Il seducente universo femminile di Gustav Klimt
Nell’avvolgente seduzione dei quadri di Gustav Klimt raramente appaiono figure maschili. Nel tripudio decorativo di ori e fitte trame, sono le donne le vere protagoniste.
L’ideale estetico attraverso il quale Klimt trasfigura l’universo femminile è saldamente legato alle dinamiche della seduzione, del peccato e della voluttà.
Le donne assumono con disinvoltura pose plastiche e accattivanti, emergono, come incastonate nell’oro, con sguardi talvolta languidi, talvolta spietati, sempre velatamente o inesorabilmente consapevoli.
Linee morbide e continue disegnano corpi travolti dall’interiorità delle protagoniste, menti misteriose che sembrano accogliere il piacere e invitare maliziosamente l’osservatore a condividerne la soddisfazione.
Eroine pericolose e conturbanti come la Giuditta, che stringe tra le mani la testa mozzata del generale Oloferne che minacciava la sua città. Il taglio verticale della tela concentra l’attenzione sulla figura della donna, mentre la testa di Oloferne viene rilegata ad una posizione marginale. Le pennellate di Klimt delineano quella ineluttabile lotta tra Eros e Thanatos, pulsione di vita e pulsione di morte, che saranno centrali nel saggio del 1920 di Sigmund Freud: Al di là del principio di piacere.
Attraverso la figura femminile Klimt dà libero sfogo al corollario di idee, innovazioni teoriche e liberi pensieri che caratterizzano la Vienna di fine secolo e guideranno i grandi artisti e intellettuali agli sconvolgimenti concettuali e morali che cambieranno radicalmente la società, senza possibilità di ritorno.
Nell’opera Nuda Veritas, del 1899, la donna diventa rappresentazione della Verità, minacciata da un serpente che tenta di corromperla avviluppando le caviglie. Il già piuttosto evidente richiamo della figura alla possibilità dell’artista di esprimere la creatività in maniera scevra e incondizionata dalle dinamiche della società, della morale e del pensiero altrui, è ulteriormente evidente grazie alla citazione del poeta e drammaturgo Friedrich Schiller: «Non puoi piacere a tutti con la tua azione e la tua arte. Rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male».
Klimt affida alla figura femminile il messaggio della nuova arte, una comunicazione urgente e cruda che viene rafforzata dall’immagine dello specchio rivolto verso l’osservatore, che lo invita a non osservare passivamente il proprio tempo, ma a farsi partecipe di questa rivoluzione artistica e culturale.