Anita Orfini
pubblicato 2 mesi fa in L'angolo russo

“Diario di un’invasione” di Andrei Kurkov

Cronaca di una guerra annunciata

“Diario di un’invasione” di Andrei Kurkov

È possibile la poesia dopo

Jasynuvata

Horlivka

Savur-Mohyla

Novoazovs’k

Dopo

Krasnyj Luč

Donec’k

Luhanks’k

Dopo che la gente è divisa

In chi muore e chi riposa

Chi ha fame e chi si svaga

[…]

È possibile la poesia

Quando la storia s’è desta

Quando i suoi passi

Risvegliano ogni cuore

E non si può parlare d’altro;

Ma non si può neanche parlare.

Mentre scrivo questo

Poco distante

Ogni opzione è messa da parte

“Ogni opzione è messa da parte” recita questa poesia di Anastasija Afanas’jeva riferendosi al conflitto del 2014 nel Donbas e, mutatis mutandis, queste parole risultano altrettanto vere per descrivere la situazione attuale dopo il 24 febbraio 2022. A mettere da parte la “poesia” da ormai quasi due anni è anche Andrei Kurkov, uno dei più celebri scrittori ucraini contemporanei.

Di Kurkov avevamo scritto tempo fa, raccontando le vicende del surreale e sgangherato duo composto da Viktor e dal pinguino Miša in Picnic sul ghiaccio. Questa volta, le loro buffe vicende vengono accantonate per far entrare la Storia dalla porta principale con Diario di un’invasione, pubblicato da Keller Editore con la traduzione di Elisabetta Venturini.

Il testo è una cronaca che va dal dicembre 2021 al luglio 2022: dal discorso di fine anno di Zelensky, anticipazione dei venti di guerra che spazzeranno di lì a poco la speranza di evitare il conflitto, all’estate dell’anno successivo quando la polvere e il sudore si mescolano sui corpi dei soldati. Il diario lascia spazio ad appunti personali in cui la vicenda privata di Kurkov e della sua famiglia si intreccia con quella di amici, vicini di casa e sconosciuti sullo sfondo di una nazione in allarme. La storia dell’Ucraina e le radici del conflitto affiorano dalle pagine.

Non è solo uno sguardo “ucraino” ma uno sguardo “ucraino russofono”. Kurkov, infatti, è nato a Leningrado ma si è trasferito con la famiglia a Kyiv quando aveva solo due anni. È dunque cresciuto con la lingua russa. Ed è proprio il rapporto fra lingua e identità che viene indagato, quel rapporto che dal fatidico giorno del 2022 è diventato un travagliato mare in tempesta. La lingua russa – la “sua” lingua russa (e di riflesso la sua identità) si è ora trasformata in “altro”.

Durante il secondo conflitto mondiale il nonno di Kurkov, così come molti altri, è stato ucciso dai tedeschi nella periferia di Kharkiv, nello stesso luogo dove ora i soldati russi stanno uccidendo i cittadini ucraini. Lo scrittore sostiene infatti che non può non sentirsi in colpa e provare una lacerante vergogna nei confronti della sua lingua natia, quella stessa lingua che la Russia sostiene di dover difendere da quelli che vengono chiamati i “nazionalisti ucraini”. Nonostante questo ribaltamento del punto di vista che stravolge completamente la vita di Kurkov e ne fa mettere in discussione la sua più intima individualità, l’odio nei confronti dell’invasore non coincide – come in alcuni casi è accaduto in Italia (ricordiamo il boicottaggio a Paolo Nori e al suo ciclo di lezioni su Dostoevskij presso l’Università Bicocca) – con un rifiuto della letteratura russa, tutt’altro. Kurkov ci dice infatti che non ha mai smesso di leggere i grandi nomi russi e che i vari Mandel’štam, Platonov, Pil’njak, Gumilëv (osteggiati dall’autorità e finiti, alcuni di loro, addirittura nei gulag) continuano a essere un punto di riferimento per lui. 

Mentre non è cambiato l’atteggiamento nei confronti degli altri scrittori, il suo ruolo ha subito una forte trasformazione. Dal febbraio 2022, infatti, Kurkov non ha più scritto niente che non fossero articoli o testimonianze (come questo diario) ritrovandosi così da scrittore di romanzi (che hanno in ogni caso come sfondo la Storia e una critica al mondo sovietico e post-sovietico) a portavoce del suo popolo tramite interviste a volte estenuanti con interlocutori non disposti ad ascoltare il grido di una nazione.

Il diario è anche una testimonianza di come la solidarietà non si fermi, neanche in tempi bui come questi. Molti continuano ad acquistare beni che non servono: ne sono un esempio i biglietti d’ingresso per visitare lo zoo a Mykolaiv, bombardato dai russi. Lo zoo è ormai inagibile al pubblico ma gli animali hanno ancora bisogno di essere sfamati. La sopravvivenza degli ospiti dello zoo è perciò resa possibile proprio grazie al sostegno della popolazione, quella stessa popolazione costretta a continui spostamenti per sfuggire al potere distruttore delle bombe, obbligata a confrontarsi con l’angoscia di non sapere se una volta tornata la sua casa sarà ancora in piedi e forzata a salutare le persone non sapendo se riuscirà a vederle di nuovo.

Le ultime pagine si chiudono con uno sguardo sul futuro: Kurkov sta già scrivendo un nuovo diario sull’aggressione russa. Se il conflitto dovesse risolversi, Kurkov riprenderà il manoscritto del romanzo su cui stava lavorando prima che la sua vita e quella dei suoi concittadini fosse straziata quel terribile 24 febbraio 2022.

Queste brevi ma intense pagine diventeranno forse un archivio di una memoria personale che si fa archivio di una memoria collettiva per ricordare da che parte è andata la Storia in vista, così si augura Kurkov, di una nuova Norimberga in cui processare chi si è fatto autore di questo massacro.