inadeguato.
Gli uomini, allora, sono in grado di esprimere soltanto delle opinioni e discettano affannosamente su queste. Ma le opinioni, per loro natura, non sono né vere né false, tutto galleggia nell’indeterminatezza. Sostenere un’opinione è equivalente ad affermare il suo contrario, i contrari hanno eguale ragione. Pirrone nega dunque i princìpi aristotelici: quello del “terzo escluso”, secondo il quale una proposizione sarebbe sempre o vera o falsa e non si darebbe mai una terza scelta, e il principio di “non contraddizione”, per cui l’asserzione non può essere vera e falsa allo stesso tempo senza cadere in errore. Per lo scettico, invece, ogni dire e fare umano segue l’andamento dell’Ou Mallon (οὐ μαλλον):
Questo non vale più di quanto valga quello.
A causa dell’equivalenza tra le opinioni è impossibile arrivare a un criterio di decisione riguardo al vero o al falso, al buono o al cattivo, al bello o al brutto. Si può solamente applicare l’Epochè, sospendere il proprio giudizio conoscitivo su ogni cosa.
A questo punto, quando tutto sembra naufragare, Pirrone opera il passaggio straordinario dalla dimensione conoscitiva alla dimensione morale. Infatti, non si deve cadere nell’errore di considerare Pirrone un filosofo del nulla. Il dubbio non deve sfociare in una terza dimensione, cioè quella nichilistica, e teorizzare così una nuova conoscenza dogmatica secondo la quale è impossibile conoscere. Al contrario, Pirrone sostiene che ci si debba liberare totalmente dalla fatua ansietà di cercare la conoscenza, qualunque essa sia. Egli vuole fare del suo dubitare la base per la saggezza e la moderazione, non per una deriva nichilista. Lo scetticismo gnoseologico non è una meta, bensì uno strumento preliminare in grado di approdare a una forma di scetticismo morale. La transizione morale è segnata dal termine adiaforia (ἀδιαϕορία), intesa come l’indifferenza verso tutte le faccende del vivere quotidiano e verso tutte le prese di posizione. Lo scopo è quello di raggiungere una sorta di rassegnazione, lontana dai turbamenti. Si aprirà una condizione priva di inclinazioni, immune dalle scosse delle passioni, dai cambiamenti circostanti e dai dolori. Per fare questo, il filosofo deve conquistare un agognato silenzio, egli deve tacere. La disposizione al silenzio, chiamata Afasia (ἀϕασία), è il sintomo della sopraggiunta impassibilità. Infine, il cammino morale dello scettico si conclude quando approda grado successivo dell’imperturbabilità: si tratta dell’Apatia (απάθεια), la quale non è più soltanto un’astinenza dal pronunciarsi ma implica la completa assenza di azioni.
Lo scetticismo morale, insegna Pirrone, è l’unico modo per raggiungere la felicità. Il dubbio, caratterizzato dal cammino dell’indifferenza, è l’unica garanzia di essere felici.
Ma cosa spinse il filosofo verso il dubbio e a intraprendere la via dello scetticismo?
La risposta a quest’ultima domanda è fondamentale. Prima di maturate le idee scettiche, Pirrone si era unito alla straordinaria spedizione di Alessandro Magno in oriente (334-323 a.C.). Qui, venne in contatto con le filosofie orientali e, per questo motivo, alcuni studiosi hanno sostenuto che avesse “grecizzato” quelle correnti di pensiero endemiche del bacino indiano. Ma c’è dell’altro. A condizionarlo fu soprattutto l’incredibile presenza di Alessandro. Come è storia nota, neanche trentenne, il condottiero macedone aveva già creato un impero sterminato, assoggettato paesi che nessuno prima di lui era riuscito a piegare, rivolgendosi infine verso la sconosciuta India, spregiudicante del pericolo. Un solo uomo, Alessandro, al pari di un dio, aveva cambiato il mondo. Aveva distrutto la società greca fondata sulla polis, ribaltandone i tradizionali valori etico-politici. Egli personificava l’illimitatezza contro la misura tipica dei Greci, il desiderio bruciante, l’anelito del non ancora ottenuto, colui che tutto poteva. Inoltre, aveva avuto come maestro proprio Aristotele, il filosofo dell’intelletto, dell’analisi certa sulla realtà e della conoscenza dell’essere. Durante la spedizione in India, Pirrone ebbe modo di constatare come Alessandro fosse davvero l’uomo-dio-aristotelico. Alla luce di queste vicende, lo scetticismo di Pirrone non può non costituire lo sforzo di riequilibrare l’essere umano strappandolo dall’ansia dei desideri, della concupiscenza smodata e dai cambiamenti irreversibili. È stato un tentativo riuscito?
Per capirlo diamo uno sguardo al presente. Oggi, il progredire senza limiti delle scienze e l’uso della tecnologia robotico-virtuale, apre alla possibilità concreta di creare un vero homo deus, credendolo massimamente forte e sapiente. La vita frenetica che conduciamo, l’enorme quantità di input e di informazioni a cui siamo sottoposti, portano a una condizione di ansia. La globalità e i suoi molteplici effetti sono cagione di cambiamenti epocali. Lo scetticismo di Pirrone, allora, potrebbe rivelarsi una soluzione per riequilibrare l’essere umano odierno, oppure contribuirebbe a alienarlo?
Bibliografia essenziale:
Fernanda Decleva Caizzi, Prolegomeni ad una raccolta delle fonti relative a Pirrone di Elide.
Giovanni Reale, Il dubbio di Pirrone. Ipotesi sullo scetticismo.
Marcel Conche, Pyrrhon ou l’apparence.