Jackson Pollok e la CIA
l'espressionismo astratto per combattere la guerra fredda
Sul finire della seconda guerra mondiale, gli artisti della scuola di New York approfondirono forme astratte sature di carica psicologica.
L’espressionismo astratto fu la prima corrente tipicamente americana. Nel periodo della Guerra Fredda la CIA approfittò di questa forma d’arte portandola a strumento di propaganda, in termini di individualismo e democrazia; l’antidoto perfetto per il realismo di stampo socialista.
Incarnando il mito dell’artista maledetto, dettato da una formazione artistica turbolenta e discontinua in molteplici accademie e scuole d’arte, Jackson Pollock coniugò l’icona di “divo” tipico della cultura americana con quella di un artista irrequieto. La dipendenza da alcol lo portò a ricorrere alla psicanalisi, venendo a conoscenza con dimensioni della psicologia e dell’inconscio che formeranno la sua espressione artistica verso l’irrazionalità e l’arte informale.
Conosciuto già dalla giovinezza nel mondo dell’arte, con l’arte però Pollock non riesce a mantenersi. Nel 1943 commissionando all’artista la prima tela, Peggy Geggenheim attuò una scelta in senso estetico che rivoluzionò il senso di fare arte, non senza storcere il naso a quell’arte ancora difficile da digerire; ci pensò un certo Piet Mondrian ad eliminarle ogni dubbio.
Siamo a New York sul finire degli anni ‘40 e nel consiglio di amministrazione del MoMa si trova uno dei più grandi mecenati di questo periodo, Nelson Rockefeller. Figlio di una delle fondatrici del Museum of Modern Art. Ai vertici del Moma si trovava anche Tom Braden, personaggio molto influente nella Cia, per la fortuna del Jazz sino alle opere di Orwell.
Da un’intervista di Frances Stonor Saunders ad un ex agente della CIA è possibile costruire un quadro corretto dei presupposti che si annidano dietro a tale scelta culturale. La Saunders scrisse che l’articolo in prima pagina portò Pollock su tutti i tavoli dei caffè Americani. E non si sbagliava.
Scrisse poi : “Ingabbiata così in un canone, la più libera forma d’arte ora mancava di libertà. Un numero crescente di pittori dipingeva quadri sempre più grandi e sempre più vuoti”.
Per vincere la guerra contro l’Urss, l’America ha bisogno di artisti e di cultura da esportare, nell’ottica di un consenso da parte degli intellettuali europei.
Il Soft Power dell’ Intelligence sponsorizzava dell’immagine e dello stile di vita portandolo a mito, a sogno: il sogno americano .
Le neoavanguardie americane furono l’arte ideale per palesare quanto fosse rigido il realismo socialista.
L’ Intelligence, finanziando artisti come Jackson Pollock, promosse l’America come simbolo di libertà artistica in opposizione con la linea di Mosca.
Ma cosa accadeva in Russia?
Negli anni ‘50 l’Unione Sovietica riuscì ad accaparrarsi grande parte del consenso degli intellettuali francesi e nostrani infatuati dal marxismo. La campagna contro l’arte moderna del Partito Comunista però, fu violenta e repressiva, ci pensò Zdanov a lanciare la linea. Fedeltà oggettiva al reale e motivi iconografici del secolo precedente, in una egemonia contenutistica sulla forma. In Italia artisti come Lucio Fontana e Alberto Burri si sganciarono da tale corrente e passarono al sogno americano, all’illusione di un paese democratico e aperto, dove si è aperti a nuove forme, ad un’arte plastica e fusa, a vedere oltre la tela.
L’arte Russa avrebbe dovuto competere con i caratteri dell’occidente, contro l’irrazionalità plasmata secondo psicoanalisi di tipo sociale di matrice freudiana.
Nuove aree di indagine , uno stile dirompente in una forma del tutto innovativa, è l’inizio della genealogia modernista, della forte apertura nella distruzione dei codici della pittura precedente. È un’arte immediata e diretta, che fa crollare l’élite, in un percorso che rompe con ogni schema convenzionale. È Jackson Pollock.
Ma perché?
L’Action Painting divenne la pulsione che trapela oltre le convenzioni delle forme. Venne portata da Pollock agli estremi con la tecnica del dripping. Una pittura danzante quella di questo artista, dove il colore era lasciato cadere sulla tela. Tale tecnica, di cui Pollock divenne innegabilmente campione, provenne da suggestioni dadaiste in funzione di un impulso creativo svincolato da ogni controllo cosciente. Una grande potenza ha bisogno di una grande arte, questa arte Pollock la possedeva fino a padroneggiarla.
La battaglia che l’Intelligence mise in moto, di forte carica ideologica, era costituita da una demistificazione dell’arte figurativa passata, ricorrendo al metodo avanguardista che già da più di un ventennio aveva contagiato l’Europa.
Per l’arte americana il contenuto fu trascurabile, contava l’azione dell’artista di fronte alla tela, dell’artista davanti al mondo. Un soggettivismo di forme esasperato tipico dell’ “American way of life”.
L’espressionismo astratto fu la grande arma di propaganda dell’America, che non portò solo la sua nuova arte nel mondo, ma affermò la sua cultura come prioritaria nel mondo dell’Europa occidentale.
E’ impossibile presupporre che Pollock fosse a conoscenza dell’illusione e dell’influenza di gusti e di cultura attuata dalla CIA, cosicché Pollock visse all’oscuro della macchina di soldi che si celava dietro il suo successo.
Non sapremo mai quale sarebbero state le nuove mosse culturali sul finire del ‘900 perché, Jackson Pollock, morirà in un incidente d’auto nel 1956.