The Beatles present: “The Beatles”
il “White Album” compie 50 anni
Esattamente 50 anni fa usciva uno dei dischi più discussi della storia: il 22 novembre del 1968 veniva rilasciato negli USA The Beatles, il nono disco in studio pubblicato dai Beatles, meglio noto come White Album per la scelta grafica, in controtendenza rispetto al precedente (facendo riferimento alla cronologia britannica) Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, di una copertina totalmente bianca, opera dell’artista pop Richard Hamilton, con il solo nome della band in rilievo, leggermente decentrato in basso a destra. Il disco avrebbe dovuto intitolarsi A Doll’s House, in omaggio all’omonima opera di Ibsen, ma l’uscita, nello stesso anno, di un album dei Family intitolato Music in a Doll’s House costrinse la band a stravolgere i piani.
Il disco fu pubblicato come doppio album, contenente la bellezza di 30 brani (rispettivamente 17 e 13 nel primo e nel secondo disco) malgrado le resistenze dello storico produttore George Martin, che avrebbe preferito un album singolo contenente solo brani di altissima qualità (in effetti, una delle accuse che più spesso vengono mosse al disco è quello di contenere troppi brani considerati filler); ma la storia del disco è interessante fin dalla sua travagliata registrazione. Molti dei brani che sarebbero poi entrati a far parte del White Album sono stati composti tra il marzo e l’aprile del 1968 a Rishikesh, in India, dove i Beatles stavano seguendo un corso di Meditazione Trascendentale. Lasciata l’India in tempi diversi, si riunirono tutti a Londra a fine maggio, iniziarono una lunghissima serie di sessioni di registrazione presso gli Abbey Road Studios, durata fino alla metà di ottobre per un totale di quasi cinque mesi, nella quale molti fan hanno voluto vedere il germe delle tensioni che portarono al definitivo scioglimento della band, appena due anni dopo (e non solo loro, se è vero che Lennon avrebbe in seguito dichiarato: «the break-up of the Beatles can be heard in that album»). Effettivamente fu a partire da queste sessioni che iniziò la presenza sempre più assidua negli Studios di Yoko Ono (i quattro Beatles avevano sempre tenuto le rispettive fidanzate e mogli lontano dagli studi in fase di registrazione), da molti considerata come uno dei principali motivi delle tensioni tra Lennon e McCartney. In quei cinque mesi, però, accadde veramente di tutto: Martin decise di punto in bianco di prendersi tre settimane di vacanza nel mezzo delle registrazioni, l’ingegnere del suono Geoff Emerick, che aveva dato un contributo sostanziale alla svolta del sound della band durante la registrazione di Revolver (1966) e che aveva curato anche la registrazione di Sgt. Pepper’s (1967) decise di non affiancare la band nella registrazione del White Album (tornerà però a collaborare con i Beatles per registrare Abbey Road); come se non bastasse, Ringo Starr in agosto aveva dichiarato (e pare che le sue intenzioni fossero serie) di voler lasciare definitivamente il gruppo. A questo frangente risale l’aneddoto di Ringo che, dopo aver chiarito con gli altri membri della band, quando tornò negli Studios trovò la batteria ricoperta di fiori dagli altri Beatles.
Alcuni membri della band furono inoltre coinvolti nella registrazione di progetti al di fuori dei Beatles, Harrison con il suo album solista Wonderwall Music (che ha tra l’altro ispirato il celebre brano degli Oasis) e Lennon in un progetto musicale concepito con Yoko Ono: in particolare dalla collaborazione di Lennon con Yoko Ono per Two Virgins scaturirono polemiche tra i quattro.
Malgrado le difficoltà, il White Album fu finalmente pubblicato il 22 di novembre, appunto; la critica accolse positivamente il disco, così come il pubblico: il White Album raggiunse in breve tempo il primo posto nelle classifiche di Regno Unito e Stati Uniti. Tra tutti i dischi dei Beatles, questo è sicuramente il più eclettico (impresa tutt’altro che facile): nei 30 brani si possono cogliere le influenze dei generi e degli artisti più disparati: Back in the U.S.S.R. è stata concepita idealmente come una parodia di Back in the U.S.A. di Chuck Berry (uno degli artisti che più ha influenzato i Beatles sin dai primissimi lavori), Glass Onion addirittura è farcita di riferimenti (ironici) alle precedenti hit del gruppo (e strizza anche un occhio, sarcasticamente, alle teorie complottiste per cui Paul McCartney sarebbe morto in un incidente stradale nel 1966 e sostituito da un sosia); Ob-la-di Ob-la-da una sperimentazione di McCartney sulle sonorità della ska music, si sente While my guitar gently weeps è probabilmente uno dei brani più famosi dei Beatles in assoluto, entrato nella storia per il featuring con l’allora chitarrista dei Cream Eric Clapton, tuttora considerato tra i migliori chitarristi viventi (anche se non più in attività per problemi di salute); Happiness is a Warm Gun è stato citato da Lennon come uno dei suoi brani preferiti. Blackbird, scritto e suonato dal solo McCartney accompagnato dalla sua chitarra acustica, per via dell’armonia ricercata è tuttora uno dei pezzi dei Beatles più amati e riproposti dai musicisti jazz. Piggies una satira di Harrison del materialismo della società contemporanea, Don’t Pass Me By è stato il primo brano composto interamente da Ringo Starr per il gruppo; Julia, che chiude il primo disco, è l’unico brano dei Beatles in cui Lennon suona completamente da solo, ed è dedicato alla madre del cantante, morta quando Lennon era ancora diciassettenne. Birthday è uno dei brani che hanno richiesto meno tempo per la registrazione, che pare essere avvenuta in un solo pomeriggio,Yer Blues ricalca le sonorità di gruppi come i Cream, i primi Fleetwood Mac o i Bluesbreakers di John Mayall. Helter Skelter, in assoluto uno dei brani più “moderni” del disco (in rapporto al periodo in cui è stato composto), è diventato tristemente celebre per il ruolo fondamentale che ha avuto nello sviluppo delle teorie di Charles Manson, che diede alla “guerra apocalittica” che aveva intenzione di condurre – e che si è effettivamente concretizzata nella ben nota serie di efferati omicidi – lo stesso nome del brano dei Beatles, in cui avrebbe intravisto messaggi di natura satanica (forse dovuti all’assonanza con “hell”, ignorando che in Inghilterra “Helter Skelter” era semplicemente il nome di una giostra, una sorta di scivolo che si avvolge a spirale intorno ad un edificio a forma di torre). Revolution 1 e Revolution 9 rappresentano la risposta del gruppo alle polemiche dei movimenti attivisti che li accusavano di non impegnarsi abbastanza in attività di militanza politica e sociale (sono tra l’altro tra i brani generalmente meno apprezzati del disco); Good Night, infine, è una sorta di ninnananna composta da Lennon per il figlio Julian, cantata da Starr su espressa richiesta di Lennon.
Dal 9 Novembre, Universal ha rilasciato un’edizione celebrativa del White Album per il suo cinquantesimo anniversario contenente le 30 tracce remixate dal produttore discografico Giles Martin, figlio dello storico produttore dei Beatles, George, oltre a una serie di registrazioni inedite dei brani del White Album, tra cui i cosiddetti “Esher Demos” (dalla località in cui si trovava la residenza di Harrison in cui le demo sono state registrate), resa disponibile anche in streaming per gli utenti di Spotify: un’occasione in più per riascoltare e apprezzare uno dei dischi che hanno fatto la storia della musica contemporanea.
L’immagine in evidenza è tratta da: http://francescvicens.com/curs-the-beatles-emi-1968-50-anys/