Frida Kahlo
oltre il mito
Giunge al termine il prossimo 3 giugno la mostra evento sull’artista messicana Frida Kahlo. Con oltre cento opere tra i dipinti, concessi dal Museo Dolores Olmedo e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, i prestiti di alcuni musei internazionali, le fotografie e i documenti inediti provenienti dall’archivio personale, reso noto nel 2007 in occasione del centenario dalla nascita (1907-2007), il Mudec propone la mostra più completa nel nostro Paese. L’esposizione, curata da Diego Sileo, frutto di oltre sei anni di studi e ricerche si propone di restituire dignità d’artista alla vasta e variegata produzione per troppo tempo oscurata o, nel migliore dei casi, interpretata come semplice passe-partout delle seppur eccezionali vicende biografiche.
Colpita da poliomielite durante l’infanzia, Frida inizia gli studi artistici alla Escuela Nacional Preparatoria poi interrotti a causa del tragico incidente in autobus che la costringerà a letto per lunghi periodi e più tardi a indossare scomodi busti di gesso. Nel periodo trascorso inferma dipinge e raffina la sua arte si può dire da autodidatta salvo poi, diciottenne, sottoporre le sue opere al famoso muralista e connazionale Diego Rivera che sposerà per ben due volte. La storia d’amore con Rivera, come la mexicanidad e l’impegno politico sono alcuni tra i perni attorno ai quali ruota tutta la sua produzione artistica.
L’accostamento tra le opere pittoriche ai documenti e le fotografie personali provenienti da Casa Azul, dimora dell’artista a Città del Messico e dagli archivi di Isolda Kahlo, Miguel N. Lira e Alejandro Gomez Arias, riesce nell’intento di offrire allo spettatore una connessione tra la biografia e la produzione pittorica. Per questo motivo la mostra si snoda in sale ampie e luminose in quattro sezioni: DONNA, TERRA POLITICA, DOLORE. Il tentativo è ambizioso per un’artista come Frida Kahlo in quanto in ogni opera queste quattro tematiche si ripresentano comunque forte e chiaro.
Nella prima sezione predomina il suo essere femmina, ci accolgono infatti i numerosi autoritratti e le fotografie scattate dall’amico e poi amante Nickolas Muray, ma anche alcuni ritratti di donne messicane che sempre ci guardano dritto negli occhi. Nella sezione Terra è la tematica della terra natale, il Messico, che risuona nei gioielli precolombiani che tanto amava, negli abiti tradizionali in cui spesso si ritrae, nella flora e nella fauna sempre presente. La sezione dedicata alla Politica esplora la militanza, fin da giovanissima, nel partito comunista. La pittrice amava dire che era nata nel 1910, anno della rivoluzione messicana che mise fine alla dittatura del generale Porfirio Díaz. Sia pure è presente l’incontro con il mondo “occidentale e industrializzato” conosciuto durante il soggiorno statunitense quando lei accompagna a Detroit il marito Diego Rivera, incaricato di dipingere un murale presso la California School of Fine Arts, e con la partecipazione alla mostra Mexique organizzata nel 1939 a Parigi dall’amico nonché teorico del surrealismo André Breton, dove riscuote un meritato successo di pubblico e tra gli artisti.
L’alternanza continua tra ritratti, disegni, documenti, corrispondenza autografa, foto d’epoca e nature morte rende l’uso dell’audio guida necessario per comprendere le connessioni per nulla scontate che legano le opere esposte. Colpisce la tecnica pittorica puntuale fin nei dettagli e l’uso del colore sempre vivace e luminoso che innegabilmente si fissa nella mente dello spettatore e permea, malgrado le tematiche il più delle volte violente, tutta la produzione di Frida Kahlo di un’energia positiva, una forza di resilienza alle tragedie della vita. Un’artista completa e una donna piena di volontà.