Federica Ceccarelli
pubblicato 1 anno fa in Recensioni

Al di là di muri e muraglie: “Terra dei grandi numeri” di Te-ping Chen

Al di là di muri e muraglie: “Terra dei grandi numeri” di Te-ping Chen

Non aveva neanche vent’anni ma sottopelle li sentiva tutti, quasi che Shanghai le avesse innestato delle matrici nelle guance. Aveva già perso la morbidezza giovanile dei tratti, percepiva l’espressione esausta del suo sguardo. Tutti quelli che incontrava le raccontavano la storia di qualche loro concittadino che a Shanghai aveva svoltato. Eppure, di persona, non ne aveva mai conosciuto uno.

Il 21 aprile Racconti Edizioni ha pubblicato la raccolta Terra dei grandi numeri, nella traduzione dall’inglese di Milena Sanfilippo, con una bellissima illustrazione in copertina di Elisa Menini. L’autrice è Te-ping Chen, giornalista americana di origini cinesi che ha lavorato come corrispondente a Hong Kong e in Cina per il Wall Street Journal.

La raccolta include dieci brevi testi che narrano scenari di vita contemporanea cinese, in madrepatria o nella diaspora. Il campionario di personaggi è vasto e incisivo: la studentessa modello che nasconde una doppia vita come blogger sovversiva, la moglie americana di un immigrato cinese morto suicida, il giovane che punta tutta la sua vita sul fulgido mercato azionario e perde ogni cosa, l’impiegata di un call-center tormentata da un ex fidanzato ossessivo, gli abitanti di un villaggio vittime di un esperimento alimentare mal riuscito, la commessa che finisce disoccupata e umiliata per essersi invaghita di un uomo di classe sociale superiore…

La giustapposizione di questi e altri ritratti dà vita a una rappresentazione fresca e brillante di un grande paese che negli ultimi decenni è cambiato molto, pagando talvolta le conseguenze della propria crescita e nascondendone il costo umano e sociale. I racconti di Te-ping Chen, infatti, non sono lontani da episodi o situazioni reali. In alcuni casi li reinventano tramite metafore: la diffusione di un frutto buonissimo (il qiguo – strano frutto) che si rivelerà poi tossico ricorda alcuni scandali alimentari realmente accaduti; l’affanno di Cao Cao per costruire un aeromobile al fine di impressionare un funzionario del PCC è emblematico di quanto il farsi belli agli occhi del partito sia fondamentale e allo stesso tempo inutile.

La metafora meglio architettata è forse quella dell’ultimo racconto, Lo spirito di Gubeikou, in cui un gruppo di persone resta intrappolato in una stazione della metropolitana. Dopo un primo momento di malcontento, una combinazione di aiuti materiali, lodi mediatiche e incoraggiamenti dall’esterno fa sì che i personaggi si adattino alla vita a bordo dei binari, finendo per abbandonare l’idea di uscire e sviluppando un certo scetticismo nei confronti del mondo fuori. Il parallelismo con una Cina fondata su un rigido patto sociale e talvolta autoreferenziale, dove i cittadini accettano pesanti limitazioni delle proprie libertà in cambio di sicurezza e benessere, è quasi inevitabile.

Altri racconti sono più realistici e tendono a dipingere situazioni e circostanze non solo verosimili, ma drammaticamente comuni. Ne è un esempio il testo che dà il titolo alla raccolta, Terra dei grandi numeri. Zhu Feng, un giovane scapolo, vive ancora in una casa modesta con i suoi genitori, che giudica come zotici dalle vedute ristrette e tratta con insofferenza, mentre ammira profondamente l’amico Li Xueshi, ricco, raffinato e fidanzato. Proprio sulla scia di Li, Zhu Feng inizia a giocare in borsa, accecato dalle promesse di benessere ed emancipazione rispetto alla vita semplice e frugale dei suoi.

Quella sera, sull’autobus verso casa dei suoi, attraversando la città immersa nel buio, Zhu Feng scaricò un’app di trading. Vuoi costruirti una nuova vita di prosperità? chiedeva. Esultante, cliccò su Accetta e l’app si configurò.

Prevedibilmente, la smania di crescita economica e l’ossessione verso i soldi facili lo porteranno sul lastrico, situazione che lo costringerà a prendere consapevolezza di un passato nascosto dietro l’apparente semplicità del padre. È una storia che ha a che fare con proteste e repressioni violente risalenti a quando Zhu Feng non era ancora nato, e suppongo che abbiamo tutti capito di cosa si stia parlando.

In generale, i temi dell’autorità e del potere (degli uomini, dei genitori, dello Stato, della ricchezza, della polizia, dell’ideologia…) sono il filo rosso attorno a cui si snoda l’intera raccolta. Sono una presenza di sottofondo costante, stanno al cuore dei racconti e ne animano le dinamiche e i personaggi. L’autrice li snocciola con un tono sospeso tra l’ironia e la rassegnazione, che crea un mix di freschezza e oscurità. Terra dei grandi numeri non veicola un messaggio sovversivo o rivoluzionario – anzi, probabilmente non veicola nessun messaggio. Tuttavia, attraverso la sua galleria di personaggi comuni, così comuni e insignificanti che potrebbero essere chiunque di noi, ci spinge a osservare quanto il concetto di libertà sia fragile e precario, e quanto sia facile scendere a compromessi, barattando la propria indipendenza e autonomia per vivere in tranquillità. Impossibile non pensare che si tratti di una critica, neanche troppo velata, al patto sociale su cui si regge la moderna RPC.

C’era una lavatrice da costruire servendosi delle ruote della bici, dei tubi e del barile che stava nell’angolo. Un cane robot. Un set di cuscini in gommapiuma che avrebbe potuto trasformare in scarpe galleggianti. Poteva costruire un compattatore e ridurre tutti quei rifiuti in cubetti minuscoli che avrebbe impilato con pazienza, uno per uno, fino a formare una torre traballante con cui si sarebbe arrampicato fino in cielo.