Le parole che usi dicono qualcosa su come stai
Articolo semiserio che tenta di ribadire che "le parole sono importanti"
Il linguaggio è una forma complessa di comunicazione che alcuni esseri viventi usano per scambiare informazioni con il proprio ambiente circostante. Tra gli esseri viventi, l’essere umano possiede forse una delle più complesse forme di comunicazione.
L’uomo non solo comunica, l’uomo parla; parla svariate lingue, le quali sono espresse in molteplici modi e forme, gerghi e dialetti. Oltre a parlare, l’uomo si muove, accompagnando le sue parole con posizioni del corpo, contrazioni diversificate di muscoli involontari a seconda dell’esigenza del momento, variazioni della prosodia e variazioni delle pause tra una parte e l’altra del discorso.
Alcuni studiosi, inoltre, hanno chiarito come il nostro linguaggio sia in grado di identificarci: ciò che ci viene detto nel corso del tempo dalle persone per noi significative inevitabilmente plasma la nostra idea di noi stessi. Quando ragioniamo, riflettiamo, ci condanniamo, ci giudichiamo e ci premiamo, infatti, non stiamo facendo altro che parlare con noi stessi.
Un determinato filone della ricerca psicoanalitica ha definito che addirittura tutto il nostro inconscio sia un sistema articolato come linguaggio.
Dal versante della psicologia cognitiva, è assodato che il linguaggio sia in grado di determinare in maniera solo in parte consapevole le nostre valutazioni, orientando così inesorabilmente le nostre azioni, le nostre previsioni e i nostri giudizi mentre cerchiamo di sopravvivere nel nostro ambiente (sia sociale, che propriamente detto).
Gli psicologi e gli psicoterapeuti sanno che nelle parole si cela una fonte più o meno inesauribile di indizi rispetto alla sofferenza delle persone. La ricerca ci dice che durante una psicoterapia, il cervello del paziente modifica la propria architettura sinaptica e la propria portata metabolica pur senza l’utilizzo di alcuna sostanza psicoattiva.
Le educatrici e chiunque si occupi di bambini sa che i messaggi -positivi o negativi- che un fanciullo riceve nel corso del suo sviluppo saranno fondamentali per definire il tipo di adulto che sarà.
Chiunque si occupa di letteratura sa che nessun poeta o scrittore (se di un certo spessore) mai si sognerebbe di usare parole a caso nelle proprie opere.
A questo proposito, Palahniuk scrisse: “Sei condannato ad essere te stesso. La calligrafia. Il modo di camminare. Il motivo decorativo delle porcellane che scegli. Sei sempre tu che ti tradisci. Ogni cosa che fai rivela la tua mano. Ogni cosa è un autoritratto. Ogni cosa è un diario.”
Le parole sono un diario.
A questo proposito, alcuni ricercatori hanno individuato un sistema abbastanza complesso per capire le condizioni di salute delle persone, in base a cosa un campione (rappresentativo di una data popolazione) dicesse in spontanee conversazioni. Al di là dei tecnicismi, che in questa sede non sarebbe utile spiegare, i risultati ci dicono che determinati cambiamenti nel linguaggio, l’uso di particolari costrutti anziché altri, sarebbe correlato a specifici marker (ovvero indicatori) dello stress. In più, l’analisi del linguaggio è risultata essere maggiormente in grado di predire il malessere delle persone rispetto all’autovalutazione dei partecipanti.
In pratica le persone ansiose o depresse comunicavano molto meglio il loro effettivo livello di malessere attraverso le parole che sceglievano e che scartavano nel corso di una normale conversazione, piuttosto che nel momento in cui si trovavano a valutare e a spiegare direttamente il loro stato.
Quello che dici rivela molto di ciò che sei; quello che dici, insomma, dice cose di cui forse tu ancora non ti sei nemmeno accorto su te stesso; per scoprire la verità basta avere gli strumenti adatti e ascoltare.
“Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”
(Palombella Rossa, 1989, regia di Nanni Moretti.)