Alla ricerca del sogno americano
la storia di Hunter S. Thompson
Hunter Stockton Thompson è stato il primo giornalista a diventare un personaggio mediatico.
Volutamente provocatorio e voce perennemente fuori dal coro ha fatto della sua vita una costante ricerca del miraggio del sogno americano.
In veste di giornalista egli ha creato uno stile rivoluzionario e irriverente da lui battezzato il “gonzo journalism” nel quale il cronista non si pone come mero reporter dei fatti, ma necessariamente pone sé stesso nel contesto e fornisce una versione personale delle circostanze oggetto dell’articolo.
Il Dottor Gonzo, pseudonimo di Thompson, scriveva quindi la sua versione dei fatti senza timore di apparire fazioso, ma anzi fregiandosi di esserlo.
In contrasto con la visione tradizionale del giornalista che doveva dare una visione neutrale degli accadimenti, egli ebbe modo di dichiarare in un’intervista che “il giornalismo oggettivo è una delle ragioni principali per cui ai politici americani è stato permesso di essere tanto corrotti e tanto a lungo. Non si può essere oggettivi su Nixon“.
Con questa impostazione, quindi, il cronista diventa parte della notizia e intraprende percorsi di ricerca per vivere le storie sulla propria pelle.
Questo tipo di ricerca lo avrebbe portato a vivere avventure al limite, e in certi casi anche oltre.
Thompson era solito cedere agli eccessi, in una vita da vera e propria rock star del giornalismo.
E. Jean Carroll, biografa del giornalista, ebbe modo di appuntare una giornata-tipo dello stesso, che viene di seguito riportata:
Ore 15:00 sveglia
Ore 15:05 Chivas Regal con I giornali del mattino e sigarette Dunhill
Ore 15:45 cocaina
Ore 15:50 un altro bicchiere di Chivas, Dunhill
Ore 16:05 prima tazza di caffè, Dunhill
Ore 16:15 cocaina
Ore 16:16 succo d’arancia, Dunhill
Ore 16:30 cocaina
Ore 16:54 cocaina
Ore 17:05 cocaina
Ore 17:11 caffé, Dunhill
Ore 17:30 più ghiaccio nel Chivas
Ore 17:45 cocaina ecc.ecc.
Ore 18:00 erba per smorzare la giornata
Ore 19:05 alla Woody Creek Tavern per il pranzo: Heineken, due margarita, insalata coleslaw, una taco salad, doppia porzione di anelli di cipolla, torta di carote, gelato, frittura di fagioli, Dunhill, un’altra Heineken, cocaina e per il viaggio di ritorno a casa una granita (bicchiere di ghiaccio tritato con tre o quattro misurini di Chivas)
Ore 21:00 comincia a sniffare cocaina seriamente
Ore 22:00 cala un acido
Ore 23:00 Chartreuse, cocaine, erba
Ore 23:30 cocaina ecc.ecc.
Mezzanotte: Hunter S. Thompson è pronto per scrivere
Ore 00:05 – 6:00 Chartreuse, cocaina, erba, Chivas, caffé, Heineken, sigarette ai chiodi di garofano, pompelmo, Dunhill, succo d’arancia, gin, cntinui film pornografici.
Ore 6:00 Champagne nella vasca da bagno, Dove Bars (gelato tipo magnum algida, ndr), fettuccine Alfredo (pasta tipo tagliatelle al sugo, ndr)
Ore 8:00 Halcyon (sonnifero)
Ore 8:20 dorme
Hunter S. Thompson è stato anche noto per la sua passione per le armi e la polvere da sparo.
Insieme ai suoi amici – tra i quali si annoveravano gli attori Jack Nicholson, Benicio del Toro e Johnny Depp – era solito spendere intere giornate sparando con fucili e mitragliatori e facendo esplodere bersagli con la polvere da sparo nella sua proprietà.
Le abitudini dello scrittore, folli e autodistruttive, erano parte del suo modo di essere e indistricabilmente legale alla sua ricerca di libertà.
Oltremodo famoso è il suo libro semi-autobiografico Paura e disgusto a Las Vegas (trasposto al cinema nel film cult Paura e delirio a Las Vegas) dove racconta, sotto pseudonimo di Raoul Duke, di un suo viaggio con il Dr. Gonzo a Las Vegas.
Questo viaggio, principiato per fare un reportage su una gara motociclistica nel deserto del Nevada, termina con Duke e Gonzo che spendono il tempo tra LSD, etere, stramonio, mescalina dopo avere preso contatto con la Las Vegas dei casinò rapita dal sogno americano a basso costo.
Con uno stile di vita come questo ci si chiede come Thompson sia riuscito a sopravvivere così a lungo, e per di più con una produzione ampia come la sua.
Per anni giornalista d’assalto egli ebbe modo di scrivere numerosi libri e saggi giornalistici seguendo storie dalla cronaca all’analisi politica.
Per un anno intero, ad esempio, visse da infiltrato nella nota gang di motociclis
ti americani Hell’s Angels al fine di documentarne le imprese e scrivendo infine il libro Hell’s Angels: The Strange and Terrible Saga of the Outlaw Motorcycle Gangs.
La sua visione del giornalismo lo portò sempre a tuffarsi nella notizia, senza accettare la mediazione di altri, senza aspettare che la visione di un altro interprete potesse contaminare la realtà dei fatti.
Il modo di scrivere di Hunter S. Thompson rispecchia la sua vita: una ricerca costante di immediate e crude visioni, nichilistiche, senza limiti e senza ipocrisie.
Questo modo di scrivere, chiaramente, gli portò numerose critiche sia dall’establishment del giornalismo americano che dalla classe politica.
Su Richard Nixon – suo nemico giurato . disse che “potrebbe stringerti la mano e allo stesso tempo pugnalarti alle spalle con la stessa mano” e “Richard Nixon non è mai stato una delle mie persone preferite. Per anni ho visto la sua esistenza come un monumento a tutti i geni rancidi e cromosomi danneggiati che corrompono le possibilità del sogno Americano; era una folle caricatura di sé stesso, un uomo senza anima, nessun valore, con l’integrità di una iena e lo stile di un rospo velenoso. Il Nixon che ricorso era assolutamente privo di senso dell’umorismo; non posso immaginarlo ridere di nulla eccetto forse di un paraplegico che vorrebbe votare democratico ma non riesce a raggiungere la leva sul seggio elettorale”.
Non riesce difficile immaginare come il suo stile graffiante e politicamente scorretto gli abbia creato tanti nemici quanti ammiratori.
In epoca moderna, dopo avere sparato a zero su Clinton, ebbe modo di contestare aspramente l’operato di George W. Bush, da lui definito come “asino senza cervello”.
A seguito del primo mandato del presidente repubblicano Thompson dichiarò che “in soli Quattro anni ha trasformato il nostro Paese da una nazione prosperosa in una disperatamente indebitata nazione di guerra”.
Alla fine della sua vita, al netto delle droghe psichedeliche, dell’alcool, delle esplosioni, delle corse in moto, dei commenti al vetriolo e della cocaina, Hunter S. Thompson resta un sognatore di un America che non c’è più.
Nessuno ha mai incarnato il sogno americano della Beat generation come Hunter S. Thompson, con tutto il suo nichilismo e senza mezze misure.
La sua impronta, nel mondo della letteratura e del giornalismo, ha per sempre influenzato gli scrittori successivi, chiamati sempre a misurarsi con un vero gigante,
Il giorno del proprio suicidio, avvenuto nell’anno 2005, la moglie Anita trovando il cadavere cadde in un primo momento in una profonda disperazione, subito seguita da un senso di perdono perché, come lei stessa dichiarò al Los Angeles Times:
gli ho tenuto la testa e accarezzato le gambe come facevo sempre… Ho detto “è ok Hunter, so cosa hai fatto” all’improvviso non c’era niente altro che pace.