Brevissima riflessione attorno ai concetti di “identità” e “alterità”
introduzione al tema dell'altro
Secondo recenti teorie legate alla creazione di una possibile alternativa da opporre all’idea dello “scontro di civiltà” esisterebbe una possibilità differente definibile come “alternativa mediterranea”.
Con questa definizione facciamo riferimento alla corrente di pensiero che nello sviluppo dell’ambiente europeo e più largamente mediterraneo vede il prodotto di un sistema aperto di scambi e interazioni tra popoli appartenenti a civiltà lontane e differenti, come quella cristiana dell’Italia moderna e quella musulmana dell’Impero ottomano.
All’interno di queste dinamiche si va a inserire un concetto molto interessante per quel che riguarda l’individualità del singolo e la nascita di un sentimento di collettività condivisa a livello di provenienza geografica e culturale.
L’immagine dell’alterità costituirebbe una proiezione in negativo dell’io osservante, in un gioco di specchi che permette la creazione di un’identità sulla base della negazione delle caratteristiche costitutive dell’Altro.
In questo modo, in un periodo storico di indefinitezza epidemica, l’immagine del singolo e della collettività si va formando in gruppi sempre più ristretti attraverso l’affermazione di tutto ciò che è diverso dall’Altro (e diviene baluardo identitario) e la condanna della diversità in ogni sua forma, come sentimento di autoconservazione di un elemento intrinsecamente fragile (l’identità per l’appunto).
La presenza dell’Altro non sarà mai dunque pienamente legittimata in sé e la sua immagine non sarà mai autentica, ma si costituirà rigorosamente nella prospettiva (quantomeno parziale) dell’io, in funzione speculare.
La costituzione dell’identità di genere funziona attraverso i medesimi meccanismi.
In questo modo il genere maschile e il genere femminile saranno in egual misura forzati ad essere obbligatoriamente ciò che l’altro non è, e le caratteristiche costitutive dell’uno saranno culturalmente deprecabili per l’altro, in un processo archetipico che trae origine dal mitologico rapporto tra Marte e Venere. (La donna femminile e delicata/ l’uomo mascolino e forte, la donna fragile e bisognosa/ l’uomo sicuro e pronto a prendersene cura, la donna dedita e affettuosa/ l’uomo conquistatore e macho)
La formazione dell’identità di genere è un processo altamente normalizzato per gran parte delle culture, soprattutto quelle strettamente legate alle tre grandi religioni monoteistiche, che produce un senso di appartenenza a una categoria sociale e culturale, generalmente quella femminile e quella maschile.
Questa visione dicotomica ed esclusiva è stata messa in discussione attraverso il concetto di “gender fluidity” o “fluidità di genere”. Sarà dunque necessario distinguere tra: identità sessuale, identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale.
Il genere sarebbe dunque da interpretare secondo la definizione di Foucault (Storia della follia in età classica, 1961) come una variabile fluida, passibile di modifiche e cambiamenti determinati dal sé, dall’ambiente o dalla cultura.
Più che mai risultano di nostro interesse gli aspetti legati al cosiddetto ruolo di genere, comprendente la totalità dei costrutti sociali e culturali che determinano le norme comportamentali e di pensiero connesse al genere maschile e femminile e il ruolo da questi rivestito all’interno del contesto collettivo di società e privato di familiarità.
L’immagine in evidenza è un’illustrazione dell’artista Polly Nor, tratta da: https://thefablesoup.wordpress.com/2015/05/01/as-you-like-it/