“Una capacità di introspezione che non è mai stata raggiunta prima da nessuno, e probabilmente non verrà mai più raggiunta da nessun altro.” S. Freud.
Ovvero considerazioni semiserie sulla Follia di Nietzsche
Nel 2003 Leonard Sax ha pubblicato un lavoro sul “Journal of Medical Biography” dedicato a Nietzsche, o meglio, alla follia di Nietzsche. Numerosi studiosi prima di lui avevano tuttavia tentato di determinare la causa alla base dei suoi “biglietti della follia”.
Alcuni dicono che nel Gennaio del 1889, mentre si trovava in una nota piazza di Torino, Nietzsche ebbe una crisi, determinata dalla visione di un cavallo sofferente. Altri dicono che in realtà non si trattò di una vera e propria bouffée delirante, bensì di una reazione esagerata (e non certo estranea al filosofo) di fronte a una scena francamente poco edificante. Certo è che quello non fu l’unico episodio di stravaganza di cui Nietzsche si sia reso protagonista negli anni successivi. Eclatanti sono a questo proposito i “Biglietti della Follia”, ovvero un insieme di lettere scritte dal filosofo a partire da quell’anno e indirizzate a vari personaggi più o meno importanti dell’epoca. I conoscenti all’inizio la considerarono una provocazione, successivamente però dovettero ricredersi.
All’età di quarantaquattro anni, Nietzsche era ormai diventato irriconoscibile; incapace di prendersi cura di sé, alternava momenti di tristezza profonda e di esaltazione sconcertante, rendendosi così ingestibile.
A quel punto, Franz Camille Overbeck, amico di Nietzsche, stufo di corrergli dietro, decide di ricoverarlo a causa dei suoi continui sbalzi di umore. Alla clinica di Basilea Nietzsche viene ricoverato sotto falso nome, il medico della clinica psichiatrica gli attribuisce una malattia all’epoca nota come “paralisi progressiva di incerta origine”, il che equivale al dire: “boh, va beh, tanto bene certo non sta! Ci lascia sicuro le penne, la cura non esiste, parola di psichiatra dell’800” e lo rispedisce a casa. Di qui nasce l’idea che Nietzsche avesse in realtà contratto la sifilide alcuni anni prima e che, non essendo stata curata, avesse portato alla paralisi progressiva. Questa fu l’unica ipotesi presa in considerazione almeno fino al 1950, dice Sax, anche se alcune testimonianze riportano che già nel 1888 Nietzsche fosse solito intrattenere lunghe conversazioni con sé stesso, ballare nudo per casa e che avesse preferito eliminare tutti i quadri dalle pareti della sua abitazione “così da renderla più simile a un tempio”. Coerente, considerando che in quel periodo fosse convinto di essere l’Anticristo, in effetti.
Insospettito, Sax vuole vederci chiaro; riprende la cartella dell’epoca e scopre che in realtà Nietzsche non avesse affatto alcun segno clinico riconducibile alla neurosifilide, ma che tuttavia fosse preda di deliri di grandezza piuttosto frequenti (già nel 1884, in una lettera indirizzata a un amico, Nietzsche scrisse che lo Zarathustra fosse “il più importante libro di tutti i tempi mai esistito”, ok la mancanza di modestia però stiamo calmi). Di lì la diagnosi. Beh, in effetti, se senti rumori di zoccoli in lontananza pensi prima di tutto a un cavallo, non certo alla zebra. Sommo biasimo al povero medico della clinica di Basilea da parte di Sax, che nell’articolo sconfessa la teoria della neurosifilide ma non azzarda alcuna ipotesi alternativa. Ciò che sappiamo è che, nello stesso anno, il 1884, Nietzsche disse a una amica di avere la sensazione di star per impazzire. Tuttavia che fai, gli credi? Ovviamente no. Non in una epoca -alla fine non tanto diversa dalla nostra, forse- in cui dichiararsi folle non era esattamente come dire di aver preso un po’ di raffreddore. Però insomma, cosa ti aspetti da una persona provocatoria ed eccentrica come Nietzsche? Tutto. A causa di ciò, forse, le sue richieste di aiuto non furono ascoltate.
Un altro grande studioso della follia e della fenomenologia, K. Jaspers, analizzò il caso di Nietzsche e, come Sax, lo giudicò fumoso, inesatto, auspicando l’avvento di una nuova psichiatria più chiara, esatta e capace di far luce sull’eziologia della follia di Nietzsche.
Alcuni autori recentemente hanno ipotizzato che il filosofo fosse affetto da psicosi maniaco-depressiva (disturbo oggi noto come disturbo bipolare). Tuttavia due eminenti psichiatri dell’epoca (Binswager e Mobius, mica spicci!) non furono in grado di diagnosticarla, come mai?
La risposta proviene forse dal fatto che solo nel 1883 Kraeplin aveva pubblicato in un suo trattato i primi risultati di una ricerca da lui condotta su questo disturbo. Un po’ pochino per poter parlare di validità e attendibilità scientifica anche nel 1800. Troppa cautela? Non si sa.