Zaira Carraro
pubblicato 6 anni fa in Arte

Questa non è una pipa

René Magritte e l'inganno dell'arte

Questa non è una pipa

René Magritte, esponente con Paul Delvaux del surrealismo in Belgio, personalità tranquilla, come è spesso stato definito,  è stato uno dei più grandi pittori del Novecento.

Artista poliedrico, dopo l’Accademia delle Belle Arti di Bruxelles lavora anche come grafico. Agli antipodi della figura egocentrica di Salvador Dalì, conosciuto dal pubblico forse più per le sue stravaganze che per la grandezza artistica, Magritte si staglia sul panorama artistico degli ismi di inzio secolo con la pacatezza forse borghese dei suoi uomini con la bombetta. Le sue opere sono universalmente conosciute e neppure chi non ha mai frequentato un museo, non può non aver visto qualche suo dipinto, merito soprattutto della Pop Art che negli anni Sessanta riprese i suoi soggetti praticamente ovunque. La sua vita privata passa quasi inosservata se non per la tragica morte della madre, suicida nel fiume Sambre quando il pittore era quattordicenne. Evento ricordato in alcune opere, tra le quali la più famosa è Gli amanti, dove il telo sottile che copre i volti delle due figure riecheggia la camicia da notte che avvolgeva il viso della madre quando venne ritrovata suicida.

Incontri fondamentali per lo sviluppo del pensiero pittorico di René Magritte furono quelli con André Breton, teorico del surrealismo incontrato nel suo unico soggiorno a Parigi nel 1927 ma ancor più con l’italiano Giorgio De Chirico. La conoscenza delle opere di quest’ultimo lo accostano per certi versi alla tendenza reazionaria propria della Metafisica. Magritte non persegue in questo senso ambienti onirici e paesaggi irreali propri del surrealismo più conosciuto ma è fedele alla quotidianità del suo vissuto e rappresenta oggetti realistici e familiari. Malgrado ciò, le sue opere destabilizzano lo spettatore quanto gli orologi colanti di Dalì ma il suo è un surrealismo che inverte la rotta dall’autore spagnolo. Gli accostamenti inconsueti di oggetti comuni, le deformazioni riconoscibili come nel suo autoritratto, le parole e i predicati che accompagnano il soggetto raffigurato negandolo allo stesso tempo sono costanti dell’opera magrittiana. Come in L’uso della parola I , dove ad una grossa e ben riconoscibile pipa accosta la frase in corsivo elegante questa non è una pipa sottolineando in modo implicito come in un paradosso che si tratta di una rappresentazione dell’oggetto pipa . Rimane sempre allo spettatore l’onere di decodificare il messaggio come in un rebus o in anagramma. Del resto la realtà non è mai come la si vede: la realtà è soprattutto immaginazione. Frase di Magritte certamente adatta agli inganni delle avanguardie.

 

L’immagine in evidenza proviene da: http://ilritrovodellemuse.blogspot.com/2011/03/lartista-della-domenica-rene-magritte-i.html