Roberta Landre
pubblicato 4 anni fa in Gli animali che amiamo

Breve introduzione all’etologia

Breve introduzione all’etologia

Un breve articolo sull’etologia dovrebbe evitare tecnicismi e parallelismi troppo serrati tra i diversi approcci teorici; proprio per questo, tenterò di dare un quadro generale della storia di questa scienza, presentandone i caratteri fondamentali e lo sviluppo storico senza dilungarmi sulle divergenze teoriche presenti al suo interno.

L’etologia, o studio comparato del comportamento animale, è una scienza che fa parte della biologia e analizza il comportamento animale considerandolo come risultato della selezione naturale e, per questo, indagabile secondo un approccio evolutivo.

Possiamo, prima di altre spiegazioni, tracciare una linea cronologica che da Charles Robert Darwin ci condurrà a Konrad Lorenz, considerato il padre fondatore di questa scienza.

Nel 1859 Darwin pubblicava On the Origin of Species by means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life, più nota come L’origine della specie. Il testo introduceva il concetto di “selezione naturale”, con il quale l’autore spiegava, da un punto di vista naturalistico, l’origine delle caratteristiche anatomiche, morfologiche e fisiologiche del regno animale. Il testo metteva dunque in crisi la netta divisione tra le scienze umane e quelle naturali, perché includeva l’uomo all’interno del divenire evolutivo comune a tutto il vivente. Negli anni a seguire l’indagine di Darwin culminò in due nuove opere: The Descent of Man, and Selection in relation to Sex (1871) e The Expression of Emotions in Man and Animals (1872). Considerati tuttora  i capisaldi dell’etologia moderna, entrambi si focalizzano sull’origine e sulle trasformazioni delle caratteristiche comportamentali umane e animali da una prospettiva genealogica comune.

Darwin fu quindi il primo a porsi, entro un approccio scientifico, il problema della comune discendenza di tutte le specie da pochi predecessori comuni, avvicinando l’uomo agli animali sia nelle sue componenti strutturali che in quelle comportamentali, strappando così i temi della nascita e dello sviluppo della vita alla teologia e alla tradizione.

Non c’è dubbio che il risultato della ricezione delle sue teorie fu un’interpretazione spesso distorta di interi concetti: le posizioni naturalistiche vennero trasposte ad ambiti quali la storia, la sociologia, l’economia, l’etica e la politica umana. L’esempio forse più noto è il caso del “darwinismo sociale” di Herbert Spencer, il quale identificava la selezione naturale con la selezione sociale umana, giustificando ogni impresa autoritaria con la convinzione che la storia, e quindi la storia evolutiva, fosse diretta verso il meglio, cioè verso il progresso sociale e biologico.

Ma, all’inizio del Novecento, con le ricerche di Pavlov e lo sviluppo del behaviorismo di J.B. Watson, il comportamento si ritrova a essere oggetto di studio di molte discipline, prime fra tutte la psicologia. Il behaviorismo è una teoria psicologica basata sull’assunto che il comportamento, in quanto risposta fisiologica suscitata nell’organismo da stimoli esterni deve essere analizzato evitando di supporre l’esistenza di stati psicologici o emotivi non immediatamente riscontrabili nell’indagine. La ricerca doveva essere condotta in modo obiettivo, secondo la quantificazione delle informazioni e la ripetibilità dell’esperimento: perciò il laboratorio risultò fornire le condizioni migliori per lo studio comportamentale. Con Watson si compie una riduzione della psicologia a fisiologia: i comportamenti sono studiati tramite le loro manifestazioni direttamente osservabili e ridotti a mere risposte corporee a stimoli esterni.

In questo contesto gli esperimenti diventano essenziali proprio perché Darwin, circa cinquant’anni prima, aveva dimostrato la comune discendenza di tutto il regno animale: indagare soggetti animali rappresentava la porta d’accesso alla conoscenza del comportamento, anche umano.

Lorenz, il padre fondatore dell’etologia, nasce proprio a inizio Novecento (1903) in un villaggio austriaco sulle rive del Danubio. Come Darwin, fin da bambino si appassiona alla cura e all’osservazione degli animali, sia domestici che selvatici. Nel corso dei suoi studi alla Facoltà di Medicina di Vienna pubblica i primi elaborati sul comportamento e sulla psicologia animale e, più avanti, fonda l’etologia comparata – ossia lo studio e il confronto tra il comportamento di specie differenti – ; successivamente, negli anni ’60, l’etologia umana, cioè l’indagine delle basi innate del comportamento umano, nelle sue svariate manifestazioni culturali; infine, fino agli anni ’70,contribuisce anche alla fondazione dell’epistemologia evolutiva.

Dopo aver aderito al partito Nazionalsocialista – scelta che a più riprese lui stesso criticherà – si arruola nell’esercito tedesco e viene poi internato in Armenia in un campo di concentramento sovietico, dove continua a scrivere di etologia. Si tratta di scritti che, una volta liberato (1948), culmineranno in vere e proprie opere. Agli anni successivi risalgono, solo per citarne alcuni: Manoscritto sulla scienza naturale dell’uomo, L’anello di Re Salomone, L’altra faccia dello specchio, L’etologia, Evoluzione e modificazione del comportamento e Il cosiddetto male.

Insieme ai biologi Nikolaas Tinbergen e Karl Ritter von Frisch, nel 1973 riceve il premio Nobel in Medicina, dopo una vita costellata da osservazioni e pubblicazioni sul comportamento animale e umano.

A questo punto passiamo a definire l’etologia chiarendo i suoi presupposti e il suo metodo, nella versione del suo fondatore.

Grazie a Darwin sappiamo che ogni individuo, e quindi ogni specie, è il prodotto di un’evoluzione, un processo non guidato da forze trascendentali né finalistico caratterizzato dalla competizione riproduttiva tra i propri antenati; ed è con la teoria darwiniana che, secondo Lorenz, l’etologia ha origine. Essa sorge proprio dall’estensione delle teorie darwiniane allo studio del comportamento, permettendo così di rintracciare i legami tra i comportamenti umani e animali che, attraverso uno studio filogenetico e ontogenetico delle sue manifestazioni, consente di rilevare l’intreccio tra i caratteri ereditari e l’apprendimento.

Per spiegare meglio la posizione di Lorenz prendiamo come esempio il caso della sua oca Martina.

Secondo Lorenz l’etologia è una scienza che, mirando allo studio del comportamento animale nelle sue componenti ereditarie, doveva evitare il più possibile di interferire con la normale attività istintiva dell’animale; da questo assunto mosse le sue prime ricerche cercando di osservare gli animali in libertà o semi-cattività. Durante la sua vita allevò e osservò moltissimi animali, di molte specie differenti. Un caso emblematico fra tutti fu appunto quello di Martina, l’oca che gli permise di scoprire l’imprinting. Martina venne allevata fin dalla cova dallo stesso Lorenz, cosicché fosse una candidata ideale per capire i comportamenti innati, non derivati cioè né dall’apprendimento né dall’insegnamento dei suoi simili; una volta uscita dall’uovo la piccola iniziò a tributare all’etologo tutte quelle attenzioni che solitamente avrebbe rivolto alla madre. Questo comportamento, successivamente definito “imprinting”, è una forma di attaccamento geneticamente programmato che si sviluppa nelle prime ore di vita dell’animale e che, non potendo rivolgersi sul suo oggetto consueto, si era allora manifestata nei confronti di Lorenz.

Distinguendo “innato” e “appreso” in modo netto, chiama “comportamento istintivo” il risultato delle componenti ereditate biologicamente e si dedica a queste per la prima fase dei suoi studi. Per la sua posizione innatista, che vedeva i comportamenti istintuali come immodificabili dall’esperienza e, soprattutto, privi di possibilità di variare da individuo a individuo, Lorenza viene presto criticato. Così, nella seconda fase dei suoi studi – dopo un attento confronto soprattutto con la scuola etologica inglese – capisce di aver contrapposto in modo eccessivamente disgiuntivo e fuorviante l’innato e l’appreso. Proprio a tale svolta risale la presa di coscienza delle funzioni dei comportamenti filogeneticamente adattati come l’imprinting: ogni comportamento ereditario, in quanto soggetto alla selezione naturale, deve rappresentare un vantaggio in termini di sopravvivenza. Così l’imprinting permette al pulcino appena nato di riconoscere la madre, cosa che gli garantisce di avere maggiori probabilità di apprendere i comportamenti non ereditari atti alla conservazione e di avere protezione durante il primo periodo del suo sviluppo.

Il ruolo dei comportamenti geneticamente condizionati è quello di predisporre all’apprendimento, cioè insegnare all’individuo ad apprendere da ciò che lo circonda e di avere così più probabilità di riprodursi e contribuire alla continuazione della specie.

All’interno dello studio del comportamento Lorenz si sofferma a lungo anche sul tema dell’aggressività, definendola come istinto e, in quanto tale, priva di connotati morali; ancora una volta la sua analisi mette il punto sulla funzione adattativa che i comportamenti svolgono all’interno degli organismi, senza scadere nella metafisica dell’essenza, e soprattutto ponendosi in netta opposizione rispetto al behaviorismo.

L’etologia è insomma una scienza che attraverso lo studio delle strutture morfologiche e fisiologiche di un organismo, nelle loro interazioni reciproche, insieme a una profonda conoscenza del comportamento animale, mira a cogliere le manifestazioni di un individuo nel duplice aspetto di elementi geneticamente condizionati e appresi dall’esperienza, senza mai tralasciare la visione organica dell’organismo vivente, considerato come un tutto unitario.

Negli ultimi anni della sua indagine Lorenz si impegna in una severa critica della società, scontrandosi con il superficiale ottimismo progressista tipico della nostra contemporaneità; adoperandosi per difendere l’ambiente in un’ottica ecologica conservatrice cerca di sottolineare i pericoli sociali ed ecologici derivanti dal moderno stile di vita umano, invitando a rispettare i limiti e le leggi imposte dalla natura nel suo evolvere storico e avvertendo l’uomo dei pericoli e delle incompatibilità che, presto o tardi, scaturiranno dall’uso sistematico della tecnologia.

Ad oggi gli studi etologici si sono ulteriormente sviluppati sia in direzione genetica che culturale, confermando la vastità del campo d’indagine e di applicazione delle teorie e metodi proposti fin da Darwin nello studio della biosfera terrestre.

Quello che l’etologia può dirci, unitamente alle altre scienze – prime fra tutte ecologia e genetica – è come possiamo imparare a capire e vivere all’interno di un mondo che, lungi dall’essere nostra proprietà esclusiva, è il risultato – fin nei suoi più piccoli particolari – di una storia che ci precede e di una storia futura che saremo noi, con le nostre scelte, a determinare.

Conoscere è necessario per rispettare il vivente, sia umano che animale; perché non esiste corpo che non sia il risultato di una concatenazione di relazioni, passate, presenti e future, di scelte consapevoli e inconsapevoli che hanno determinato e determineranno sempre le condizioni di ogni vivente.

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