Federico Musardo
pubblicato 7 anni fa in Letteratura

Yehoshua

un romanziere che scrive racconti

Yehoshua

Dalla corposità dei suoi racconti (1954-74) si capisce che Yehoshua si forma come romanziere.

Egli tuttavia si cimenta anche con la narrativa breve, presentando così, ai lettori italiani, il suo lavoro: ‘ho scritto i racconti con una straordinaria lentezza, forse, in quanto il mio mondo spirituale, sentimentale e intellettuale non era ancora completamente maturo e pronto alla scrittura di un romanzo. Ho cercato di ricavare il massimo dalle risorse che avevo allora a disposizione, per non disperdermi in una prosa al di là delle mie forze’ (A. B. Yehoshua, Tutti i racconti, Einaudi, 1999, pp.468-9).
Questa nota dell’autore sembrerebbe lasciare intendere che in una sua gerarchia i romanzi vengano prima dei racconti, anche se alcuni di questi ultimi hanno pari dignità letteraria rispetto alla sua più commentata produzione romanzesca.

La morte del vecchio’ (1957), il primo e più breve racconto,conserva un’eco di un frammento kafkiano, pensato originariamente come piccola storia da inserire nel Processo, dove Joseph K. sogna di assistere all’incisione della sua lapide.

‘Mentre laggiù, colla testa ancora sollevata sul collo, veniva già accolto dalla impenetrabile profondità, in alto il suo nome si disegnata rapido, con grandi svolazzi, sulla pietra. Incantato da quella vista si svegliò’. (‘Un sogno’, in ‘Kafka. Racconti’, Mondadori, 1970, p.265).

Il vecchio personaggio dell’autore israeliano intrattiene un rapporto ambiguo con la morte, sua e degli altri.

‘Alla fine la lasciai e uscii di nuovo in strada. Nei pressi di una casa in costruzione vidi una zappa con la quale avrei potuto raccogliere la terra sopra il vecchio. Ma non me la sentii di recarmi al cimitero: avrei potuto sbagliarmi, e anziché ammonticchiare della terra sulla nuova tomba avrei potuto scavare una fossa e calarmici a dormire’. (A. B. Yehoshua, Tutti i racconti, p.18).

Negli altri racconti della raccolta emergono significativamente i temi che saranno caratteristici dei romanzi più maturi, come l’incomunicabilità, la stanchezza e fiacchezza dei protagonisti (spesso professori, come il loro autore), la babele linguistica che unisce o divide gli uomini, la solitudine, la natura, il viaggio, il tempo e le attese, l’ebraismo, la guerra.

Alta marea’ (1962), per esempio, narra la dolorosa storia di un giovane carceriere alle prese con un flusso d’acqua che inghiottisce la prigione in cui lavora. Il protagonista sperimenta su di sé la durezza della solitudine e l’impossibilità di dialogare con chi gli è estraneo. Egli dovrà scegliere se obbedire alle sacre leggi del carcere, apertamente venerato, oppure trasgredirle per continuare a vivere.

Il poeta continua a tacere’ (1966), dai forti richiami autobiografici, rappresenta una profonda riflessione sul significato della letteratura e della sua influenza sugli uomini. Esso è senza dubbio il racconto più suggestivo di questa raccolta.

Leggendo questo libro si capisce come Yehoshua, oltre che un grande romanziere, è anche un grande autore di racconti.


 

Un ringraziamento a Susanna per un piccolo ma fondamentale suggerimento nella revisione di questo articolo