“In principio era il verbo”:
l'importanza del linguaggio nell'azione politica
L’opera “Vita Activa, La condizione umana” , considerata un classico della filosofia politica novecentesca, è di portata
epocale: pubblicata negli anni sessanta, nel periodo degli scontri più estremi tra ideologie, paradossalmente non è portatrice di visioni di parte né socialista, né liberale, né capitalista o comunista. L’obiettivo della Arendt è dimostrare con un’impressionante acume e precisione, come le situazioni umane siano risolvibili non cambiandone gli effetti ex post facto, bensì rintracciando alla radice gli antichi fraintendimenti concettuali. E ne è dimostrazione ad esempio la critica che l’autrice muove alla nozione di economia politica: per Arendt la nozione stessa è un paradosso, poiché non vi può essere politica all’interno dell’ “oikos nomos” , ovvero nella legge della casa. L’economia così intesa infatti è il luogo della necessità dove c’è un padrone che comanda e sottomette gli altri componenti della famiglia, quindi dove sono presenti tutte caratteristiche assolutamente non riconducibili alla sfera politica nella quale al contrario vigono libertà ed arbitrarietà. Altro esempio di decostruzione riguarda “il sociale” . Quest’ultimo non è altro che l’ibridazione di due sfere che erano in origine separate, e che con il tempo hanno assunto invece l’una le caratteristiche proprie dell’altra: ovvero la sfera pubblica ha assunto su di sé caratteristiche tipiche della sfera privata, e quest’ultima a sua volta ha inglobato nello spazio domestico quelle che un tempo erano preoccupazioni ed appannaggio della sola sfera pubblica. Non a caso attualmente, gli interessi privati dominano in maniera onnipervasiva la scena pubblica, e i temi di carattere pubblico tendono ad essere ridotti alla sfera domestica.
Hannah Arendt riesce a decostruire anche la statistica: lo studio delle scienze statistiche, dimostra secondo la pensatrice che gli uomini non agiscono, ma si comportano, e quindi che l’azione è stata eliminata dalla sfera politica, in cui ormai vige standardizzazione e prevedibilità. Lo studio è complesso, appassionante, e lo diventa ancor di più calandosi attraverso lo studio del logos all’interno del suo monumento concettuale: invece di citare teorie politiche, l’autrice vuole mettere in evidenza la caratteristica esclusivamente umana, che si dimostra regina di ogni situazione o evento nel corso della storia del mondo: l’azione, la facoltà di agire.
Il carattere trasversale dell’indagine, dimostra quindi come vi siano tirannie laddove vi è un rattrappimento dello spazio pubblico, della sfera in cui l’azione e il discorso non possono disvelarsi nella propria potenza: dove non vi è linguaggio infatti non vi è neppure forma politica in quanto il linguaggio è l’organo biologico della prassi pubblica.
L’intreccio delle azioni umane ha un carattere potenziale che è sempre lì per esprimersi, grazie all’azione e al discorso. Il paradosso è che il vero potere si ha quando parole e azioni si sostengono a vicenda, dove le parole non sono vuote e i gesti non sono brutali. L’unica limitazione che il potere può avere, è quella del suo intreccio e coinvolgimento con altre azioni umane.
La tirannia al contrario è il simbolo dell’impotenza in quanto il tiranno ha sottratto lo spazio dell’azione e del discorso sia ai governanti che ai governati, riducendo la sfera pubblica e distruggendo la potenzialità dinamitarda delle azioni umane.
La parola, l’azione, il discorso, la facoltà di linguaggio, il verbo sono dalla Arendt usate come sinonimi, per mettere in evidenza il carattere umano, unico, irripetibile ed irreversibile delle azioni umane. Come il movimento rettilineo del corso della vita dell’uomo è una deviazione della regola naturale del movimento ciclico, così l’azione, dal punto di vista dei processi automatici assomiglia ad un miracolo. Un miracolo laico che preserva il mondo, e che fa nascere sempre nuove storie grazie alle quali l’animo umano continua ad avere fede e speranza nell’avvenire. Non a caso, il Vangelo di Giovanni nelle sue righe iniziali recita: ” in principio era il Verbo, il verbo era presso Dio, il Verbo era Dio “.
Articolo a cura di Tommaso De Leo