Achille Lauro chi?
Un nome che “suona” attuale
È tornato di recente sulla bocca di molti. Non tanto il personaggio, quanto il nome, Achille Lauro, preso in prestito dal rapper romano (all’anagrafe Lauro De Marinis) reduce dal successo del 69esimo Festival di Sanremo.
Ma chi è stato davvero Achille Lauro?
Armatore, politico, editore, dirigente sportivo e produttore cinematografico, ‘O Comandante, come veniva chiamato a Napoli, è stato un uomo centrale nella storia del nostro Paese tra gli anni ’50 e ’70.
Uomo di mare per origine e vocazione, Lauro nasce nel giugno del 1887a Piano di Sorrento da una famiglia di solida tradizione marinara. Fa le sue prime esperienze sui velieri del padre Gioacchino, un piccolo armatore che muore improvvisamente nel 1910, lasciando la famiglia sommersa dai debiti. Così, a soli 20 anni, Achille deve farsi carico dell’intera famiglia e, finita la guerra, riesce a far fronte ad una pesante situazione economica. È un vero e proprio self made man e nei primi anni ’20, dando grande prova del suo spirito imprenditoriale, investe tutto quello che ha per comprare un piroscafo statunitense messo all’asta dopo un incidente nel Golfo di Napoli. Ribattezzata “Iris” (Speranza), la nave è la prima di una flotta che in soli 10 anni raggiunge le 30 unità: un traguardo straordinario per un armatore privato. Lauro diventa ‘O Comandante che riesce a farsi strada in un momento particolarmente delicato segnato dall’emergere di due gravi crisi internazionali: quella dei trasporti marittimi a seguito della prima guerra mondiale e la grande depressione del 29. Quando gli altri sono in difficoltà, Achille riesce ad emergere. E lo fa anche sotto il regime fascista, riuscendo a sfruttare le giuste conoscenze.
Amico della famiglia Ciano (anch’essi armatori), nel 1933 Lauro si iscrive al Partito Nazionale Fascista. Vanta ottimi rapporti con le alte gerarchie del regime e nel ’36 gli viene affidata la squadra di calcio del Napoli, di cui sarà (tra alti e bassi) presidente fino al 1969, amatissimo e osannato dai tifosi. Nel ’39 viene nominato Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni in rappresentanza della Corporazione del mare. Il Duce lo stima, ma al tempo stesso lo tiene d’occhio: Lauro è sempre più potente e sta diventando “un pesce troppo grosso” per i suoi gusti.
Sarà però il corso degli eventi a ridimensionare e frenare l’ascesa del Comandante. Con la seconda guerra mondiale, l’armatore perde molte delle sue navi, alcune delle quali vengono requisite dalla marina militare come , del resto, avviene per tutta la marina mercantile italiana. A parziale risarcimento il Duce gli concede il 50% della proprietà dei 3 giornali napoletani: il Mattino, il Roma e il Giornale di Napoli. Lauro diventa dunque anche editore e inizia la sua personale gestione delle comunicazioni. Nulla sembrerebbe riuscire a fermarlo, nemmeno quando nel novembre del ’43 viene arrestato dagli Alleati perché ritenuto responsabile di profitti di regime e illecito arricchimento. Dopo 22 mesi passati tra carcere e campo di internamento, nel 1945 viene assolto dalla Corte d’Appello di Napoli. Ancora una volta Lauro riesce a risorgere dalle sue ceneri.
Il suo percorso politico riparte dal Fronte dell’Uomo Qualunque di Giannini che sarà poi lui stesso a scardinare dall’interno (un compito affidatogli dalla Dc). Dalle rovine di quella formazione politica, Lauro riesce a metterne in piedi un’altra: il Partito Nazionale Monarchico, che alle elezioni del ’48 arriva ad ottenere 14 seggi alla camera.
Una posta in gioco ancora più alta l’armatore se la gioca però nelle elezioni amministrative del 1952, quando si candida a sindaco di Napoli. Ora è il proprietario della più grossa flotta privata d’Europa, nonché presidente della squadra di calcio partenopea. Sull’onda di questo successo, comincia la sua capillare campagna elettorale per la quale ‘O comandante non rinuncia ad utilizzare i metodi più particolari e stravaganti pur di riuscire a conquistarsi il favore popolare: promette di regalare pacchi di pasta ai poveri, distribuisce una sola scarpa o un banconota tagliata a metà, con la promessa del resto a chiusura delle urne e si impegna a far diventare la città la capitale del Mezzogiorno. Così, il 25 maggio del ’52 Achille Lauro diventa sindaco di Napoli.
Dopo i metodi spregiudicati usati per accaparrarsi voti, Lauro gestisce in modo assai personalistico anche i 35 miliardi della legge speciale su Napoli, approvata dopo la sua ascesa in Comune. La sua giunta si caratterizza per l’impulso indiscriminato dato al settore edilizio, che sarà duramente dipinto nel film del ’63 “Le mani sulla città” di Francesco Rosi. Lauro a volte anticipa addirittura di tasca propria i soldi per rimettere in piedi la città uscita ferita dalla seconda guerra mondiale, un gesto che gli garantirà un favore popolare ancora maggiore.
Alle elezioni politiche del ’53, i monarchici passano dal 2,8% del 48 a quasi il 7%, diventando così una forza in grado di condizionare il governo. L’anno successivo, Lauro guiderà la scissione del partito, consumatasi sul nodo dei rapporti con la DC, dando vita al Partito Monarchico Popolare. Il successo di Lauro è ancora inarrestabile. Nel ’56 fa il bis alle amministrative prendendo più del doppio delle preferenze rispetto al ’52. E come se non bastasse, riesce a far sentire la sua voce anche nel campo dell’industria cinematografica, diventando produttore della Partenope. Lo fa per passione, ma non solo: a 70 anni si innamora della diciottenne Eliana Merolla, aspirante attrice, che lavorerà col nome d’arte di Kim Capri e che alcuni anni dopo diventerà la sua seconda moglie
Ma poco dopo, nel ’57 arriva una prima seria battuta d’arresto: gli ispettori inviati a Napoli dal ministro dell’Interno Tambroni, riscontrano numerose gravi irregolarità commesse dalla giunta e qualche mese dopo, il 13 febbraio 1958, viene decretato lo scioglimento del Consiglio comunale. Il mito di Lauro non è più inattacabile, ma continua a resistere tant’è che alle amministrative del ’60 è ancora il più votato. Diventa per la terza volta sindaco di Napoli, ma solo per poco: i suoi stessi uomini gli voltano le spalle confluendo nelle fila della DC. Un anno dopo, Lauro è costretto a dimettersi. Tornerà sulla scena politica come sindaco di Sorrento. A 84 anni il suo prestigio di armatore è ancora incontrastato, ma ormai la sua importanza a livello politico sta irrimediabilmente scemando. Il suo popolo però, quello di Napoli, non lo tradirà, nemmeno di fronte alle difficoltà. Quando muore , nel novembre del ’82, migliaia di cittadini vanno a salutarlo, testimoniando il profondo segno che (nel bene e nel male) ‘O Comandante ha lasciato in quella città, dove il suo mito ha dato persino vita a quel fenomeno politico di stampo populista denominato “laurismo”, fondato sul vero e proprio culto della personalità.
Pochi anni dopo la sua morte, il nome di Achille Lauro torna tristemente alla ribalta: nell’ottobre del 1985 la nave da crociera così battezzata in memoria dell’armatore, viene dirottata al largo delle coste egiziane da un commando di 4 terroristi del Fronte di Liberazione della Palestina che chiedono il rilascio di 50 loro compagni detenuti nelle carceri israeliane. Nel corso del dirottamento viene assassinato il cittadino americano di fede ebraica Leon Klinghoffer.
FONTI
-Simona Colarizi, Storia del Novecento Italiano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2005
– Storia d’Italia – Cronologia 1815 – 1990, Deagostini, 1991
– Dizionario biografico degli italiani, istituto dell’enciclopedia italiana.