Daniele Lisi
pubblicato 8 anni fa in Letteratura

Il processo di Kafka: Il colpevole senza colpa

 brevi riflessioni per una lettura freudiana dell’opera

Il processo di Kafka: Il colpevole senza colpa

Quella che propongo è una breve riflessione su una delle tante possibilità interpretative che assediano uno dei romanzi più importanti del modernismo europeo, “Il processo”(“Der Prozess”, titolo originale). L’opera scritta da Franz Kafka (1883-1924) e, vista la morte prematura dell’autore, edita nel 1925 per mano di Max Brod ha suscitato grande interesse nella storia della critica e della teoria letteraria europea. Giudicato prima intriso di formalismo e poi allegoria anticapitalista dai severi canoni del realismo socialista, “Il processo” molto spesso si è soliti sottoporlo -assieme all’autore stesso- ad una vera e propria seduta psicanalitica tralasciando invece l’interessante creazione testuale. Perché dare maggiore attenzione al testo? Ad un’attenta lettura, il testo kafkiano presenta una diretta affinità alla struttura della realtà onirica. Voi direte: “impossibile!” certo, tale giudizio è lecito ma in realtà la letteratura, alcune opere letterarie –quelle di qualità s’intende!- sono strutturate proprio come i sogni e quindi come l’inconscio.

Jacques Lacan che fuma Freud (Gustavo López Cháves © Ñángara Marx)

Jacques Lacan che fuma Freud (Gustavo López Cháves © Ñángara Marx)

Tale situazione agli occhi della teoria letteraria non è nuova, un teorico e psicanalista come Jacques Lacan (1901-1980), negli anni ’70, unì psicanalisi freudiana e strutturalismo partendo proprio dalle considerazioni di FreudIn una serie di casi l’elemento comune fra il simbolo e l’oggetto reale che esso sostituisce è evidente, in altri è nascosto; la scelta del simbolo appare dunque enigmatica. […] La relazione simbolica sembra un residuo e un segno di riconoscimento di una passata identità […] Il sogno si serve di questo simbolismo per mascherare i suoi pensieri latenti […] Tra i simboli usati […] quest’ultimi hanno spesso molti significati diversi, tanto che,come nella scrittura cinese, solo il contesto permette ogni volta una corretta spiegazione». 1

Simbolo, enigma, rebus, segno, parole queste che per le tesi di Lacan furono fondamentali. Secondo un’ottica strutturalista il contenuto latente è un segno e quindi un significante, per tale ragione, come il contenuto latente influenza inconsciamente le nostre azioni così il significante agisce in maniera analoga nell’arte del linguaggio. Lacan per la sua speculazione filosofica utilizza una novella di Edgar Allan Poe, “La lettera rubata”, in cui una lettera dal contenuto ignoto aziona a mo’ di catena la serie dei comportamenti dei personaggi. Il sogno è quindi “un rebus da decifrare” agli occhi di Lacan la cui struttura ruota attorno al principio di non contraddizione dal quale prendono forma i segni, la condensazione e lo spostamento intesi rispettivamente come metafora e metonimia nel linguaggio. Chiariamo il principio di non contraddizione. “Il processo” si apre con un arresto fuori dalla norma ai danni di Joseph K. ignaro di motivazioni alcune riguardo alla sua ipotetica colpa e con la rassicurazione che può svolgere tutte le sue mansioni quotidiane in piena libertà, proprio come un innocente. Oltre a questo, ognuno dei personaggi con cui Joseph K. entra in contatto, pur non conoscendolo, sa del suo arresto e del suo processo,cosa ancora più assurda è che il protagonista rischia di morire qualora cercasse il motivo per cui è stato arrestato. Un ulteriore fatto insolito potrebbe essere rappresentato dal raggiungimento da parte del protagonista del tribunale. Joseph K. riceve una telefonata dalla quale avrebbe dovuto capire l’indirizzo del luogo che rimarrà ignoto a causa di un’interruzione nel bel mezzo della conversazione. Malgrado questo, K. trova inspiegabilmente non solo il luogo preciso del tribunale ma anche l’aula in cui si tiene il processo contro di lui (!). Quest’ultima azione potrebbe avere una spiegazione plausibile e al tempo stesso opinabile: K. raggiunge quel posto a lui ignoto come se lo conoscesse perché è il rimosso che agisce, è il rimosso che lo conduce lì facendogli al tempo stesso dimenticare cos’è che effettivamente lo spinge nella sua azione. Spiegazione, questa,opinabile ripeto, ma la psicanalisi ci insegna che nessuna azione umana avviene per caso. Nel “Processo” kafkiano il processo, la legge, il tribunale, la colpa possono essere considerati come dei veri e propri significanti, come contenuto latente, come entità senza volto che rimarranno tali anche nel finale dell’opera e proprio per tale ragione contribuiscono a influenzare i comportamenti dei personaggi che in qualche modo tentano invano di decifrare questi segni in cerca di una spiegazione razionale. Da questo punto di vista sono due le frasi che all’interno dell’opera sintetizzano quanto detto riguardo al significante: «[…] il tribunale era attirato dalla colpa, dal che seguiva che la sala delle udienze si doveva trovare nella scala che avrebbe scelto a caso […] i libri saranno dei codici, rientra nel carattere del tribunale che condanni non solo degli innocenti ma anche degli ignari […]» 2

IMG_5185Se non vi fosse questa situazione il romanzo cesserebbe di esistere proprio come il sogno nella sua ragion d’essere, il processo è quindi omologo alla lettera nella novella di Edgar Allan Poe. In che modo è possibile parlare di condensazione? Risultano essere due i loci critici rappresentanti di questo elemento onirico: in primis la scena della fustigazione nel luogo di lavoro di K. e in secondo luogo la tentata scena di sesso nell’aula del tribunale in cui K. viene processato. In questo caso si parla di condensazione perché i luoghi in cui avvengono tali situazioni sono del tutto decontestualizzati rispetto a ciò che avviene e per di più il loro svolgimento obbedisce al principio di non contraddizione contribuendo a rendere ancor più labile il rapporto tra realtà quotidiana e onirica nel testo. K. assiste a tutte e due le scene e rispettivamente nella prima invece di denunciare il fatto chiude come se niente fosse la porta dello sgabuzzino lasciando i due uomini in balìa del fustigatore, nella seconda scena sarà K. ad essere basito per la mancanza di pudore ma coloro i quali assistono al processo e le autorità stesse considerano quella situazione come normale. Un’ultima considerazione che possiamo fare riguarda la rappresentazione letteraria del tribunale. Non ci troviamo di fronte al tipico tribunale. Quest’ultimo si trova in un quartiere malfamato, nella periferia più estrema della città di Praga (?) e per di più il palazzo in cui si trova non è dei migliori, le aule e gli uffici degli avvocati si trovano in contatto diretto con la luce del sole tale da rendere l’atmosfera asfissiante e inquieta.Tralasciando le suggestioni visive notiamo che coloro i quali popolano questo tribunalenon sono avvocati ma persone vestite male con giacche nere e con barbe lunghe, occhiali ecappelli. Sembra essere un viaggio metafisico all’interno del significante. Alla luce di queste caratteristiche che il testo offre si potrebbe tentare di individuare nel tribunale l’oggetto di spostamento per antonomasia, la metonimia più concreta della angoscia esistenziale che attanaglia Joseph K. nella sua decifrazione dell’enigma: scale, corridoi infiniti, porte,finestre, risposte non date e alogiche risultano essere segni, simboli che «addolciscono» e«velano» l’inquietudine del protagonista.


 

 

1 S.FREUD,L’interpretazione dei sogni, Torino, Einaudi, 2012, VI, p.320-321

2 F.KAFKA, Il processo, Milano, Adelphi, 2007, pp.39-53