“Guida alla Mosca ribelle” di Valentina Parisi
Quando pensiamo alla Russia e alle sue città ribelli, la prima che ci viene in mente non è di certo Mosca, ma la sua controparte a nord, San Pietroburgo. San Pietroburgo è dove i rivoluzionari occupano il Palazzo d’Inverno e instaurano il nuovo governo dei Soviet, durante quello che sarà ricordato come l’evento rivoluzionario più importante del secolo. Eppure, leggendo Guida alla Mosca ribelle di Valentina Parisi (pubblicato da Voland nel 2017, nella collana «Finestre»), scopriamo che anche Mosca, città dal volto severo e istituzionale, è stata (ed è ancora) attraversata da ribelli di tutti i tipi.
Guida alla Mosca ribelle non è una guida turistica come le altre: dimenticatevi le liste di luoghi da visitare assolutamente, o i consigli sui migliori ristoranti. Valentina Parisi ci accompagna nella capitale russa attraverso le orme dei suoi ribelli, raccontandoci la storia sovversiva dei suoi luoghi più famosi e facendoci scoprire angoli nascosti che saremmo invece portati a ignorare. La bellezza dell’itinerario che Parisi propone sta proprio in questo approccio inusuale. Ogni luogo della guida, anche gli edifici dall’aspetto più solenne, è in grado di raccontare una storia o un aneddoto che svela invece l’animo sovversivo della città e degli abitanti. Come la cattedrale del Cristo Salvatore, centro della fede ortodossa ma anche sede di numerosi eventi ribelli, tra cui la “preghiera punk” delle Pussy Riot o la crocifissione – letterale – dell’artista Oleg Mavromatti.
La guida suddivide Mosca in quattro zone e ci conduce per la capitale in modo lineare e ordinato, seguendo le diverse linee della metropolitana e la struttura concentrica della città. Infatti, di ogni luogo viene riportato l’indirizzo e la fermata della metro più vicina, per permettere al lettore-viaggiatore di orientarsi al meglio. Questo perché, come cita anche Parisi nell’introduzione, Mosca non è una città per il vagabondaggio: è troppo grande, troppo caotica e frenetica. È una città dove, di solito, si cammina con una meta.
Ma se il viaggio nello spazio è lineare, lo stesso non possiamo dire di quello nel tempo. I brevi capitoli di Guida alla Mosca ribelle saltano da un periodo all’altro della storia russa: dai primi anni dell’impero zarista all’instaurazione dell’Unione Sovietica, dal regime di Stalin fino alle proteste contro il governo Putin.
La struttura della guida in questo senso ricalca molto bene la storia della città, dal momento che a Mosca convivono tanti passati diversi e altrettanti luoghi. Alcuni sono stati cancellati e poi recuperati, come nel caso della cattedrale del Cristo Salvatore: rasa al suolo e trasformata in una piscina pubblica in epoca sovietica, poi ricostruita e riconsacrata nel 2000. Altri sono stati semplicemente accostati senza tante cerimonie, come le cupole dorate delle antiche chiese ortodosse e i moderni grattacieli che si possono notare passeggiando nelle vie centrali della città. Questi passati si sfiorano, convivono, si sovrappongono, anche nella ribellione.
Allora fermiamoci un attimo a Bolotnaja ploščad’, dove in età imperiale i ribelli venivano brutalmente giustiziati e lasciati lì cadaveri, come monito per chiunque volesse imitarli. Questa, ad esempio, è la sorte toccata ad Emel’jan Pugačëv, leader di una famosissima rivolta contadina durante il regno di Caterina II, narrata anche da Puškin ne La figlia del capitano. E se poi saltiamo in avanti di qualche anno, fino al 2012, è sempre qui che la polizia malmena e disperde centomila manifestanti, riuniti per protestare contro la rielezione di Vladimir Putin, in quella che viene ricordata come la più grande protesta pacifica dal 1991.
Volendo, la guida ci permette anche una seconda chiave di lettura e di viaggio. Potremmo infatti scegliere di seguire le tracce di alcune personalità ribelli che hanno fatto la storia di Mosca. Tra queste, una delle più importanti è sicuramente quella del poeta Vladimir Majakovskij, che si era trasferito da ragazzo nella capitale e vi ha poi lasciato la sua indissolubile impronta. In quello che oggi è stato rinominato Pereulok Majakovskogo, c’era l’appartamento che il poeta condivideva con i coniugi Brik, punto di ritrovo per tutti gli artisti e i bohémien della capitale e casa di una chiacchieratissima relazione a tre.
Inoltre, fino agli anni Settanta, questa era anche la sede del museo Majakovskij, poi spostata nella stanzetta dove il poeta di tolse la vita, nel Lubjanskij proezd. Il museo oggi è chiuso per lavori, ma l’animo di Majakovskij non ha di certo lasciato la città. Se prendiamo la linea verde della metropolitana e scendiamo – ovviamente – a Majakovskaja, ci ritroviamo in Trjumfal’naja ploščad’: qui possiamo accomodarci su una delle altalene della piazza e osservare il monumento a lui dedicato. Come un majak, un faro, il poeta domina la piazza, ergendosi alto e fiero.
Città demoniaca per Bulgakov, “Terza Roma” nel sogno visionario di Ivan il Terribile o capitale dell’establishment sovietico, Mosca è tutto questo e molto altro ancora. Perché se c’è una cosa che caratterizza la capitale russa è il suo essere costruita sui contrasti. Quindi forse non è un caso che la capitale di un paese che nel corso della sua storia ha conosciuto grandi regimi debba, per un qualche tipo di legge del contrappasso, essere attraversata da grandi ribelli. Sono ribelli che guidano delle vere e proprie rivoluzioni, ribelli che fanno chiasso e per le strade recitando i loro versi, o ribelli che semplicemente si ritrovano in piazza con un cartello tra le mani.
Se siete appassionati di Russia e di storia russa, allora Guida alla Mosca ribelle fa per voi. Se poi siete già stati a Mosca, i racconti di Valentina Parisi popoleranno di immagini i luoghi che magari avete visitato. Oppure la vostra intenzione è quella di partire alla scoperta della capitale russa, sebbene ora il momento non sia dei migliori. Ma non c’è niente di male nell’organizzarsi in anticipo. Chissà, magari a breve potremmo ripartire e andare a conoscere i ribelli di Mosca, i vecchi e – perché no – anche i nuovi.